Silvestro Lega (Modigliana 1826 –  Firenze 1895)

 

 

 

Silvestro Melchiade Lega, tredicesimo di diciotto figli nati dal matrimonio di Antonio Lega con Giacoma Mancini, nasce l’8 dicembre 1826 a Modigliana, in provincia di Forlí. Nel 1843 si trasferisce a Firenze in casa del fratellastro Giovanni, per poi iscriversi all’Accademia di Belle Arti, dove frequenta i corsi di Benedetto Servolini, Tommaso Gazzarrini ed Enrico Pollastrini. Lasciata l’Accademia due anni piú tardi, il Lega studia prima nella scuola privata del neopurista Luigi Mussini, poi, in seguito alla partenza del maestro verso Parigi, ritorna alla Scuola del Nudo del Pollastrini. Nel 1846 si arruola con i volontari di Siena e di Pisa, e nel 1848 il suo furore mazziniano trova sfogo nelle battaglie di Curtatone e Montanara. In seguito a questa esperienza bellica, il Lega torna a Firenze, diventando allievo di Antonio Ciseri.

Gli anni Cinquanta del XIX secolo vedono l’affermazione del Lega sul palcoscenico artistico italiano, grazie alla partecipazione a vari concorsi accademici: tra i piú prestigiosi il Concorso Triennale indetto, nel 1852, dall’Accademia di Belle Arti di Firenze, per il quale esegue il David che placa con il suono dell’arpa le smanie di Saul, ottenendo il primo premio. Verso il 1857 inizia a frequentare il Caffè Michelangiolo di via Larga a Firenze, locale in cui si danno ritrovo quegli artisti -Serafino De Tivoli, Saverio Altamura, Telemaco Signorini, Vito D’Ancona, Domenico Morelli-  che saranno poi definiti dalla stampa “macchiaioli” e avvicineranno il Lega ad una pittura meno accademica e piú attenta al vero.

I periodici spostamenti (i primi risalgono al 1861) di un gruppo di artisti -tra i quali si ricordano, oltre al Nostro, Telemaco Signorini, Odoardo Borrani, Giuseppe Abbati e Raffaele Sernesi- verso la campagna toscana, danno vita alla cosiddetta “Scuola di Piagentina”, dal nome della località nella quale questi pittori erano soliti soggiornare, ospiti della famiglia Batelli. Morta nel 1870 Virginia Batelli, probabilmente la donna amata dall’artista, il Lega ritorna l’anno successivo nel suo paese natale, per poi ristabilirsi nuovamente a Firenze entro l’autunno. Nel 1872 muore Giuseppe Mazzini: il Lega, da fervente mazziniano, si reca a Pisa per visitare la salma, eseguendo, inoltre, degli studi per un ritratto (Mazzini morente, 1872-1873).

Nel 1875, assieme al suo amico Borrani, avvia una galleria d’arte incentrata sulla pittura macchiaiola, la “Galleria di quadri moderni Borrani Lega e C.”; i due artisti sono peró costretti a chiudere l’attività entro un anno, data la loro non brillante gestione. Questa “avventura” causa al nostro artista la perdita dell’eredità ricevuta alla morte dei fratelli, lasciandolo in cattive condizioni economiche. Intanto, la malattia che lo aveva colpito agli occhi all’inizio del decennio peggiora in progressione continua, senza però impedirgli di continuare a dipingere: nel maggio del 1878, infatti, partecipa all’Esposizione Universale di Parigi con Il cuoco, mentre due anni piú tardi presenta Una scena di famiglia alla Prima Esposizione Internazionale di Quadri Moderni a Firenze.

Nel 1886 conosce, durante una gita a Gabbro, Clementina Fiorini, con la quale instaura un rapporto molto stretto che non fa escludere un legame anche piú intimo, come testimonierebbero i continui soggiorni del Lega nel paesino toscano. Sono di questo periodo opere come Gabbriggiane che fanno la calza (1887) e Le gabbrigiane, inviata all’Esposizione Universale di Parigi del 1889.

