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PICASSO  E  LA  FOTOGRAFIA

 

 

Michele Catania

 

 

 

 

 

Pablo Picasso, Autoritratto 1899-1900, carboncino su carta. Barcelona Museo Picasso

 

 

Picasso amava frequentare i mercati rionali e collezionare di tutto. Nell'immenso archivio picassiano, donato poi dagli eredi allo Stato francese, si trovano ceramiche, vetri, stampe, oleografie, cartoline, e moltissime fotografie. Nella raccolta fotografica, consistente di alcune migliaia di immagini di ogni tipo, molte di esse hanno un solido legame con il processo creativo dell'artista e documentano inequivocabilmente il ricorso alla fotografia sin dai primi anni del secolo, come fonte per la pittura.

 

 

"Nell'esaminarle mi sono poco a poco convinta che esistesse un solido legame tra molte di loro e il processo creativo dell'artista. Questo corpus documenta sia l'insistente ricorso dell'artista alla fotografia sin dai primi anni del secolo, sia le missioni che egli poté assegnarle: documento che registra il lavoro in corso, fissaggio di effimeri esperimenti, strumento visivo direttamente coinvolto nell'invenzione plastica..."

 

(Anne Baldassari, 1998)

 

 

Un centinaio di negativi, risalenti a prima degli anni Venti, sono scatti realizzati da Picasso stesso. D'altronde, quando Pablo inizia a maneggiare i pennelli, la fotografia è largamente utilizzata in tutti campi, ed i pittori ne fanno largo uso già da alcuni decenni, quantomeno per studio. La Spagna annoverava fotografi famosi quali Antoni Amatller Costa (Barcellona, 1851 – 1910), rampollo di una famiglia di cioccolatai, maestro cioccolatiere e collezionista d'arte, membro della Associazione Belga di Fotografia di Bruxelles, il quale ottenne numerosi riconoscimenti per i suoi reportage fotografici realizzati in Europa, Nordafrica e Medio Oriente; Juan Laurent (Garchizy 1816 - Madrid 1892?), di origine francese, che ebbe il suo primo studio fotografico a Madrid, aveva già pubblicato una ventina di cataloghi delle sue fotografie documentando i maggiori avvenimenti della seconda metà del XIX secolo; Mariano Fortuny y Madrazo (Granada 1871 - Venezia 1949?), pittore, scenografo e fotografo, aveva realizzato ritratti fotografici e paesaggi di carattere naturalistico, aveva inoltre rivoluzionato le scenografie teatrali della Fenice di Venezia e di molti altri teatri, anche modernizzando i sistemi di illuminazione da palcoscenico.

E in Francia, patria della Fotografia? Dopo Louis Daguerre (1787 - 1851), Antoine Claudet, Andrè Giroux, Henri-Victor Regnault, Charles Aubry, Philibert Perraud, Gaspard-Fèlix Tournachon, Etienne Carjat, Louis de Clercq, Pierre Dubreuil, erano stati solamente alcuni degli esponenti di questo campo.

Picasso, durante il suo percorso artistico, non solamente utilizzerà la fotografia come fonte per la pittura, come strumento di archiviazione e documentazione, ma sarà intimamente coinvolto dal medium: nel 1936 gli viene presentata la fotografa surrealista Henriette Theodora Markovič, in arte Dora Marr. I due diventano amanti in una unione destinata a cambiare entrambi, sia intellettualmente che artisticamente. Più tardi, Picasso conoscerà il giovane Andrè Villers, il quale dal 1953 diviene il fotografo ufficiale del maestro spagnolo.
 

Pablo Diego José Francisco de Paula Juan Nepomuceno María de los Remedios Cipriano de la Santísima Trinidad Ruiz y Picasso,  nasce a Málaga il 25 ottobre 1881.  Figlio primogenito di María Picasso López,  con alcune discendenze italiane, e di José Ruiz Blasco, pittore naturalista e professore nella locale Scuola delle Arti e dei Mestieri.

