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Cézanne, contributi alla nascita del Cubismo

 

 

 


«Potevo così, in questa stagione, scorgere la mia casa di campagna con le sue belle forme geometriche: il parallelepipedo, il cubo, i rettangoli delle finestre e delle porte,”chinandomi un po’ più a destra o un po’ più a sinistra” per rappresentare anche le parti laterali, graduando le mie tinte». (Paul Cézanne)

 

 

 

Paul Cézanne, Autoritratto, 1890 ca. Svizzera, collezione privata.

 

 

    Paul Cézanne, con la sua pittura, giocherà un importante ruolo nell'evoluzione dell'arte e di ogni possibile linguaggio plastico e cultura figurativa del XX secolo. 

 

Personaggio per molti aspetti introverso e solitario, pur partecipe di un periodo storico-culturale di grande fermento innovativo, che vedrà il sorgere delle maggiori correnti artistiche dell’epoca, Cezanne ne rimarrà in parte distaccato, coltivando uno stile personale poco riconducibile all’interno di una precisa scuola pittorica. Nemmeno godrà di immediata fortuna - al pari di Van Gogh sembra avesse venduto in vita un'unica tela - sempre anelando un riconoscimento che gli verrà tributato pienamente solo post-mortem, e, ironia della sorte, proprio da quel Salon d’Automne, che aveva in passato più volte rifiutato di esporre le sue opere.
 

Paul Cézanne, Alberi e case, 1885

 

Di lontane origini piemontesi (Cesana Torinese), Paul nacque ad Aix-en-Provence da Anne Elisabeth Honorine Aubert e Louis Auguste Cézanne, già proprietario di una fabbrica di cappelli, che nel 1844, assieme ad un socio, fondò la banca "Cézanne et Cabassol". L'agiatezza della famiglia consentì a Paul di entrare nel Collège Bourbon dove ricevette un'eccellente istruzione umanistica e strinse amicizia con lo scrittore Émile Zola. Il giovane Cézanne si avvicina ben presto alla musica e alla pittura, si dedica alla lettura dei classici cinquecenteschi, studia le opere di Caravaggio e di El Greco, si approccia a Delacroix e Courbet. Questa sua formazione, improntata al romanticismo (Cézanne scrisse anche poesie, che amava condividere con Zola), condizionerà successivamente molte delle sue scelte pittoriche.

Paul considera lo studio storico  tanto importante quanto quello della natura; trascorre molto tempo al Louvre facendo copie di opere dei grandi maestri.

A Parigi frequentò i corsi dell'Académie Suisse, ove conobbe Bazille, Monet, Pissarro, Renoir e Sisley. All'epoca, lo stile di Cézanne, ancora intriso degli schemi accademici, è alla ricerca di nuovi linguaggi; le sue prime tele risentono della pittura di Émile Loubon, Paul Guigou, Daumier, Courbet e Delacroix. Di quest'ultimo, Cézanne affermò essere «la più bella tavolozza di Francia».

Le opere di Cézanne, inviate ai Salons sin dal 1865, gli vennero sistematicamente rifiutate e furono esposte solo dopo il 1884, grazie all’aiuto dell’amico Guillaumet, che faceva parte della giuria.

 

HPaul Cézanne, Case all'Estaque, 1879-1882. National Gallery of Art, Washington

 

 

I Salons costituivano all'epoca un fondamentale banco di prova per la carriera degli artisti, ed era di fondamentale importanza riuscire a presentarvi le proprie opere, sia per ragioni economiche, sia per ottenere una maggiore visibilità. Venne persino costituito  il Salon des Refusés, per dare delle chance a coloro che non venivano accettati.

I continui insuccessi ottenuti alle mostre degli impressionisti e i diverbi sorti con il padre, suo sostenitore finanziario, portarono Cézanne a vivere prevalentemente isolato a l'Estaque; in una lettera a Pissarro, datata luglio 1876,  egli espone il proprio entusiasmo per il villaggio marsigliese: «Immagino che il paese dove mi trovo le si confarrebbe a meraviglia [...]. Tetti rossi sul mare blu [...]. Il sole splende con tale vigore che le cose mi sembrano profilarsi in silhouette [...], in blu, in rosso, in bruno, in violetto. Posso sbagliarmi: ma credo che questo sia il contrario del modellato».

