Guillaume Apollinaire (Roma, 25 agosto 1880 – Parigi, 9 novembre 1918)

 

 

 

Ritratto di Guillaume Apollinaire, 1910 ca.

 

Wilhelm Albert Vladimir Apollinaris de Kostrowitzky (o Kostrowicki), scrittore, poeta, drammaturgo e critico d'arte, nasce a Roma il 26 agosto 1880, da Angelica de Wąż-Kostrowicky, nobildonna polacca, e da Francesco Flugi d'Aspermonte (che lo riconobbe solo dopo molte liti giudiziarie).  Guillaume riunirà in sé il ruolo dell'innovatore e del grande poeta, svolgendo anche la funzione di critico d'arte, attraverso conferenze e articoli che seguiranno l'evoluzione dei grandi movimenti pittorici di inizio Novecento e dei loro protagonisti. Durante l'infanzia legge moltissimo. Al liceo viene ricordato allegro, gioviale, amante della lettura (si presenta alle lezioni con una cartella rigonfia di giornali e libri, che custodisce gelosamente), si impone per precoce maturità. Già accanito fumatore, trascorre le pause delle lezioni a discorrere di letteratura, a dissertare su poeti, aneddoti e storie eccentriche, le più divertenti e meno conosciute. Alla fine del 1899 o agli inizi del 1900, si trasferisce nella capitale francese, in un periodo di difficoltà economiche personali. Già con alcuni esperimenti poetici alle spalle, compone sotto pseudonimo il romanzo erotico Mirely ou le Petit Trou pas cher, per un libraio di Saint-Roch a Parigi (opera perduta), collabora con vari giornali, conosce e frequenta Raynal, André Salmon, Georges Braque, André Breton, Pierre Reverdy, Amedeo Modigliani, poi André Derain, Marc Chagall e Giuseppe Ungaretti.

 

Constantin Brâncuşi, Testa di Apollinaire, 1909, scultura in pietra

 

L'incontro fra Apollinaire e Picasso, favorito dal barone Mollet, avvenne una sera in una saletta del bar Fox in rue d'Amsterdam. Di lì a poco Picasso gli presentò Max Jacob, poeta, pittore, scrittore e critico: fra i due poeti nacque un'immediata amicizia. Apollinaire era caratterizzato all'epoca da una certa corpulenza, lineamenti molli, bocca piccola e carnosa, il naso forte e arcuato. Da quel soggetto Picasso ne avrebbe ricavato decine di ritratti, schizzi e caricature che lo ritraevano sia quale poeta laureato, ma anche scherzosamente da pugile e sollevatore di pesi.

Fino al 1908, nella casa-studio di Picasso, divenuta un ritrovo di artisti ed intellettuali, in molti si riunivano per cantare, leggere poesie e ubriacarsi. Il gruppo, capeggiato da Pablo, venne etichettato la "Bande à Picasso" e quelle serate, erano spesso animate da Max Jacob, soprannominato il bretone, mentre Apollinaire venne appellato "Guillaume" e ne divenne una delle colonne portanti.  Passerà alla storia un banchetto in onore del doganiere Rousseau, organizzato da Apollinaire e Picasso, con finalità burlesca. Sembra che sia stato proprio Apollinaire (il quale non era alieno dal gusto della mistificazione e della burla), a soprannominare Rousseau "Doganiere", mentre questi invece era stato un impiegato del fisco (gabelliere).

 

Henri Rousseau, Ritratto di Apollinaire e Marie Laurencin (La Musa ispiratrice il poeta), 1909


Il banchetto venne organizzato nello studio di Picasso, liberato dalle pitture e decorato con bandiere, bandierine e frasche. Due studi vicini, quello di Juan Gris e quello di Jacques Vaillant, vennero adibiti a dispensa e a guardaroba. Apollinaire e Salmon recitarono poesie, Rousseau suonò con il suo violino.
Apollinaire ad un certo punto richiese l'attenzione degli ospiti e solennemente declamò il poema-burla che aveva preparato per l'occasione, appioppandogli un'altra delle sue invenzioni, ovvero una presunta spedizione militare in Messico
agli ordini del generale Bazaine.

Che Apollinaire all'epoca non apprezzasse molto la pittura di Rousseau era fin troppo evidente (lo conferma il fatto che aveva messo in cantina il ritratto che questo gli aveva fatto con Marie Laurencin).

