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Daniele D'Anza

Jacopo Amigoni - Lo stile

Daniele D'Anza

 

 

 

Peter O. Krückmann

 

Jacopo Amigoni ritrae Joseph Effner. Due artisti al servizio dell'arte in una corte assolutistica

 

 

 

Jacopo Amigoni, Duello fra Enea e Turno, 1722, affresco.

 

 

Pittori veneziani e di altre regioni dell'Italia settentrionale presenti in Baviera e in Franconia: raramente nell'ambito delle arti figurative vi fu una tale serie di successi con simili felici risultati. A ognuno sono ben noti gli affreschi di Giambattista Tiepolo a Würzburg, forse i dipinti più grandiosi del Settecento. Ma tutto ha avuto inizio molto prima, nel Cinquecento.
Nella rocca di Trausnitz presso Landshut viveva allora Wilhelm, l'erede  al trono della casata bavarese dei Wittelsbach, un uomo sommamente ambizioso.
I grandi principi italiani del Rinascimento erano i suoi modelli. Conformemente a tali esempi, fece arredare la rocca medioevale imitando gli interni di un palazzo di Mantova o di Firenze. Inoltre negli anni intorno al 1570 Friedrich Sustris in collaborazione con Alessandro Scalzi, chiamato Padovano, realizzò vaste decorazioni murali. Famosa è la "scala dei buffoni" nell'ala italiana. Alle pareti dello scalone è rappresentato in modo illusionistico e di grande effetto un gruppo di attori nei costumi della Commedia dell'arte. Mostrano i loro scherzi, come se si trovassero veramente sulla scala in carne e ossa. Altri ambienti con decorazioni murali di Sustris e di Padovano andarono purtroppo distrutti in un incendio del 1961.
Durante il Seicento nei castelli non vennero eseguiti quasi mai dei dipinti sul soffitto. Ci si attenne ai modelli veneziani, così per esempio la villa suburbana, col nome di Borgo delle Ninfe, l'attuale castello di Nymphenburg, fatta costruire da Adelaide di Savoia, consorte del principe elettore Ferdinando Maria di Baviera, presenta dei pesanti soffitti a cassettoni. I dipinti a olio presenti nelle stanze sono stati eseguiti fra il
1669 e il 1695 da Antonio Triva e da Antonio Zanchi e in gran parte si trovano ancor oggi nello stesso posto. Il Settecento portò il grande cambiamento. Dappertutto in Europa all'inizio del secolo sorsero spesso dei castelli consistenti in immensi complessi, e ciò accadde anche a Monaco. Per primo venne ampliato Nymphenburg che raggiunse le dimensioni attuali. Il complesso architettonico e il parco avevano circa la stessa estensione del territorio comunale di Monaco. Al nord della città in una zona allora ancora paludosa - automaticamente vien fatto di pensare a Versailles - venne edificato il castello di Schleißheim. Già oggi la costruzione ci appare monumentale, ma secondo le idee del committente, il principe elettore Max Emanuel di Baviera, doveva avere un'estensione maggiore. Noi torneremo più tardi a parlare di questo castello e della decorazione di Jacopo Amigoni, ma prima la nostra attenzione va a due altri cicli di affreschi. Nel 1733 Carlo Carlone originario di Scaria giunse ad Ansbach. Essendosi formato a Udine presso il pittore Giulio Quaglio, mostra nella sua opera in ugual misura elementi lombardi e veneziani. Nel salone delle feste della Residenza di Ansbach in Franconia fino al 1735 realizzò un dipinto sul soffitto, ben riuscito pittoricamente ed eccezionalmente interessante dal punto di vista iconografico. Viene rappresentata la glorificazione allegorica del margravio Carl Wilhelm Friedrich di Ansbach. Apice e conclusione di questa serie concentrata di pittura murale nella Baviera sono naturalmente gli affreschi eseguiti da Giambattista Tiepolo, coadiuvato dai figli Giandomenico e Lorenzo, su incarico del principe vescovo Carl Philipp von Greiffenclau, affreschi