 

Paul Cézanne, Gardanne, c. 1886. Brooklyn Museum of Art 

 

Assorto in una ricerca quasi esasperata, sempre insoddisfatto dei risultati ottenuti, riprende e studia per anni gli stessi soggetti; ricerca la perfezione delle volumetrie e delle forme nello spazio. Stende i colori puri sulla tela con la spatola; attraverso successive sovrapposizioni di colore, ottiene ombreggiature e sfumature.

Cézanne orienta l’analisi della forma e del colore in modo autoriflessivo, preoccupato di superare i suoi precedenti risultati, si rimette in costante discussione. Ogni opera, strumento di indagine e fonte di nuova ispirazione, richiede tempi infiniti. Si dice che per realizzare una natura morta, necessitasse di cento sedute; fino a centocinquanta pose per finire un ritratto. Sarà proprio nel villaggio marsigliese che avverrà una profonda trasformazione nel maestro; l'indagine del reale e della coscienza coincideranno in nuove sperimentazioni formali, volume e spazio assumeranno una nuova connotazione, che seppur sempre di radice impressionista, getteranno le basi per il Cubismo.

 

Diversamente da molti suoi colleghi, Cézanne non è attratto dalla "macchina" e nemmeno la civiltà industriale desta in lui particolare interesse o emozione. Il maestro sente prioritario il non isolarsi dall'ambiente che ci circonda, «ricostruire la natura per coni e cilindri» - sua frase divenuta celebre, non gli appartiene - l’iconografia del mondo contemporaneo, "la città moderna", "la macchina", "l’industria", "la velocità", insieme integrante dell’atteggiamento rivoluzionario del XX secolo, non lo sedurranno mai. Egli rimarrà fedele prevalentemente alla natura, alla civiltà di origine agricola, alla terra. Suoi temi preferiti saranno il paesaggio, le figure, le nature morte. Ancora nel 1904, Cézanne diceva a Émile Bernard che «l’artista deve guardarsi dallo spirito letterario che così spesso svia la pittura dalla sua vera strada – lo studio concreto della natura – portandola a smarrirsi in vaghe e remote speculazioni». Fin dal 1884, da quando egli si era isolato in un ritiro operoso alla ricerca della petite sensation, ove il soggetto-oggetto si struttura e nasce da un sommarsi di sensazioni, Cézanne mette in guardia dall'eccessivo sentire: bisogna raggiungere la chiarezza assoluta della forma, superando il caos delle sensazioni. La natura, diviene così punto di ancoraggio.

 

 

Paul Cézanne, Castello nero, 1900-04. National Gallery of Art, Washington

 

 

Rilke, in visita alla retrospettiva parigina nel 1907, accompagnato dalla pittrice Vollmoeller, dirà di Cézanne: si metteva davanti alla cosa e guardava semplicemente, senza ombra di nervosismo e secondi fini, capace di rappresentare la realtà senza virtuosismi, senza alcuno stile o maniera accademici. Ma la revisione di alcuni concetti estetici giunge con Cézanne a un punto in cui il colore ha il potere di trasformare l’oggetto osservato senza l'utilizzo di quegli espedienti tecnici che in pittura creano l’illusione di realtà (la prospettiva, i differenti piani di profondità). Cézanne s’impone di esprimere la realtà attraverso un trattamento primitivo del colore, un colore che utilizza puro, libero da tutti gli espedienti del disegno.

«Quando il colore è al suo massimo, la forma è al suo apice», affermerà il maestro. I suoi colori brillanti, riescono a dominare la percezione dell'osservatore senza le illusioni create dalla luce,  esaltando e mostrando la realtà in se stessa.

Nel febbraio del 1907, ad un anno dalla scomparsa di Cézanne, gli venne dedicata un’imponente retrospettiva al Salon d'Automne, dove si sveleranno le sue doti di artista innovativo e verranno gettate le basi dell’avanguardia pittorica del Novecento, eredità ripresa soprattutto dai cubisti, consegnando all’immortalità il nome del maestro francese.

 

 

 

Giorgio Catania

 

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

Metzinger Jean, Le cubisme était né, editions Présence, Paris, 1972

M. Luzi, Vicissitudine e forma, Milano, 1974

G. Dorfles, A. Vettese, Il Novecento. Protagonisti e movimenti. Milano, 2006

 

 

 

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