 

Su di lui così si esprimerà in I pittori cubisti del 1913: «Erode sentimentale, vecchio sontuoso e puerile, portato dall'amore sui confini dell'intellettualismo, ove gli angeli vennero a lenire il suo dolore, impedendogli di penetrare nell'orribile regno del quale era diventato il "Doganiere"». «Pochi artisti sono stati più di lui derisi durante la loro vita e pochi uomini opposero una fronte più calma agli scherni, alle volgarità di cui furono ricoperti». «Rousseau non fu soltanto un decoratore, e nemmeno un fabbricante d'immagini, fu un pittore. Ed è questo che rende tanto difficile ad alcuni la comprensione delle sue opere. Era ordinato, e questo si osserva non solo nei suoi quadri, ma anche nei disegni, precisi come miniature persiane». «Come pittore di ritratti, Rousseau è incomparabile. Un ritratto di donna a mezzo torso, con neri e grigi delicati, si spinge più lontano di un ritratto di Cézanne. Io ho avuto due volte l'onore di essere ritratto da Rousseau, nel suo piccolo luminoso studio di rue Perrel, l'ho visto spesso lavorare e so quale cura avesse di tutti i particolari, quale facoltà avesse di conservare la concezione primitiva e definitiva del suo quadro fino a che non l'avesse compiuto, e so anche che non abbandonava nulla al caso, soprattutto nulla di ciò che era essenziale».

Dunque Apollinaire sembra aver cambiato opinione su Rousseau, o perlomeno con il passare del tempo ne ha riconsiderato l'opera, adeguandosi ai consensi che l'artista andava ottenendo dalla critica.

 

Fernande Olivier, allora compagna di Pablo, si lamentava spesso di Apollinaire per la cattiva abitudine di comparire all'ora dei pasti senza essere stato invitato. Ma per la sua gentilezza, il suo spirito e fascino gli si perdonava questa mancanza di tatto!

 

«Affascinante, colto, artista, e gran poeta.., di una sensibilità non direi raffinata ma fresca, infantile, aveva un grande fascino. Paradossale, teatrale, enfatico, semplice e ingenuo a un tempo», scrisse di lui la Olivier.


Su di lui così si espresse Jean Metzinger: «La sua conversazione era un incanto. Le sue frasi più quotidiane testimoniavano delle doti che erano l'essenza stessa della poesia e di cui gli imitatori in seguito fecero un sistema». 

 

Tutto questo contrastava abbastanza con il suo aspetto disordinato, i suoi vecchi abiti dalle tasche sformate dai manoscritti, la poca pulizia, la golosità eccessiva e una buona dose di avarizia.
Fu Picasso a fargli incontrare la pittrice e scultrice Marie Laurencin, una ragazza magra e ossuta,
dall'espressione vivace e spiritosa, conosciuta quando lei lavorava con Braque all'Accademia Humbert, e a cui Apollinaire dedicherà alcune tenere poesie.

 

Marie Laurencin, Apollinaire e i suoi amici, 1909. Parigi, Museo Nazionale Picasso


Apollinaire e Marie Laurencin avevano in comune, oltre all'interesse per l'arte, il gusto per l'eccentricità, ma il loro amore non era destinato a durare. La passione del poeta per le avventure amorose, la sua infedeltà, indussero Marie a lasciarlo
nel 1914.

 

P. Picasso, Ritratto  di Apollinaire

 

Apollinaire seguirà e parteciperà a quasi tutti i movimenti d'avanguardia dei primi anni del Novecento. Contribuisce alla divulgazione del Cubismo, ne diviene il teorico del movimento, acutamente, paragona Picasso a «un chirurgo», riferendosi alla grande capacità di semplificazione geometrica del maestro.  Negli anni a seguire, il poeta avrà un ruolo primario anche nella diffusione della pittura fauve, del Futurismo, del Surrealismo e della Metafisica di De Chirico.

 

 

Marc Chagall, Omaggio ad Apollinaire (Adamo ed Eva), 1912. Eindhoven, Van Abbemuseum

 

Tutti coloro che conobbero Apollinaire si fecero chiara idea che di pittura non ne capiva molto, non sapendo distinguere un'oleografia da un'opera originale! Questa carenza non compromise il suo ruolo di critico, che ebbe una presa enorme nel mondo dell'arte e fu determinante nella costruzione della fama di Picasso e di altri artisti dell'epoca. Di Pablo ne proclamò il genio con tale e tanta convinzione che finì per imporlo come la figura principale del Cubismo.

 

«Il cubismo si differenzia dall'antica pittura perché non è un'arte d'imitazione, ma di pensiero, che tende a elevarsi fino alla creazione. Nel rappresentare la realtà-concepita o la realtà-creata, il pittore può dare l'apparenza delle tre dimensioni, può, in certo qual modo, cubicizzare». I pittori che appartengono a questa tendenza sono: Picasso, la cui arte luminosa si ricollega anche all'altra tendenza pura del cubismo, Georges Braque, Metzinger, Albert Gleizes, Marie Laurencin e Juan Gris» (Apollinaire, I pittori cubisti - Meditazioni estetiche).