che si possono ammirare nello scalone e nella sala dell'imperatore nella Residenza di Würzburg. Queste opere eseguite fra il 1750 e il 1753 sono così conosciute, che non è necessario soffermarsi più a lungo. Max Emanuel di Baviera nella guerra contro i Turchi negli anni 1683-1688 aveva acquistato un'ampia fama in tutta l' Europa. Dai suoi nemici veniva chiamato rispettosamente il "re blu" , dal colore della giacca. Il blu era il colore della bandiera Bavarese. Quale importante sostegno degli Asburgo e "salvatore dell'Occidente" gli sembrava giusto poter ottenere il titolo di re dall'imperatore di Vienna, una più che meritata ricompensa. Questa ascesa a un rango superiore non avvenne, come pure sfumò la speranza di ottenere la dignità imperiale per la casata dei Wittelsbach.
Solo suo figlio Carl Albrecht riuscirà nell'intento. Tuttavia Max Emanuel continuò a costruire secondo criteri che per la verità sarebbero stati più adeguati a una residenza imperiale; cosa che apparve evidente già ai suoi contemporanei. Nella scelta dei suoi artisti mostrò un talento eccezionale. Enrico Zuccalli originario dei Grigioni realizzò la costruzione in muratura del castello di Schleißheim. Il completamento architettonico si deve a Joseph Effner. Effner era il figlio di un giardiniere, era dunque di origini molto modeste. Ciò nonostante il principe elettore deve aver ben presto riconosciuto che il giovane era particolarmente dotato artisticamente, tanto che all'età di 19 anni lo inviò a Parigi, dove si formò sotto la guida di Germain Boffrand, diventando uno dei migliori architetti tedeschi. Fra le numerose scoperte del principe elettore si può annoverare anche Jacopo Amigoni, che operò a Schleißheim come influente pittore, dando il maggior contributo all'arredo del castello. Per quale ragione la scelta del principe fosse caduta su Amigoni, oggi non è più possibile appurarlo. Nel 1711 viene citato per la prima volta nella Fraglia dei pittori e solo sei anni dopo lo troviamo in Baviera e precisamente con uno degli incarichi più ambiti che si potessero assegnare in quel tempo. In effetti realizzò gli affreschi sul soffito per le stanze più importanti del Nuovo Castello di Schleißheim: per il salone delle feste e per la sala delle vittorie e per i due appartamenti adiacenti del principe e della principessa. Il grandissimo affresco nel salone delle feste con la sua composizione minuziosamente costruita divenne un capolavoro che senza dubbio fu un esempio stimolante e fondamentale per gli affreschi di Tiepolo a Würzburg. In stretto rapporto con le decorazioni a stucco progettate da Effner conferiscono alla messa in scena del potere cerimoniale una cornice che riunisce elementi sacri e profani in una forma esemplare per il periodo dell'assolutismo. Descriverò tutto questo più dettagliatamente in un libro sugli affreschi di Amigoni che uscirà presto. Il risultato dell'attività di Amigoni deve essere stato talmente convincente, che numerosi altri incarichi seguirono. Così il veneziano dipinse numerosi quadri non solo per il castello di Nymphenburg e per la Residenza di Monaco, fra cui il dipinto sul soffitto della Badenburg, ma ricevette anche l'incarico di eseguire fra il 1725 e il 1729 un ciclo di affreschi di grandi dimensioni nell'abbazia benedettina di Ottobeuren. Naturalmente si avvalsero della sua opera anche altri rappresentanti del clero e della nobiltà bavarese.
A questo proposito ci appaiono di particolare importanza due dipinti del periodo bavarese di Amigoni, che solo recentemente sono stati scoperti e che è stato possibile acquistare per il Nuovo Castello di Schleißheim. Grazie alle dettagliate iscrizioni a tergo non è stato difficile determinare a chi attribuirli.

