Articoli correlati:

Bernardo Bellotto - Biografia

Daniele D'Anza

Bernardo Bellotto - Lo stile

Daniele D'Anza

Bernardo Bellotto  lettura di un'opera

Daniele D'Anza

Le Vedute incise e dipinte di Bellotto: Due Canaletto in una bottega

Dario Succi - Annalia Delneri

 

 

 

Ileana Chiappini di Sorio

Una primizia di Bernardo Bellotto

 

 

La recente mostra dedicata a Bernardo Bellotto, promossa dal Comune di Venezia e dalla Fondazione Giorgio Cini, ha riproposto la figura critica dell'artista, soprattutto ne sono state evidenziate la formazione e la fase giovanile. A questa stagione si legano alcune opere inedite o poco conosciute.

 

2. Bernardo Bellotto, Il Canal Grande a San Vio. 1738-1739 ca. Collezione privata.

 

Non esito ad assegnare alla mano di Bernardo Bellotto (Venezia 1722 - Varsavia 1780) il dipinto raffigurante il Canal Grande a San Vio (cm 62x97), di collezione privata veneziana, del tempo giovanile, quando la sua formazione si stava completando accanto allo zio Antonio Canal, detto il Canaletto. Bellotto era figlio di Fiorenza, sorella di Canaletto, ed è naturale pensarlo giovane allievo dello zio, almeno fino al 1738, anno nel quale risulta iscritto alla Fraglia dei pittori di Venezia; da quel momento poteva definirsi pittore autonomo.

Nell'atelier di Canaletto, Bernardo Bellotto aveva certamente studiato e copiato, com'era la consuetudine, i disegni eseguiti dallo zio. È anche noto che il giovane artista si era servito di alcuni modelli con le rovine classiche che Canaletto aveva ripreso a Roma, così come doveva aver studiato le vedute già eseguite o in via di esecuzione nell'atelier. Infatti il "taglio" vedutistico di questo Canal Grande a San Vio è analogo a quello che Canaletto aveva usato per la committenza Liechtenstein, opera di recente ascritta al 1720, oggi in collezione Thyssen a Madrid. Soggetto ripetuto, poi, per la collezione Wallenstein, tra il 1722-23, nel dipinto oggi a Dresda. Bellotto riprende, come Canaletto, il Canal Grande fra le due quinte architettoniche formate da palazzo Corner a sinistra e da palazzo Barbaro a destra, prospiciente il campo di San Vio. Sul muro perimetrale di quest'ultimo riporta, come aveva fatto Canaletto, lo schizzo di una imbarcazione. Tuttavia, Bellotto ha ampliato la riva di primo piano a destra e dimezzato a tre quarti l'edificio di sinistra, a fianco di Ca' Corner, quasi per differenziarsi dal modello di Canaletto. Stranamente è una situazione anche realizzata da Antonio Visentini, nel 1730, per lo stesso soggetto, a tavola IV della serie delle quattordici incisioni, tradotte dalle opere di Canaletto, sul quale forse Bellotto ha avuto modo di meditare. Nel "suo" Canal Grande Bellotto forza il gioco scenografico, servendosi della mole dei due palazzi Corner e Barbaro, quindi abbassa il fondale dilatandolo, reso con analitica minuzia, quasi un quadro nel quadro, dove, tra i campanili cuspidati, le alberature delle navi e le "Tacciatine" dei palazzi, emergono le vele bianche delle imbarcazioni sotto la torre secentesca della Dogana, sormontata dalla palla d'oro con la Fortuna che gira. Dal fondo minuto con un cielo rossastro avanza, con neghittosa lentezza, il Canal Grande dalle tonalità verdastre decise, alternate da ombre nere che lambiscono i palazzi a destra; le scansioni di luce definiscono la quinta scenografica, sopra la quale emerge imponente la cupola della Salute. Si contrappone la solarità della riva sinistra con i palazzi che si riflettono sull'acqua.

 

 

1. Bernardo Bellotto, Il Canal Grande a San Vio, 1738-1739 ca, particolare. Collezione privata.

 

 

La vitalità del Canal Grande è resa con grande efficacia dalle numerose imbarcazioni a vela, una peata è anche ricoperta di telo rosso, tipico in Bellotto, molte gondole punteggiano e solcano le ombre decise e le variazioni di luce. La veduta del fondo, minuziosa e analitica, quasi miniaturistica, presenta una inconfondibile e chiara assonanza tecnica e formale con quella del dipinto già in collezione del barone Frédéric Spitzer (1815-1890) assegnato al Bellotto da Constable nel 1946 e confermata da Bozena Anna Kowalczyk. Raffigura la Piazzetta verso il Palazzo Ducale, veduta per la quale Bellotto si è servito come modello anche di un'acquaforte di Carlevarijs, come osserva Kowalczyk, oltre che di un dipinto del Canaletto. Nelle due vedute di Bellotto si trova una analoga situazione caratterizzata dal fondo lontano e minuto in contrasto con gli edifici più evidenziati di primo piano: Palazzo Ducale campeggia nella Piazzetta, così come Ca' Corner (a sinistra) e Ca' Barbaro (a destra) nel Canal Grande a San Vio. In quest'ultimo la definizione analitica dei particolari si risolve anche mediante l'intonaco staccato fino a evidenziare i mattoni rossastri, oltre alla strisciata di calce bianca dove campeggia il graffito dell'imbarcazione, punto di richiamo per l'ingaggio dei marinai.

La resa pittorica dell'acqua verdognola del canale ha esiti assai prossimi a quella delle vedute del Canal Grande verso Rialto e del Rio dei Mendicanti, entrambe conservate a Ca' Rezzonico, opere giovanili del Canaletto, dipinte nel 1723. I vogatori nelle gondole, in primo piano, si presentano con un atteggiamento ancora statico e le figurette appaiono allungate, ma la stessa situazione si ritrova nei personaggi che percorrono la Piazzetta nella veduta già in collezione Spitzer e nei vogatori del dipinto Entrata in Canal Grande con la chiesa della Salute, della Walpole Gallery di Londra, la cui assegnazione a Bellotto ha avuto la conferma di Bozena Anna Kowalczyk, e anche nelle piccole figure che animano l'angolo vicino al Palazzo Ducale nella Piazzetta di San Marco del Museo di Ottawa, assegnata al Bellotto da Pignatti e accettata da Zampetti, quando ancora l'opera aveva la paternità del Canaletto.

 

3. Bernardo Bellotto, Il Canal Grande a San Vio, 1738-1739 ca, particolare. Collezione privata.

 

La veduta del Canal Grande a San Vio è, quindi, da collocare cronologicamente attorno al 1738-1739 per il riferimento ricorrente alle opere degli anni Venti del Canaletto con lo stesso specifico soggetto e con forti affinità cromatiche. Inoltre, c'è da notare la ricerca minuziosa e insistente nel parato di fondo, il senso scenografico ancora acerbo nella fuga prospettica dei palazzi e la resa contrastante e decisa tra luce e ombre. Tutti elementi che propongono la datazione del dipinto anteriore alla Veduta del Canal Grande, oggi a Stoccolma, sicuramente del 1740 per la particolare committenza documentata da alcuni elementi esterni.

 

 

Ileana Chiappini di Sorio

 

 

 

P.S.: Nel testo corrente sono state omesse, per questioni di spazio, le note dell'autore.

 

 

 

ARTE Documento  N°15                                                                 © Edizioni della Laguna