Arrivato ormai alla quasi totale cecità, il Lega viene aiutato dai suoi amici (tra i quali Lodovico Tommasi) a vendere o a esporre le proprie opere, ma purtroppo senza successo. Il 10 agosto 1895 è ricoverato all’Ospedale San Giovanni di Dio di Firenze; muore circa un mese piú tardi, il 21 settembre, a causa di un carcinoma allo stomaco.

 

Lo stile

 

Gli esordi artistici di Silvestro Lega sono stilisticamente (ma non qualitativamente) molto lontani dallo stile “a macchia” che lo ha reso il celebre pittore che conosciamo. Infatti, sia gli insegnamenti di Luigi Mussini che quelli di Antonio Ciseri spingono l’artista a cimentarsi in una pittura di carattere purista, improntata ad un disegno netto e allo studio dei quattrocentisti toscani, Piero della Francesca su tutti; nello studio del Mussini, inoltre, il Lega fa la conoscenza dello svizzero Franz Adolf von Stürler, già allievo del francese Ingres, che avvicina il forlivese all’accademismo francese. Il David che placa con il suono dell’arpa le smanie di Saul (1852) è forse l’esempio piú lampante dell’accademismo purista del Lega, sia per il soggetto che per lo stile, mentre il quadro La musica sacra, dipinto nel 1857 come copia di un’opera del Mussini, puó essere considerato decisamente “ingrista” sia nella composizione che nel disegno.

Il 1857 segna una leggera svolta nella pittura di Silvestro Lega: nell’estate di questo stesso anno, infatti, inizia a frequentare il Caffè Michelangiolo, dove si ritrovano alcuni artisti di ritorno da Parigi, i quali trasmettono ai loro compagni l’interesse per le ricerche impressionistiche del periodo. Questi artisti, denominati macchiaioli per la loro tecnica pittorica, mirano a restituire la natura cosí come appare all’occhio, tramite pennellate brevi e semplificate, e senza l’artificiosa mediazione del disegno, sul modello dei loro contemporanei francesi.

L’adesione del Lega ad una pittura “di macchia” è peró graduale, poiché le lunette eseguite per l’Oratorio della Madonna del Cantone (1857) rivelano un tratto ancora purista. Il passaggio intermedio è ben evidente anche in opere come Ritorno di bersaglieri da una ricognizione e Imboscata di bersaglieri (entrambe del 1861), nelle quali la precisa definizione formale dei personaggi e il verismo ottico del paesaggio circostante coesistono armoniosamente, mentre decise declinazioni accademiche resistono ancora nel Ritratto di Giuseppe Garibaldi (1861). Da questo periodo in poi il Lega si avvicinerà sempre piú alla poetica macchiaiola, volonteroso di liberare la pittura dai condizionamenti accademici. Cambiano anzitutto i temi dei suoi dipinti, incentrati ora sul focolare domestico della famiglia Batelli (poi su quello della famiglia Cecchini), e cambia lo stile, ora pienamente sensibile al problema dei valori cromatici e tonali e all’osservazione dal vero, come risulta evidente nei dipinti Tra i fiori del giardino (1862) e Il pergolato (1868). Queste due opere, come dimostrano la stesura del colore e la vibrante luminosità che da esse traspare, sono incredibilmente molto vicine ai dipinti impressionistici di Monet.

La malattia agli occhi che lo colpisce dagli anni Settanta si riflette nelle opere del Lega, accentuando nell’artista quella visione “a macchie” che andava sviluppando progressivamente nei suoi dipinti. La macchia, rapida e sommaria, diventa quindi sempre piú strumento emozionale, e la sua arte è ormai orientata verso una pittura interiorizzata, in cui i particolari analitici sono trascurati e le forme liberate attraverso il contrasto di masse colorate.

 

 

Mirko Moizi