 

Agli inizi, Apollinaire aveva titolato i suoi scritti Meditazioni estetiche – I pittori nuovi. Rielaborato, il titolo del testo divenne: Meditazioni estetiche – I pittori cubisti. «Quando il manoscritto venne pubblicato fu l'editore Figuière ad invertire le due parti del titolo. Così il sottotitolo, stampato a caratteri molto più grandi ne è divenuto il titolo» scriverà più tardi Apollinaire a Madeleine Pages.

Apollinaire citerà ancora la Laurencin quale pittrice cubista accomunandola a Picasso e Braque, ai vertici del movimento, ma la Laurencin di fatto non vi aderirà mai, ne tantomeno vi può essere annoverata. Il capitolo dedicato a Marie Laurencin doveva in origine collocarsi all'inizio della parte Pittori nuovi.

 

Nell'edizione pubblicata dalla casa editrice «Il balcone» di Milano del 1945, compare un interessante scritto di Carlo Carrà che riportiamo testualmente:

 

«Chi scrive ha partecipato in quegli anni a qualche riunione che si teneva al "Caffè Azon" di Montmartre, in cui oltre Picasso e Braque e alcuni altri pittori convenivano i poeti Max Jacob, Apollinaire e Salmon, e alla "Closerie des Lilas" al Quartiere Latino, dove Gleizes, Léger, Metzinger e Archipenko e i critici  d'arte Roger Allard e Maurice Raynal erano i più assidui. Poi, nel 1913, gli artisti presero a frequentare il "Caffè La Rotonde" di Montparnasse, e altre riunioni avranno luogo nei pomeriggi domenicali nello studio di Jacques Villon a Pouteaux e a Céret nei Pirenei orientali presso lo scultore Manolo, e Apollinaire qualificherà tale. A propagare la nuova corrente pittorica interverranno Roger Fry e Gertrude Stein, e così il cubismo varcherà il mare passando in Inghilterra e in America. Anche i mercanti Wilheme Uhde, Henry Kahnweiler e Leonce Rosenberg collaboreranno non poco alla sua diffusione in Germania e in altri paesi d'Europa. Ma è ad Apollinaire che spetterà posto più eminente fra i critici del cubismo, e il libro che presentiamo al pubblico italiano ne è la più limpida testimonianza. Del tutto consapevoli che non tutte le affermazioni dello scrittore trovarono conferma negli sviluppi successivi della tendenza propugnata, crediamo opportuno pubblicarlo nella sua integrità originaria, come documento di un epoca ricca di esperienze e di vive passioni. Soprattutto se si pensa all'importanza che ebbero i problemi costruttivi e geometrici e che tuttora hanno nello svolgimento della pittura contemporanea, questo libro di Apollinaire non verrà confuso con le pubblicazioni occasionali a scopo unicamente contingente. Il poeta dimostra infatti, col linguaggio che gli è proprio, che a due bisogni risponde l'arte figurativa moderna: il primo consiste nel sottomettere la natura alle virtù plastiche, alla purezza e all'unità; il secondo vuole che la pittura sia riportata in una realtà indipendente dal fenomeno visivo naturalistico. A questo si aggiunga che il cubismo si dichiarò subito contro le incontrollate passioni ed ogni ideologia romantica volendo che la fantasia dell'artista fosse dedotta con consapevole coscienza. All'empirismo artistico Apollinaire oppone lo spirito creatore di una dialettica che tende a continuare la grande linea classica senza il concorso delle vecchie abusate formule. A me, poi, personalmente questo libro è caro perché, rileggendolo dopo tanti anni, mi riporta agli antichi entusiasmi della gioventù. Il libro di Apollinaire rispecchia un momento dell'arte e manifesta assai chiaramente la necessità di una valutazione in cui anche il capriccio individuale divenga una questione di conoscenze artistiche positive.»  (Carlo Carrà, 1945).

 

Copiosissima la produzione letteraria di Apollinaire: La Chanson du mal aimé, 1904 (ispirata dalla storia d'amore con la governante Annie Playden); Le prodezze d'un giovane Don Giovanni, 1905; Le undicimila verghe (Les Onze Mille Verges), 1907; La Phalange nouvelle, 1909; L'Œuvre du Marquis de Sade, 1909; Les Poèmes de l'année, 1909; Les Poètes d'aujourd'hui, 1909; L'Enchanteur pourrissant (L'incantatore imputridito), 1909; L'Hérésiarque et Cie, (L'eresiarca e compagnia) 1910; Le Théâtre italien, (Il Teatro italiano) 1910; Le Bestiaire ou cortège d'Orphée (Bestiario o il corteggio di Ofeo), 1911; Les Exploits d'un jeune Don Juan, 1911.