Fu il padre, pittore modesto, ad impartire a Pablo già prima del 1890, le basi formali del disegno e della pittura, per il quale il giovane manifestò sin da piccolo grande passione e talento. Il padre gli affiderà sovente la realizzazione dei particolari di suoi dipinti. Nel 1891 la famiglia si trasferisce a La Coruna, dove al padre è stata offerta la cattedra nel locale Istituto d'Arte; Pablo ne frequenta i corsi di disegno. Nel 1895 la famiglia Picasso si trasferisce a Barcellona, che era allora il centro modernista più attivo della Spagna; il giovane Picasso dipinge instancabilmente e per hobbies realizza riviste prodotte in un unico esemplare. Si iscrive all'Accademia di Belle Arti, ma due anni più tardi, nel 1897, dopo aver vinto un concorso, si trasferisce a Madrid  e segue i corsi all'Accademia Reale San Fernando; ma già al primo anno di studi, ammalatosi di scarlattina, ritorna dalla famiglia a Barcellona. I suoi progressi pittorici possono essere osservati nella collezione del Museo Picasso di Barcellona, dove il tratto infantile dei quadri eseguiti tra il 1893 e il 1894, cede il posto ad un realismo accademico, in evidenza nei due dipinti eseguiti durante il 1896: la  sorella Lola nella Prima comunione, e Ritratto di zia Pepa, i quali suggeriscono anche molte analogie con la pittura paterna. Firma le sue opere P. Ruiz, aggiunge il nome della madre "Picasso", per distinguersi dal padre.

 

 

Pablo Picasso, Prima Comunione, 1895-96, olio su tela, Barcelona Museo Picasso

 

Ritornato a Barcellona in un periodo d'intenso fermento politico ed intellettuale, collabora alle riviste Joventut e Arte Joven; subisce l'influenza sia dell'"Art Nouveau", che della pittura espressionista del catalano Isidro Novell.  Nel 1897 il suo realismo viene influenzato dal Simbolismo, che si esprime in una serie di paesaggi dipinti con innaturali toni di violetto e verde.  L'ammirazione per l'opera di Edvard Munch, Vuillard, Toulouse-Lautrec, Steinlen,  unita allo studio di maestri antichi quali El Greco, porta Pablo ad elaborare una visione personale del Modernismo.

Nel 1900 si reca per la prima volta a Parigi in compagnia di Carlos Casagemas e Manuel Pallarès, con lo scopo di studiare dal vero le opere esposte nelle gallerie e scoprire le nuove tendenze dell’arte contemporanea.

 

Self Portrait: Yo Picasso, 1901, olio su tela. Collezione privata

 

 

Nell'allora capitale mondiale delle arti, hanno le loro Gallerie Berte Weill, Ambrosie Vollard, Clovis Sagot, ed altri illustri mercanti d'arte quali Boussot & Valadon, eredi della "Adolphe Goupil", alla quale anche molti pittori italiani quali Palizzi, De Nittis e Boldini, si erano già affidati per la commercializzazione delle loro opere.  Pablo, nella splendida Parigi del Novecento, può ammirare innumerevoli capolavori di Degas, Puvis de Chavannes, Vuillard, Toulouse-Lautrec, Steinlen e Boldini. 

Dopo i contatti parigini, la sua opera diviene però prevalentemente debitrice ai modi di Toulouse-Lautrec, accentuati da forti venature simboliste (La donna con la cornacchia, La stiratrice, La coppia). Ritorna a Parigi nel 1901, a seguito di una tragica circostanza: nel mese di febbraio, per una delusione d'amore con la modella Germaine, Carlos Casagemas si era suicidato in un caffè parigino. Picasso, appena diciannovenne, rimane estremamente colpito per la scomparsa del giovane amico, tanto da dedicargli nel tempo alcuni dipinti: La morte di Casagemas, dove l'amico appare composto nella bara; La sepoltura di Casagemas, una  cerimonia funebre profana, che trae spunto dal dipinto La sepoltura del conte di Orgaz, realizzato nel  1586 da El Greco, e successivamente La Vie (1903), dove l'uomo ha il volto del suo amico defunto.

