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		ESSEVI     
		 
		
		 
		
		                           
		 
		                          
		
		  
		
		                                                                      
		 Galleria 
		delle Opere     
		La  «Essevi»  viene 
		fondata a Torino nel 1934, da  
		Sandro Vacchetti, 
		dopo una lunga esperienza quale direttore della  
		Hars 
		Lenci, di  
		
		Elena Scavini.   
		  
		Appena dodicenne, nel 
		1901, Sandro aveva lasciato la natia Carrù per raggiungere a Torino  
		i suoi fratelli maggiori, Pippo ed Emilio, già da tempo studenti di 
		pittura  all'Accademia Albertina. Nello studio dei 
		fratelli, in corso San Maurizio, Sandro conobbe Matteo Oliviero, che lo 
		seguì nella sua prima formazione artistica, integrata poi dai corsi 
		serali di disegno e nudo, all'Accademia Albertina. 
		Il talento artistico 
		di Sandro si espresse prestissimo, con una serie di disegni ed oli,  
		prevalentemente paesaggi e soggetti femminili.  
		Nel 1914, 
		trasferitosi in America, si impiegò come illustratore pubblicitario e 
		litografo. Rientrato in Italia in seguito ai fatti bellici, nel 1919, ad 
		una festa di artisti, conobbe Enrico Scavini, proprietario della 
		«Lenci», 
		già affermata manifattura di bambole. Scavini, notato il talento e la 
		creatività del giovane Sandro, lo invitò a collaborare nella sua 
		fabbrica come decoratore e modellatore, affiancando artisti di grande 
		talento.  
		Nel 1922, Sandro 
		Vacchetti viene nominato direttore artistico della grande casa torinese. 
		Sarà proprio sotto la sua direzione, che la 
		«Lenci» 
		conoscerà il suo massimo splendore, partecipando ad importanti mostre 
		come l'Internazionale di Arti Decorative Moderne del 1925 a Parigi, a 
		Monza nel 1927, alla Gallows Gallery di Londra nel 1929, in occasione 
		della quale, sulla rivista 
		«The 
		Studio», 
		in copertina, viene pubblicata una Madonna di Sandro Vacchetti.  
		Nel 1934, Sandro 
		abbandona la 
		«Lenci» 
		per aprire una propria manifattura di ceramica, la 
		«Essevi», 
		che trae nome dalle sue iniziali, ed i cui laboratori ebbero sede a 
		Torino, al numero 37 di via Cassini. Vacchetti, si avvalse della 
		collaborazione di Nello Franchini, Giovanni e Ines Grande, Otto Maraini, 
		Giovanni Taverna, Alessandro Mola, Renata Ponti, per citare i più noti 
		fra gli artisti e ceramisti, iniziando una produzione, che di fatto 
		però, non si discostò di molto da quella della casa 
		«Lenci».  
		  
		"La produzione della Essevi, i 
		cui estremi cronologici vanno dal 1934 al 1952, coincide con un momento 
		molto prolifico della carriera dell'artista, che arricchisce il già 
		ricco repertorio figurativo della manifattura precedente introducendo 
		nuovi decori ed intelligenti modifiche."  (Maria Grazia Gargiulo, 
		2005) 
		  
		"Malgrado l'attenta 
		supervisione del Vacchetti, ampio margine di libertà era lasciato alla 
		creazione dei modelli.La documentazione che è possibile reperire sugli esemplari stessi, oltre 
		al titolo, alla data e al marchio dell'artista, poteva comprendere anche 
		la dicitura Foreign quando il pezzo era destinato all'esportazione."  
		(Maria Grazia Gargiulo, 2005)
 
		  
		  
		Prosegue la Gargiulo 
		in  Sandro Vacchetti e la ESSEVI, Ceramiche del Novecento Italiano:  
		  
		"Con la nuova manifattura ha 
		modo di emergere la cifra stilistica più propria del Vacchetti e la sua 
		autonomia espressiva, tutta evidente nella sottile differenza tra le 
		ceramiche ideate per la Lenci e quelle per la Essevi: più austere le 
		prime, risentendo queste del carattere algido e della cultura nordica 
		della proprietaria; più spiritose e leziose le seconde, come può ben 
		rivelare un confronto fra le tipologie di visi in ceramica realizzate 
		dalle due fabbriche.Questa seconda produzione si mostra inoltre più sensibile agli indirizzi 
		della moda e della società contemporanee."  (Maria Grazia Gargiulo, 
		2005)
 
		  
		Le sorti commerciali 
		di questa azienda risentirono però della grande concorrenza presente sul 
		mercato; la 
		«Ars 
		Lenci», 
		con le sue bambole in ceramica, esportate in tutto il mondo, aveva dato 
		luogo nel tempo ad una nutrita serie di epigoni: 
		«Ars 
		Pulchra, 
		«C.I.A.», 
		«Igni», 
		«Le 
		Bertetti», 
		«VI.BI», 
		le quali raggiunsero con certi modelli, il livello artistico della 
		produzione 
		