 

A causa del suo carattere estroso e burlesco, nel 1911 viene arrestato e incarcerato, sospettato di essere l'autore del furto della Gioconda, avvenuto nell'agosto del 1911 al Museo del Louvre. Risulterà, poi, del tutto estraneo ai fatti. Nel 1912 realizza Pages d'histoire, chronique des grands siècles de France; dell'anno seguente è il suo capolavoro, Alcools, una raccolta di cinquanta poesie, in vena malinconica, scritte tra il 1898 e il 1912 ed ispirate ai temi del Simbolismo. A seguire: La Peinture moderne, 1913; e il sopracitato Les Peintres cubistes (I pittori cubisti), in cui rievoca la nascita del movimento e ne delinea gli aspetti principali (1913). 

 

Apollinaire raccoglie la definizione di Leo Stein, quando vede per la prima volta Les demoiselles d'Avignon di Picasso: "Avete voluto dipingere la quarta dimensione".  Nel suo volume I pittori cubisti, che diverrà il manifesto del movimento, Apollinaire afferma più volte che tramite la quarta dimensione questi pittori hanno trovato il modo di dipingere non solo la realtà, ma di spingere il loro sguardo nella dimensione dell'infinito, nell'immensità degli spazi eterni.  Sempre nel 1913 il poeta compone La Rome des Borgia; conosce Marinetti e nasce L'antitradizione futurista (L'Antitradition futuriste manifeste synthèse).  Nel 1915 è la volta di La Fin de Babylone e Les Trois Don Juan - Histoire romanesque. Allo scoppio della prima guerra mondiale, Derain e Braque vengono arruolati, Picasso, essendo cittadino spagnolo, viene esentato.

 

 

Apollinaire si arruola volontario e il 17 marzo 1916 viene ferito gravemente alla testa. Ristabilitosi, riprende le proprie attività - fonda e dirige le riviste "Le festin d'Esope" e "Les soirées de Paris"; frequenta intellettuali, scrittori e musicisti, collezionisti e pittori, ignaro del suo destino.

 

 

 

 

 

 

 

 

Giorgio De Chirico, Ritratto premonitore di Apollinaire, 1914.

Parigi, Centre Pompidou, Musée National d'Art Moderne

 

 

 

 

 

Sulle orme di Alcools, realizza Calligrammes, poèmes de la paix et de la guerre 1913-1916 (poesie composte dal 1913 al 1916), pubblicato nel 1918, altro capolavoro, destinato a segnare profondamente la letteratura francese. Del 1916 è Il poeta assassinato (Le Poète assassiné), racconti che si ispirano alle sue esperienze sul fronte francese. L'anno seguente compone La Bréhatine; Les mammelles de Thyrésia (Le mammelle di Tiresia) una commedia musicata da Birot e Vitam impendere amori; nel 1918 Le Flâneur des deux rives (Il vagabondo delle due rive) e Couleurs du temps (Colori del tempo).

 

In conseguenza di una epidemia spagnola, a soli 38 anni, Apollinaire muore  il 9 novembre 1918, lasciando un profondo vuoto nell'ambiente letterario ed artistico.

 

Numerosi inediti sono stati pubblicati dopo la sua morte: La Poésie symboliste (1919); La Femme assise (1920); Il y a.... (1925); Anecdotiques (1926); Les Épingles (1928); Contemporains pittoresques (1928); L'Esprit nouveau et les Poètes (1946); Ombre de mon amour (1947); Lettres à sa marraine 1915–1918 (1948); Couleur du temps (1949); Poèmes secrets à Madeleine (1949); Que faire? (1950); Tendre comme le souvenir, lettres à Madeleine Pagès (1952); Le Guetteur mélancolique (1952); Textes inédits (1952); Casanova, comédie parodique (1952); Poèmes à Lou (1956); Chroniques d'arts 1902-1918 (1960); Petites merveilles du quotidien (1979); Petites flaneries d'art (1980); Soldes (1985); Journal intime 1898-1918 (1991).


P. Picasso, Studio per un monumento a Guillaume Apollinaire, 1928/1962. Collezione Macklowe


 

Spirito complesso e inquieto, insaziabile curioso di esperienze pittoriche e musicali, Apollinaire fu interprete di un momento culturale di grande e raro fermento. Sempre più poeta che critico, con il suo stile agile, un lirismo vario, innovazioni tecniche anche audaci (soppressione della punteggiatura e disposizioni tipografiche inconsuete quali corsivi e titoletti marginali), egli fu l'iniziatore della poetica nuova, ed è oggi annoverato tra i più grandi poeti moderni.

 

 

 

Giorgio Catania
 

 

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

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A. Martini, Picasso e il Cubismo, Milano, 1968

Metzinger Jean, Le cubisme était né, editions Présence, Paris, 1972

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