 

  

1. Jacopo Amigoni, L'architetto Joseph Effner, 1720 ca.

 

Il primo dipinto rappresenta un architetto, facilmente riconoscibile dai suoi attributi. Si tratta del già citato J. Effner, come apprendiamo da quanto sta scritto sulla parte posteriore del quadro.
Si legge: "JOS. V. EFNER. CHURFL: HOFKAMER / RATH. OBER BAVMEISTER. VND / GARTEN DIRECTOR. Ao. 1687. DEN 9. / FEB: ZU DACHAU GEBOHREN. Ao. 1745. den / 23.feb: zu MÜNCHEN. VERSTORBEN // GIACOMO AMIGONI PINXIT." (Joseph von Effner, consigliere di corte nella camera delle finanze, sovrintendente all'edilizia, direttore dei giardini, nato a Dachau il 9 febbraio 1687, morto a Monaco il 23 febbraio 1745, dipinto da Giacomo Amigoni).

 

2. Jacopo Amigoni, Maria Magdalena Effner, 1721 ca.

 

L'altro dipinto rappresenta una giovane donna, secondo l'iscrizione si tratta della moglie dell'architetto: "MARIA MAGDALENA VON EFF. / NER DES CHURF: GENERALL/ Liut: v: Schön Tochter, Ao. / 1698 den 6 october zu Rur / mund. Geboren u Vermählet / zu München den 21 Jener Ao. / 1721 gestorben den 16 April...// GIACOMO AMIGONI PINXIT.1779 " (Maria Maddalena von Effner, figlia di von Schön, tenente generale del principe, nata a Rurmund [?] il 6 ottobre 1698, coniugata a Monaco il 21 gennaio 1721, morta il 16 aprile ..., dipinto da Giacomo Amigoni, 1779).
L'anno 1779 indica la data in cui furono apportate le iscrizioni, ma i due quadri furono dipinti molto prima, durante il soggiorno di Amigoni a Monaco, cioè fra il 1717 e il 1729. Una cosa appare subito evidente: non si tratta di due veri pendants, perché le due persone ritratte per quanto riguarda la composizione non stanno in nessuna relazione fra loro. Si può ovviamente supporre che i due ritratti non siano stati eseguiti nello stesso tempo, ma successivamente. Salta subito all' occhio il fatto che Effner si sia fatto ritrarre con vesti particolarmente sfarzose, che ricordano in qualche modo gli abiti di corte. Con la sinistra indica la proiezione orizzontale di una porta trionfale a un solo arco. In questo ritratto che ricorda il suo rango c'è la glorificazione di Effner come architetto. Alcune circostanze ci fanno supporre che il ritratto sia stato eseguito nel 1720, dopo che Effner in quello stesso anno era stato nominato consigliere di corte della camera delle finanze. Il ritratto della moglie potrebbe essere stato dipinto l 'anno successivo, nel 1721, anno in cui Effner si sposò. Completamente diverso dal ritratto del marito che mostra alcuni attributi di corte, la moglie si presenta in un abbigliamento bucolico-arcadico. Ma i capelli incipriati, la spilla sul corsetto e le guarnizioni di merletto della camicetta non lasciano alcun dubbio a quale strato sociale appartenga. Come attributo vi sono dei fiori. Secondo Cesare Ripa alludono alla virtù della persona in questione. Con ciò Amigoni non presenta le persone ritratte come individui con una loro realtà psichica, ma come portatori di ruoli tramandati e fissati dalla società, ben differenti per uomini e donne. Mentre la "virtù maschile" dell'architetto consiste nella sua intellettualità indicata dai libri e dalla padronanza attiva dell'architettura di corte, la "virtù femminile" si evidenzia nella personificazione della bellezza e naturalezza: "natura naturans". Così si possono differenziare anche gli esempi pittorici a cui Amigoni si riferisce. Essenzialmente sono i ritratti di persone di successo, di fama internazionale di Antonio Pellegrini, per quanto riguarda i ritratti femminili anche i poetici ritratti a pastello di Rosalba Carriera.
Oltre alla loro alta qualità artistica i due dipinti hanno un eccezionale valore come documenti del periodo d'oro del Barocco in Baviera. La feconda collaborazione di due importanti artisti a Schleißheim che grazie a loro divenne una grande opera artistica di quel tempo, si riflette in questi due ritratti: Jacopo Amigoni ritrae Joseph Effner e sua moglie.

 

 

Peter O. Krückmann

 

 

 

ARTE Documento N°19                                                        2003 © Edizioni della Laguna