Pelagio Pelagi (Bologna 1775 -  Torino 1860)  

 

 

 

Nato a Bologna il 15 maggio 1775, Filippo Pelagio Pelagi (o Palagi) rappresenta lo stereotipo dell'artista a 360 gradi: pittore, architetto, scultore, designer, incisore e scenografo.

Avvicinatosi all'antichità verso i 12 anni, allorchè inizia a frequentare la casa del Conte Carlo Filippo Aldrovandi Marescotti, appassionato collezionista di oggetti d'arte, Pelagi intensifica i suoi interessi verso arte e archeologia quando si trasferisce a Roma nel 1806, dopo aver lavorato diversi anni a teatro con lo scenografo Antonio Basoli e aver decorato a Bologna Palazzo Sanguinetti (1796) e Palazzo Aldini (1805).

Nella capitale Pelagio frequenta l'Accademia di San Luca, dove incontra Vincenzo Camuccini, artista che avvicina il pittore bolognese ai precetti e allo spirito del Neoclassicimo più puro (La morte di Giulio Cesare è un dipinto ispirato ad un'omonima opera del Camuccini, datata 1798, della quale ricalca, con quasi totale esattezza, la disposizione della scena e dei personaggi), i quali col tempo vengono è accantonati  dal Pelagi in favore di un semplice revival dell'antico (Venere che nasce dal mare, 1830). Lo stile rimane pur sempre classicista, ma gli aspetti edonistici tipici dell'arte napoleonica prendono il sopravvento sugli ideali di purezza e austerità propri del Neoclassicismo rivoluzionario. Sempre a Roma, l'artista prende parte alla realizzazione delle decorazioni di Palazzo Torlonia e del Quirinale, quest'ultima eseguita intorno al 1812 in collaborazione con Felice Giani, del quale Pelagi riprende il grazioso manierismo lineare.

Si trasferisce in seguito a Milano, intorno agli anni Venti, dove lascia importanti testimonianze nella realizzazione dei disegni per il Monumento a Vincenzo Monti (1833) all'Accademia di Brera e per Palazzo Arese. Riconosciuto come artista di alto livello, Pelagi riceve commissioni anche da diverse località lombarde: tra queste Novara, dove realizza Sant'Adalgisa dona ai canonici di San Gaudenzio i beni di Cesto (1833) nel transetto sinistro della chiesa di San Gaudenzio, e Desio, città nella quale esegue i progetti per la torre di Villa Tittoni Traversi (1840).

Nel 1833 è chiamato a Torino da Re Carlo Alberto, il quale si ipotizza avesse già commissionato a Pelagi la realizzazione dei pavimenti di Palazzo Balbi a Genova (1831 circa). Nella città piemontese, dopo essere stato nominato direttore della Scuola d'Ornato dell'Accademia Albertina (1834) e architetto di corte del governo sabaudo, il bolognese inizia un importante programma di ridecorazione dei palazzi reali: esempio imponente del genio architettonico di Pelagi è indubbiamente il parco del Castello Reale di Racconigi (1834), nel quale realizza diverse architetture di piccole dimensioni (il tempietto dorico sulla riva del lago e la dacia russa costruita in onore dello zar Nicola II di Russia in visita in Piemonte) e il complesso rurale delle Margherie, uno dei primi esempi di architettura neo-gotica in Italia. All'interno del castello portano la firma di Pelagi le sontuose sale degli appartamenti di parata, come la Sala da Pranzo, la Sala di Ricevimento, il Gabinetto Reale, il Gabinetto Etrusco e lo studio del re, tutte decorate da affreschi mitologici; inoltre la pavimentazione a foglia di palma, così come diversi arredi realizzati per Carlo Alberto (un biliardo in legno pregiato e mobili in legno intarsiati, in cui prevale uno stile ispirato alla moda etrusca) sono sempre opera di Pelagi.

Altre importanti commissioni ricevute dall'artista sono la progettazione della Biblioteca Reale, la preparazione dei disegni per la cancellata del Palazzo Reale di Torino (1835) (inquadrata poi dalle statue dei Dioscuri Castore e Polluce di Abbondio Sangiorgio) e il Monumento al Conte Verde Amedeo VI di Savoia (1842) in Piazza Palazzo di Città sempre nel capoluogo piemontese.

Considerato anche un ottimo ritrattista e un notevole collezionista (nel corso degli anni riesce a formare una pregevole collezione di opere d'arte Greca, Romana ed Egizia; quest'ultima è stata acquistata in gran parte tra il 1818 e il 1827 da Giuseppe Nizzoli, cancelliere del Consolato Austriaco in Egitto), muore a Torino il 6 marzo 1860.

 

 

 

Mirko Moizi

 

 

 

 

 

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