Marco Liberi (Venezia? 1644 circa – post 1691)

 

 

Sono rare e incomplete le notizie biografiche riguardanti Marco Liberi, figlio del più famoso Pietro. “Potrebbe essere nato verso il 1644, quindi a Venezia, se si presta fede alla nota del «Rollo dei pittori» del 1690, dove è detto «d’anni incirca 46», ma è noto che queste cronologie sono spesso molto approssimative. Certamente è attivo nel 1665, quando è al servizio del padre nell’esecuzione dell’affresco della sacrestia del Santo a Padova [Sartori 1983]; nel 1688 è a Venezia, dove l’architetto danese Nicodemus Tessin lo incontra e vede diversi suoi quadri presso il mercante Giacomo Savoldello; ma l’artista è in procinto di andare all’estero, anche per questioni amorose, come è confermato da una registrazione della Fraglia dello stesso anno 1688, nella quale e detto «fuora»” (Ruggeri 1996). A quanto pare Enrico Dandolo, già affittuario di una parte della casa di Pietro Liberi e amico di Marco, consentiva al giovane il libero ingresso nel suo appartamento. Constatata però una troppo stretta confidenza tra Marco e sua moglie, preferì «rompere» tutti rapporti con il pittore, che stimò a sua volta cosa migliore lasciare Venezia. (Tassini 1887).    Nel 1689 si reca quindi a Trento, dove esegue il perduto Ritratto del principe vescovo Giuseppe Vittorio Alberti d’Enno (Malferrari 1996), mentre l’anno seguente è di sicuro a Vienna, come documenta il «Rollo dei pittori» veneziani del 5 giugno 1690 (Favaro 1975). Da qui Marco vende ad Antonio Lini, nel luglio del 1691, il palazzo dalle “tredici finestre” fatto costruire dal padre sul Canal Grande. “Nel 1696 è tuttavia nuovamente in patria, dal momento che esegue in tale anno la pala della chiesa dell’Aracoeli di Vicenza, che gli pertiene” (Ruggeri 1996). Questa è anche l’ultima data che si conosce prima della morte, probabilmente avvenuta all’estero nel primo quarto del secolo XVIII, dopo il 1710, se è di Marco il tondo raffigurante Venere, Adone e Amore nella serie di dipinti di Carlo Cignani nella collezione Schönborn-Wiesentheid di Pommersfelden, appunto di quell’anno” (Fantelli 2001).

 

 

Daniele D'Anza