Amalric Walter - Videoa cura di Giorgio Catania

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La ricerca sulle tecniche e metodologia di Amalric Walter 1870-1959

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Tra novembre 2005 e dicembre 2006 è stata finanziata dall'Università di Wolverhampton una ricerca dal titolo Le tecniche e metodologia di Walter Amalric 1870-1959, condotta dal ricercatore Max Stewart sotto l'egida del professor Keith Cummings, alla quale ha fatto seguito una completa relazione, pubblicata dalla stessa Università.

 

 

 

 


La richiesta iniziale era
stata unicamente per la curatela del catalogo della mostra di una collezione privata di oltre 160 pezzi di Walter, a tema animali, che si sarebbe poi tenuta nel Broadfield, nella Casa Museo del Vetro a Kingswinford (West Midlands). La mostra (19 agosto 2006 - 4 febbraio 2007) è stata la prima al mondo dedicata esclusivamente a Walter, con opere
mai esposte al pubblico in precedenza. Il catalogo della mostra è stato realizzato con testi del sopracitato professor Keith Cummings, un'autorità nel campo del vetro artistico, autore di diversi libri sull'argomento, e che aveva già pubblicato nel 1997 Tecniques of Kiln-formed Glass nel quale vengono analizzate in modo esaustivo le varie tecniche di lavorazione, corredate da immagini e disegni, e nel 2002 A History of Glassforming.

Nel 2008/2011, una nuova mostra della stessa collezione sarebbe stata allestita a Sunderland, al National Glass Centre.

La ricerca in questione, ricreando stampi e modelli, era tesa ad una maggiore comprensione delle tecniche e materiali utilizzati da Walter nella produzione di pâte(s)-de-verre. La tecnica, nella sua descrizione semplificata, già menzionata precedentemente, utilizza vetro macinato in granuli,  il quale viene inserito in uno stampo di supporto refrattario, che viene portato ad una temperatura che varia dagli  800 ai 1000°, provocando la fusione dei singoli granelli in un'unica massa. L'uso dei grani di vetro a strati successivi per riempire lo stampo, consente di colorare con sfumature l'oggetto all'interno del vetro, ottenendo talvolta anche un effetto di profondità. Al di fuori di questo metodo di base però, ogni artista ha sviluppato un metodo personale che ha dato ai suoi prodotti un carattere individuale. Dopo la morte dei principali artefici di questa tecnica (Walter è stato l'ultimo del gruppo), la produzione in Pâte(s)-de-verre si è ridotta considerevolmente, ed i suoi segreti vennero in parte dimenticati.

Nel caso di Walter, inoltre, la tecnica di realizzazione delle sue opere, contrariamente ad suoi altri colleghi, sono scarsamente documentate e molti quesiti importanti sulle sue tecniche rimanevano senza risposta.

Il progetto si prefiggeva quindi i seguenti obiettivi: capire come Walter otteneva una tale padronanza di colore e dettaglio; quali metodi aveva impiegato per produrre i colori che gli sono caratteristici; quanto avesse influito il background a Sèvres e il suo lavoro alla Daum, nel suo sviluppo di artista. La ricerca non solamente avrebbe consentito una ricostruzione dei suoi passaggi e scoperte, ma quanto emerso sarebbe servito da trampolino di lancio per una nuova generazione di professionisti nel campo della pâte-de-verre.

 

 

Risultati della ricerca

Il ricercatore Max Stewart, partendo da quanto era già noto sui metodi di Walter, ha eseguito un'analisi dettagliata di ciascuno dei 160 pezzi della collezione, facendo osservazioni e mettendoli a confronto fra loro. Sono stati interpellati ceramisti, archivisti, tecnici, ingegneri e artisti del vetro, esaminati gli archivi Daum del Musée de l'Ecole di Nancy e L'Inventaire Generale de Lorraine, la Fabbrica Daum e i Musées des Beaux Arts di Nancy e Parigi. Un lavoro sistematico mai affrontato precedentemente e di grande valore scientifico.
L'analisi di ogni pezzo ha rivelato a poco a poco i dettagli di fabbricazione.

Uno dei fattori peculiari dell'opera di Walter è certamente il suo controllo dettagliato e preciso del colore sulla superficie dei suoi pezzi, tecnica messa a punto durante la sua lunga formazione come pittore di ceramica. Nella produzione in  pâte-de-verre, gli strati sovrapposti di vetro colorato contribuiscono a creare la profondità all'interno dei pezzi.
In tutte le opere, escluse quelle realizzate nel tardo periodo della sua carriera, quando l'Art Deco aveva modificato i gusti del pubblico, costringendo anche Walter ad adattare il suo stile con la creazione d
i opere generalmente ad un colore, i coloranti di superficie e i dettagli sono indubbiamente incorporati nel vetro - e con una attenta osservazione,
si possono anche notare degli interventi con il pennello nella realizzazione dei particolari. La grande apertura dello stampo alla base di ogni pezzo, consentiva un più facile accesso per l'immissione delle paste nella cavità e i  successivi rabbocchi che si sarebbero resi necessari. Girando il pezzo a testa in giù, si vede come il colore, particolarmente nella parte superiore di ogni bordo, contenga diverse minuscole bolle d'aria  per effetto della dilatazione del vetro nella fase di fusione.