Nell'ultimo dipinto, il cromatismo rabbioso che aveva caratterizzato le prime due opere si è spento, lasciando il posto ad un linguaggio prevalentemente monocromo.

"Ho iniziato a dipingere in blu, quando ho capito che era morto Casagemas",  Picasso scrisse più tardi.
Il periodo che ne segue è caratterizzato dalla tristezza; inquieto e solitario, Pablo si sposta costantemente tra Parigi e Barcellona, i suoi soggetti raffigurano l'isolamento, l'infelicità, la disperazione, la miseria umana e la povertà. Durante questi anni, iniziano per il giovane Pablo i primi successi; questo linguaggio prevalentemente monocromo,  i cui colori dominanti sono il blu e il turchese, occasionalmente ravvivati da altri colori, sono figure di emarginati, di sfruttati: prostitute, mendicanti, gruppi di saltimbanchi, immersi in una luce irreale, sono i soggetti melanconici e senza speranza di questo periodo (Donna con lo scialletto blu, 1902; Celestina, 1903; Donna che stira, 1904; Il pasto frugale (1904); Il pasto del cieco (1903)). Altri soggetti frequenti sono gli artisti, gli acrobati e gli arlecchini che diventano quasi un simbolo personale dell'artista.

Nella primavera del 1904, Picasso, infine si stabilisce a Parigi, al numero 13 di Rue Ravignan, chiamato "Bateau-Lavoir", prendendo come nome d'arte il cognome della madre. Influenzato profondamente dai divisionisti francesi,  disegna a linea sottile, quasi senz'ombra.
A Montmartre e Montparnasse, frequenta e stringe amicizia con Guillaume Apollinaire, Max Jacob, André Salmon, André Breton, Gertrude Stein. Il suo studio diventa il centro d'incontro di artisti, intellettuali, mercanti d'arte; ama definirsi lui stesso un poeta.

 

Il primo documento che conferma dei rapporti di Picasso con la fotografia, è una lettera ai genitori scritta nel mese d'agosto 1904, in cui il pittore riferisce che qualcuno gli avrebbe prestato una macchina fotografica e che avrebbe loro spedito un suo ritratto. La foto, stampata al bromuro d'argento, ora conservata al Museo Picasso di Parigi, venne eseguita dal pittore Ricardo Canals. Picasso scattò all'amico una foto-ritratto in cui l'artista è in posa comodamente adagiato su una poltrona di bambù con un gatto in braccio; alle spalle dell'artista, sopra il caminetto, uno specchio riflette l'immagine di Picasso accanto ad un grande dipinto su un cavalletto. La macchina fotografica si intravvede appena, ben occultata dagli oggetti che si trovano sulla parte inferiore dello specchio, sul piano del caminetto. Questa foto è quindi la prima prova di una fotografia scattata da Picasso stesso, anche se alcune stampe dell'inizio del secolo, comprovano che l'attività fotografica dell'artista risale a prima ancora, forse iniziato alla tecnica dall'amico Joan Vidal Ventosa, a Barcellona.

