UMBERTO BOCCIONI

La città sale

1910-1911

 

 

La città sale, olio su tela, 199,3 x 301 cm.  New York, Museum of  Modern Art

 

 

Seminascosti da un groviglio di corpi umani e animali, si intravedono nella parte superiore del dipinto i ponteggi adibiti alla costruzione di un edificio, ai quali fa da sfondo, relegata nell'angolo di destra, la ciminiera di una fabbrica e, a sinistra, una linea tranviaria, espressioni materiali del progresso contemporaneo. Evoluzione di un tema caro all'artista, La città sale rappresenta il passaggio di Boccioni dall'esperienza divisionista, ancora ben visibile nel linguaggio sciolto e nelle pennellate a vista, a quella futurista, legata a concetti moderni come tecnologia e dinamismo.

Dipinto osservando dalla propria abitazione i lavori per la realizzazione di una vasca di raffreddamento per la centrale elettrica di piazza Trento a Milano, il quadro dimostra come Boccioni desiderasse proporre l'idea di una società ancor più dinamica di quella del primo Novecento, già indiscutibilmente proiettata verso il futuro, attraverso espedienti visuali quali l'ascensione dell'edificio verso l'alto (la città che sale, appunto) e lo sprigionarsi dell'energia umana ed elettrica, unite nel nome del progresso. A queste si oppone furiosamente la potenza naturale, qui rappresentata dal cavallo rosso fuoco che cerca di liberarsi dalle costrizioni della cosiddetta civiltà, come in una sorta di presa di coscienza da parte dell'artista che non tutto possa essere sottomesso al volere umano. Uno iato ben evidente che esprime le tensioni di un'epoca in forte crisi, sospesa tra volontà innovatrici necessarie al miglioramento della condizione umana e amore per lo stato primordiale delle cose.

A livello compositivo, numerose risultano le opere contemporanee studiate da Boccioni e utilizzate come “materiale visivo” per la realizzazione del dipinto: per comprendere le scelte effettuate dall'artista è necessario tener presente che in quegli anni Boccioni era un pittore in un delicato periodo di formazione e che la sua debole preparazione tecnica e il suo spiccato eclettismo lo portavano spesso a confrontarsi con un modello più affermato nel tentativo si superarlo. Tra le fonti più importanti, due opere di Gaetano Previati e un'opera di Théophile-Alexandre Steinlen intitolata Vae Victis. Dal pannello centrale del Trittico dell'Eroica deriva il cavallo rosso fiammeggiante, mentre da Visioni di marine antiche: caravelle pisane Boccioni recupera i cunei delle vele e li trasforma nei basti acuminati dei cavalli. Di Steinlein, invece, restituisce il motivo della città in costruzione davanti alla quale un uomo accompagna due cavalli aggiogati ad un carro, resi indiscutibilmente più dinamici per l'influenza delle teorie futuriste sul movimento e sull'istantaneità della visione, che Boccioni porterà negli anni successivi alle estreme condizioni.

 

 

 

Mirko Moizi