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Alberto Abate (Roma 1946)

 

 

Propugnatore d’un ritorno alla pittura insieme agli altri esponenti del movimento Anacronista, la formazione di Abate è tutta romana. Eppure egli ha una naturale propensione al gotico, inteso come preraffaellita o alla Ruskin vedendo opere quali Il vaso di Pandora (2001)  o Musa del 1998. Come lui stesso intuisce “Le Cattedrali sono grandi libri di sapienza, percorsi iniziatici: sono la visibile trasmutazione dell’oro…”. Ma egli è intriso d’un universo orfico alla Fernand Khnopff nell’Anatema del 1981 o, suo capolavoro, di una pittura tutta da vetrata gotica d’un Gustave Moreau in un’altra versione della Musa. Non disdegna comunque De Chirico e certe inflessioni surrealiste (Incipit mare 1982) tenendo presente le ricerche di Boecklin (Elsopis 1981). Nel suo curriculum può vantare diverse personali internazionali, specie negli Stati Uniti (Washington, New York e Dallas) ed è considerato dalla critica come uno dei maggiori pittori italiani contemporanei.

 

 

Matteo Gardonio