 

Dal 1905, la vena drammatica del giovane pittore si attenua, nelle dolci, seppur malinconiche figure del periodo "rosa"; anche questo, caratterizzato da un colore prevalente, in cui l'artista manifesta una particolare attenzione per il mondo del circo: saltimbanchi, acrobati, ed ancora arlecchini, sono i soggetti preferiti (Famiglia d'acrobati, 1905;  Donna col ventaglio, 1905; Acrobata e giovane equilibrista 1905; Due acrobati con cane, 1905; Famiglia di acrobati con scimmia, 1905; Ragazza di Maiorca, 1905; Ragazzo con pipa, 1905; Due fratelli, 1906). Egli accenna anche a composizioni meno rappresentative; la deformazione si accentua e si avvertono i primi influssi esotici. Realizza anche dei dipinti di esplicite scene sessuali. All'epoca, Picasso frequenta un gruppo di scrittori e poeti:  Guillaume Apollinaire, André Salmon, Max Jacob, Gertrude Stein, i quali con i loro scritti ne interpretano l'opera, ne traggono le motivazioni teoriche. Inoltre, al "Salon d'Automne" del 1905 si tiene la prima mostra dei "Fauves".

Nel trascorrere di due anni anche il periodo rosa si esaurisce. Con Les Demoiselles d'Avignon, 1907, la sua pittura comincia ad assumere tratti geometrici, a impiegare modelli che si ispirano alla scultura negra (periodo africano), ed a quella di Cézanne (Le grandi bagnanti), nel rapporto tra forma e spazio. La frammentazione della forma viene portata da Picasso all'estremo.

Dal 1909, inizia il sodalizio con Braque, in quella che Vauxcelles definirà: la Fondazione del Cubismo. Durante questo periodo, Picasso produce opere in cui la scomposizione dei piani è sempre più accentuata, diviene l'esponente più attivo del Cubismo. Braque lavora soprattutto su temi di paesaggio e natura morta, Picasso in prevalenza sulla figura umana. Tra il 1912 e il 1913, nelle composizioni vengono spesso inseriti ritagli di carta, (carta da parati e di giornale); questo rappresenta un successivo sviluppo del cubismo (Cubismo sintetico).  Dopo una lunga relazione sentimentale con Fernande Olivier, la quale appare ritratta in molti dei quadri del "periodo rosa", Picasso si innamora di Marcelle Humbert (Eva), dedicandole dichiarazioni d'amore in alcuni quadri del periodo cubista.
Nel 1915, quasi in concomitanza con l'inizio della Grande Guerra, Picasso riprende forme naturalistiche. Essendo spagnolo residente in Francia, non fu obbligato a partire per il fronte. Per qualche anno continua a dipingere in chiave cubista bellissime tele.

 

Nel 1917, è a Roma, per dipingere le scene ed i costumi di Farade di Erik Satie, messo in scena da Diaghilev; qui si appassiona per l'arte greco-latina ed inizia quella serie di dipinti detti del periodo "pompeiano" o "neoclassico" o "période antique", realizzando numerose versioni delle Maternità, donne nude sedute, donne sulla spiaggia.

Il 18 giugno 1918, in una chiesa russo-ortodossa di Parigi, Picasso, in presenza di Jean Cocteau e Max Jacob quali testimoni, sposa Olga Khokhlova. Olga era nata in quella Russia che è oggi l'Ucraina, nel giugno 1891, ed era diventata ballerina di Sergei Diaghilev, consigliere artistico dei teatri Imperiali di Pietroburgo.
Nel 1919, Picasso disegnò i costumi e lo scenario di La Tricorne per desiderio di Diaghilev; il balletto fu un grande successo all'Opéra National de Paris. La posizione di Olga, spesso invitata alle feste e agli eventi sociali, le permise di introdurre Picasso nell'alta società.

 

 

Pablo Picasso, Autoritratto, 1921, stampa al bromuro d'argento. Parigi, Museo Picasso - archivi

 

 

In questo autoritratto fotografico, Picasso è seduto a gambe accavallate su una poltrona di una probabile camera d'albergo dalle pareti ricoperte con carta da parati floreale - sopra la consolle vari bicchieri e bottiglie, vuote e piene. La macchina fotografica, si intravvede  appoggiata su un tavolino posto sul davanti, al lato sinistro del pittore.