		«Lenci». 
		Inoltre, artisti, artigiani e piccola industria in tutta l'Italia, con i 
		nuovi sistemi di produzione, si adoperavano in differenti tentativi di 
		industrializzare l'arte. Un fermento di grande risonanza, che generò una 
		stagione breve, ma intensa di rinnovamento del gusto: C.A.S., Fenice, 
		I.L.S.A., La Casa dell'Arte, La Fiamma, M.G.A., S.P.I.C.A., 
		Andlovitz-Lavenia, Bassanelli, B.M.C., Cacciapuoti, Cantagalli,  
		Rometti, Ronzan, Deruta, Dolcetti, FACI, Finzi, Galvani, Gatti, Ginori, 
		Golia, Zaccagnini, Galileo Chini,  Pietro Melandri, Duilio 
		Cambellotti, Manlio Trucco, Adolfo de Carolis, Ferruccio Mengaroni, 
		Francesco Nonni,  sono solamente alcuni dei nomi dei protagonisti 
		dell'«Arte 
		Ceramica» 
		del novecento italiano.Con l'inizio della seconda guerra mondiale, l'attività della 
		«Essevi» 
		si ridusse anche a seguito dei danni da bombardamento, riportati dalle 
		strutture e la produzione venne trasferita a Carrù, fino alla fine del 
		conflitto. Ripristinati i laboratori di Torino, l'attività riprese a 
		pieno ritmo, ed i manufatti vennero esportati in Europa, America, e 
		perfino in Oriente.
 
		  
		"Veri capolavori in questo 
		senso, per ricchezza e varietà dei decori, sono la Diva e la 
		Sfinge moderna,  ... ed ancora la maliziosa 
		Gallinella che assieme al Disordine della giarrettiera, 
		sembrano precorrere tendenze della moda e del costume di molto 
		posteriori. Le fascinose e procaci modelle rappresentate nelle sue 
		ceramiche, testimonianza preziosa della storia dell'abbigliamento 
		italiano, paiono come "immortalate" da uno scatto fotografico; e proprio 
		alle fotografie degli anni trenta e quaranta esse sembrano ispirarsi nel 
		loro porsi come simbolo di un'epoca e di un pezzo di storia del 
		Novecento."  (Maria Grazia Gargiulo, 2005) 
		  
		"Oltre alla consueta 
		produzione legata all'universo femminile, soggetti come Balilla, 
		Monello, Maternità o Aspettando l'amore, sono una 
		testimonianza significativa per comprendere la storia del costume 
		italiano del Novecento." (Maria Grazia Gargiulo, 2005) 
		  
		Agli inizi degli anni 
		cinquanta, il figlio Beppe, amministratore della Essevi, decise di 
		lasciare l'azienda di famiglia, per impiegarsi in una banca. Sandro, nel 
		1952,  chiude  la Essevi per ritirarsi a Carrù e dedicarsi 
		alla pittura, che non aveva mai abbandonato. 
		  
		  
		
		
		
		Giorgio Catania 
		  
		  
		  
		Bibliografia: 
		  
		  
		Maria Grazia Gargiulo 
		- Sandro Vacchetti e la ESSEVI, Ceramiche del Novecento Italiano. 
		Paparo - Napoli  2005 
		  
		Giorgi 
		Michela-Somalvico Henrietta -
		Le bambole Lenci. Le bambole di stoffa italiane, Idea Libri, 2003 
		  
		
		Le ceramiche Lenci, 
		Catalogo con testi di Angelo Mistrangelo, Luciano Proverbio, Musumeci 
		2000 
		  
		
		
		Alfonso Panzetta 
		- 
		Le Ceramiche 
		Lenci, 
		Catalogo dell’archivio storico della 
		manifattura 1928-1964. Allemandi -Torino 1992 
		Felice Tosalli (1883-1958). Legni e Ceramiche, a cura di 
		A. Panzetta, in XVI Mostra Nazionale di Antiquariato, catalogo 
		della mostra di Saluzzo, Torino 1992
 
		  
		Luciano Proverbio - 
		Lenci, le ceramiche 1919 - 1937, 
		Tipostampa - Torino 1989 
		  
		Fulvio M. Rosso. 
		Per virtù del fuoco. Uomini e ceramiche del Novecento italiano. 
		Musumeci - Aosta, 1983
 
		
		Le 
		Ceramiche Lenci, gli Artisti, i Secessionisti, 
		Centro Internazionale Brera,  
		Sugarco 1982 
		  
		
		Ceramiche Lenci ed Essevi 1927-1947, 
		catalogo della mostra, Torino 1982 
		  
		Rossana Bossaglia, 
		Arti applicate e decorative, 
		in  La metafisica: gli Anni 
		Venti, catalogo della mostra, II, Bologna 1980 
		  
		
		Ceramiche italiane 1900-1950, 
		Milano 1978 
		  
		
		Rossana Bossaglia, 
		
		Il 
		decò 
		italiano. 
		Fisionomia dello 
		stile 1925 in Italia,
		
		 Milano 
		1975 
		  
		  
		  
		Sitografia:   
		  
		
		
		Sandro Vacchetti e la Essevi             
		Maria Grazia Gargiulo 
		  
		  
		  
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