Walter fece anche uso di oli vegetali, l'olio di canfora e l'olio grasso (realizzato per riduzione della trementina), ampiamente usati nella ceramica come collante nei pigmenti.
La tecnica di base è la stessa scoperta dai cinesi fin dall'antichità ed adottata poi nelle fabbriche di ceramica e porcellana: il pigmento secco, finissimo, viene accuratamente miscelato con una quantità di olio grasso, ottenendo la stessa consistenza della pittura ad olio. Questo smalto potrà successivamente essere diluito con trementina pura.
Nella decorazione su vetro, ceramica o porcellana, una volta decorato, l'esemplare  viene sottoposto a cottura, processo durante il quale l'olio evapora, ed i colori si amalgamano all'oggetto.

 

 

Amalric Walter. Vaso in ceramica con prove di colore. Milano, collezione privata

 

 

Walter utilizzava una gamma limitata di colori, circa tredici:

COLORE

OSSIDO

CODICE CHIMICO

Blù turcheseB

Ossido di rame

CuO

Blù cobalto

Ossido di cobalto

CoO

Verde cromo

Ossido di cromo

Cr2O3

Marrone scuro

Ossido di manganese

Mn2O

Terracotta

Ossido di ferro

Fe2O3

Giallo acido

Cromato di potassio

PoCrO

Arancio-giallo/rosso

Biossido di selenio

SeO2

Rosa

Monocloruro di oro

AuCIO

Marrone Borgogna

Giallo di Marte

Fes2O3

Verde smeraldo

Ossido ferroso

CuO/Fe2O3

Toffee-giallo

Solfuro di cadmio

CdS

Bianco

Ossido di stagno

SnO

Giallo opaco

Ossido di zinco

ZnO

 

 

Tutti i colori, tranne gli ultimi tre, sono stati utilizzati da Walter sia in forma traslucida, sia opaca.
La forma di ogni pezzo determinava esattamente come dovevano essere distribuiti i colori; le forme basse, che si sviluppavano orizzontalmente, richiedevano
nel metodo di preparazione un approccio
leggermente diverso rispetto a quello utilizzato nelle forme alte. Le forme strette ed alte, meno accessibili all'interno dello stampo, presentano colorazioni più chiare nel dettaglio di superficie, con meno particolari, e le loro finiture successive sono più lucide, quale risarcimento.

 

 

 

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Aggiornamenti:

Il Dr. Max Stewart, dopo la pubblicazione dei risultati della ricerca, ha fatto ulteriori approfondimenti con l'utilizzo di microscopia elettronica a scansione, spettroscopia Raman e fluorescenza ai raggi X, che hanno permesso di stabilire con esattezza il contenuto di piombo nelle paste di vetro di Walter. Contraddicendo le precedenti teorie che davano questa percentuale prossima al 50%, questa percentuale non risulta essere superiore al 42% (anche considerata la volatilizzazione, non più del 43-44%).

 

Nuovi studi sulla tavolozza dei colori utilizzata da Walter, hanno rivelato dati inediti:

vi studi

"Ho testato tutti i 161 pezzi di Walter (rappresentativi di tutto il suo percorso artistico), presenti nella Broadfield House Glass Museum, (West Midlands), con un contatore Geiger.

 

A. Walter, esemplare in pasta di vetro sottoposto alla misurazione della radioattività e ai raggi UV

 

A. Walter, vari esemplari in pasta di vetro, sottoposti a test

 

A. Walter, Vide poche lucertola su foglia gialla

 

I colori giallo, arancione, marrone, talvolta il rosso scuro e il viola, risultano costituiti da componenti d'uranio, con una radioattività che può essere 25 volte la norma (come nel caso del giallo dorato)2. Alcuni di questi esemplari in vetro, esposti ai raggi UV, brillano  - anche se questo non è sempre un test sicuro, in quanto alcuni composti dell'uranio utilizzato per colorare il vetro, non sempre risaltano ai raggi UV. Nella lucertola su foglia gialla - questi valori, sul contatore Geiger,  risultavano 25 volte superiori ai valori di fondo - cioè 50 conteggi per secondo, contro i 2-4 che sarebbero normali.

(Max Stewart - luglio 2011)

 

 

 

 

 

P.S.: Questa relazione, grazie all'apporto del Dr. Max Stewart e del Prof. Cummings Keith, verrà periodicamente integrata e aggiornata.

 

 

 

 

Giorgio Catania

 

 

 

 

Bibliografia:

Cummings Keith, voce A. Walter in Tecniques of Kiln-formed Glass. 1997. Pagg. 84-85

Cummings Keith, A History of Glassforming. 2002

Cummings Keith - Max Stewart. The Amalric Walter Research Project (1870-1959). 2006-07
 

 

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