 

 

Pablo Picasso, Pablo su un asino, 1923, olio su tela. Parigi, collezione privata

 

 

Anonimo, Pablo in un giradino pubblico, 1923, stampa al bromuro d'argento. Parigi, Museo Picasso - archivi

 

 

L'esempio più significativo di pittura di Picasso eseguita da una foto è il dipinto ad olio del 1923, Paulo su un asino, e rappresenta il figlio ripreso nei giardini pubblici. Lo scatto al bromuro d'argento, viene reinterpretato dall'artista sia nelle proporzioni del soggetto, sia nell'assegnazione cromatica delle sue parti: scompaiono la staccionata di protezione, la siepe retrostante ed ogni dettaglio dello sfondo, per lasciare posto ad un cielo azzurro-violaceo ed un prato erboso verde pastello, che in forte contrasto cromatico con il terreno marrone uniforme, creano la profondità di campo. Nell'asino viene evidenziato il pelo realizzato a punta di pennello, ed ancor più in risalto sono i ciuffi d'erba del prato. Il bambino, dall'incarnato fortemente roseo ancor più messo in evidenza dal candito vestito, sembra quasi uscire dalle campiture.  L'artista, nell'impianto compositivo non solamente non rispetta le proporzioni della foto, ma nemmeno vi trae spunto per la resa dei particolari.

 

La fotografia per Picasso è uno strumento che gli consente di fissare l'idea, input nella realizzazione dell'opera, successivamente rielaborata oltre il reale.

Anche negli autoritratti e ritratti di amici come Apollinaire, Braque, Max Jacob, si ispira a scatti fotografici.

 

 

Pablo Picasso, Nudo, 1907, matita e acquerello su carta. Parigi, Museo Picasso - archivi

 

Edmond Fortier, Ragazza Malinkè, 1906, collotipia (cartolina). Parigi, Museo Picasso - archivi

 

 

Per molti disegni e oli trae spunto da alcune foto di ragazze africane, soprattutto quelle di Edmond Fortier.

Nel gennaio del 1936, al Caffè les Deux Magots, le viene presentata, la ventinovenne fotografa Henriette Théodora Markovič, di origini franco-croate. A Parigi, Dora Maar nel suo nome d'arte, si era iscritta all’Ecole Photographique Passy e all’Ecole d’Art Décoratif Julian. Nella capitale francese frequenta Cartier-Bresson, collabora con il fotografo Brassaï, entra in società con Pierre Kéfer in uno studio fotografico che opera nel settore della moda e della pubblicità, firmandosi Kéfer-Dora Maar.  Di estrema sinistra, Dora era divenuta famosa per le istantanee della mondanità francese pubblicate su riviste prestigiose. Era stata la compagna del cineasta Louis Chavance e del poeta Georges Bataille, e quest'ultimo la aveva introdotta nella cerchia dei surrealisti, dove aveva conosciuto Breton, Eluard, Leiris, Man Ray. Dopo aver posato per Man Ray e Rogi André, aveva preso parte all’attività del gruppo realizzando foto e fotomontaggi.

Tra Picasso e Dora Maar è amore a prima vista, un rapporto destinato a durare sette anni, durante i quali i due artisti producono un numero incredibile di fotografie e disegni: Pablo la ritrae in diverse pose, Dora Maar lo fotografa al lavoro. Viene eletta modella preferita e fotografa ufficiale del maestro (è lei che documenta la produzione artistica di Picasso durante tutto quel periodo). Lo ritrarrà in centinaia di pose (se ne conservano una sessantina), già durante la realizzazione di Guernica, il grande dipinto commissionatogli per il padiglione spagnolo dell'Esposizione Internazionale di Parigi, mentre dipinge con una scopa,  in giacca e cravatta, salendo e scendendo da una scala.

Un rapporto molto intenso, quello di Picasso con la fotografia, che lo porterà ad un nuovo incontro nel 1953, con Andrè Villers. All'epoca Picasso si dedicava alla ceramica, e si era trasferito a Vallauris, un piccolo villaggio in Provenza non lontano da Cannes.

