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Antonio Visentini (Venezia 1688 –  1782) - lo stile pittorico

 

La sua personalità di pittore è riemersa alla luce solo da poco tempo: è questo il caso delle opere più note dell'artista, cioè nelle vedute commissionate dal Console Smith nel 1746, per le quali ebbe a fianco Francesco Zuccarelli. Si tratta della famosa scena con « L'arco di Trionfo in onore di Giorgio II » e « la Burlington House ». 
Sebbene Antonio Visentini  rimanga molto al di sotto dei livelli pittorici del Canaletto,  tuttavia ha una sua tecnica personale, ricca di mordente, estremamente precisa ed attenta nel rendere l'atmosfera e la luminosità dei prototipi canalettiani.
 
"Se Antonio Visentini nelle Prospettive di Venezia dimostra lo spessore del suo appassionato professionismo sottoponendo gli smaglianti dipinti di Canaletto a una lettura che lo porta ad assumere quelle tele "come un grande altissimo pretesto per darci una sua visione della città", così in un certo senso tradendo la Venezia del grande vedutista; se la fama dell'incisore resta ancora legata a quella serie più e più volte ristampata fino all'Ottocento inoltrato, a riprova di un grande successo che si può spiegare solo con l'eccezionalità della traduzione acquafortistica; se tutto questo è innegabilmente vero, proprio dall'Isolano Veneto però viene la dimostrazione del fatto che la felicità illuminata delle incisioni visentiniane non dipendeva in qualche modo dall'esser le stampe collegate al lavoro di traduzione dei famosi dipinti di Canaletto. Perché qui, dove tutto (invenzione, disegno, intaglio) è suo, l'inimitabile peintre-graveur realizza una serie di rami che non è eccessivo definire superba. Si osservino attentamente i fogli dell'Isolano: il punto di vista rialzato, tipico delle vedute insulari di Coronelli e di Lovisa, è calato quasi a pelo d'acqua per infondere maggior naturalezza e familiarità al taglio vedutistico. Il segno, nitidissimo, costruisce le architetture con una leggerezza che si fonde mirabilmente con i cieli ariosi e i brillanti luccichii della laguna. La sensazione che ne deriva è di una freschezza argentina, di una gioiosa limpidezza, di un piccolo mondo incantevole e incantato. E non trascurabile contributo alla singolarità dell'effetto offrono le deliziose cornici, in apparenza così simili eppur tanto variate in quel meditato intreccio di elementi classici e del più leggiadro rococò. Ogni vignetta, a dispetto dei molteplici elementi compositivi (veduta, inquadratura architettonica, ornato), appare così leggera, così garbatamente e squisitamente briosa e tersa che forse meglio non si sarebbe potuto fare: si considerino, in particolare, le isole di S. Giorgio Maggiore, della Madonna delle Grazie, di S. Francesco del Deserto, di S. Jacopo in Paludo, di S. Elena e sull'attenzione che ad esse rivolse un maestro del livello di Francesco Guardi, che ne trasse spunto per qualche tela."
 


(Dario Succi)   da Isolario Veneto 1985