 

 

Pablo Picasso a Vallauris - Documentario del 1955

 

 

Il giovane Villers, uscito da poco da una grave malattia, viene preso in simpatia da Picasso che gli regala una Rolleiflex. Tra i due nasce un rapporto di collaborazione destinato a durare fino alla morte di Picasso. Iniziano i primi esperimenti fotografici: si tratta di montaggi, dove il maestro si addentra nel mondo dell'immagine fotografica con un genio inventivo di straordinaria suggestione. Nel 1959 viene pubblicato L’Album photographique Portraits de Picasso, nel 1962 Diurnes, entrambi con testo di Jacques Prévert.

Introdotto da Picasso nel mondo artistico internazionale, Villers lavorerà anche accanto a Prévert, Cocteau, César, Hartung, Leo Ferré, Brassai, Doisneau, Aragon, ritraendo inoltre molti esponenti della cultura europea quali Mirò, Chagall, Le Corbusier, Guttuso, Arp, Boulez, Ponge, Max Ernst...
Nel 1987 pubblica "Picasso à Vallauris", nel 1990 "Picasso dans l'oeil de Villers".

 

 

Conclusioni

La completa formazione accademica di Picasso, unite ad un grandissimo talento (dimostrato già in tenera età), evidenziano come il maestro, pur utilizzando la fotografia quale fonte di ispirazione o soggetto di sue opere, nella ricerca di essenzialità formale, si distanzi e distingua volutamente dal vero. Copie esplicite da fotografia, per somiglianza tra opera e immagine-fonte, sono riconducibili ad una ricerca momentanea, più figurativa di Picasso, da collocarsi comunque dopo il 1917 (come sottolineato anche dal Zervos nei suoi scritti), fenomeno che rimane circoscritto agli anni 1917-1919 (fanno eccezione i pochi ritratti realistici spalmati durante tutto il percorso artistico).

L'osservazione fotografica, offriva a Picasso l'intervallo necessario al controllo, alla riflessione: la manipolazione di negativi o di stampe gli consentivano la realizzazione di  prototipi di soluzioni visive. Le riprese delle fasi lavorative gli permettevano di osservare e ritrovare i pensieri e le idee nello storico della realizzazione. Le foto erano «paesaggi interiori», scoperti attraverso un metafisico viaggio di ricerca alimentata dalle molteplici dimensioni culturali con le quali l'artista era stato in contatto.

Come dichiarato più volte da Picasso stesso, la foto ricondurrebbe alle "prime visioni", quelle che sorgono nella mente dell'artista e governano il procedimento realizzativo dell'opera, scambiatore visivo, traccia, impronta delle collisioni tra  la visione reale e la coscienza.
 

 

 

Michele Catania
 

 

 

P.S.: Ringrazio sentitamente il Comm. Claudio de Polo Saibanti, Presidente della Fondazione Fratelli Alinari, per averci gentilmente omaggiato il testo di Anne Baldassari, Picasso e la Fotografia - Lo specchio nero, da cui trae spunto questo articolo.

 

 

 

Bibliografia:

 

G. Dorfles, A. Vettese Il Novecento. Protagonisti e movimenti. Atlas, Milano 2006


F. Galluzzi, Pablo Picasso. Giunti, Firenze 2002

 

Anne Baldassari, Picasso e la Fotografia - Lo specchio nero. Alinari 1998


G. G. Lemaire, Picasso Dossier Art n.19. Giunti, Firenze 1987

 

C. Zervos, Picasso, Pablo, 1881-1973. Parigi 1982-86

 

Gertrude Stein, Picasso. Adelphi 1973
 

C. Brandi, voce Picasso In Enciclopedia Universale dell'Arte, vol. X, Venezia-Roma, 1963

 

 

Sitografia:

Picasso e Dora Maar: dialogo tra pittura e fotografia

 

 

 

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