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Giovan Battista Piranesi (Mogliano Veneto 1720 – Roma 1778)

 

Figlio di Angelo, un tagliapietre, e di Laura Lucchesi, Giovan Battista Piranesi nacque a Mogliano Veneto il 4 ottobre del 1720. La sua formazione culturale fu aiutata dal fratello Angelo, monaco certosino, che lo avvicinò presto allo studio del latino e della letteratura antica. Avviato alla carriera di architetto negli studi di Matteo Lucchesi prima, e Giovanni Scalfarotto poi, dopo alcuni progetti ingegneristici si appassionò all’arte della decorazione e al disegno, influenzato dalle vedute del Canaletto. Data al 1740 il suo primo viaggio a Roma come disegnatore al seguito di Francesco Venier, nuovo ambasciatore di Venezia inviato a sostituire Marco Foscarini, futuro doge. Qui Piranesi rimase ben presto affascinato dai panorami romani e, comprese le possibilità lavorative che non potevano dargli nè la carriera di architetto nè il capoluogo veneto, dopo un apprendistato presso Domenico e Giuseppe Valeriani per studiare scenografia entrò nello studio di Giuseppe Vasi, vedutista siciliano che gli insegnò le tecniche dell’incisione all’acquaforte. Per diversità di opinioni Piranesi ruppe molto presto con il maestro e nel 1743 stampo' il suo primo lavoro ad incisione, intitolato Prima parte di Architettura e Prospettive. Nello stesso anno ritornò a Venezia, dove si ipotizza, ma le fonti sono discordanti, un impiego come decoratore nella bottega del Tiepolo: datano a questo periodo i primi lavori per i cosiddetti Grotteschi, la cui esecuzione è probabilmente compresa tra il 1744 e il 1748. A Venezia il Piranesi rimase per poco più di un anno, perchè tra il 1744 e il 1745 collaborò con Giovan Battista Nolli alla realizzazione della Nuova pianta di Roma, a cui fecero seguito una serie di vedute romane (Varie Vedute di Roma Antica e Moderna, 1745) preparate in collaborazione con alcuni studenti dell’Accademia di Francia. Le notizie riguardanti gli spostamente dell’artista in questo periodo sono molto confuse: tra le ipotesi, un trasferimento tra il 1745 e il 1747 nuovamente nella città lagunare, per poi tornare definitivamente a Roma nel settembre del 1747, dove aprì bottega in via del Corso di fronte a Palazzo Mancini. Dopo un inizio di stenti in cui fu quasi costretto a limitarsi a vendere stampe di altri artisti, Piranesi riuscì a pubblicare presso Giovanni Bouchard sia le Opere varie nel 1750 (che, oltre ad una serie di vedute immaginarie e reali, contenevano anche i Grotteschi), sia la prima edizione delle Invenzioni - Capricci di carceri (composte da quattordici tavole realizzate tra il 1745 e il 1750), nonché Le Magnificenze di Roma nel 1751.

Sposata Angela Pasquini nel 1752, dalla quale ebbe Laura (1755) e Francesco (1758-59), Piranesi riuscí a compiere ulteriori studi sulle antichità romane che diedero vita a numerose raccolte. Tra queste meritano attenzione Antichità Romane dÈ tempo della prima Repubblica e dei primi imperatori (1756), Fondamenta del Mausoleo di Adriano, Campo Marzio dell’antica Roma e le Carceri d’invenzione riproposte in una nuova edizione ampliata (1761), come pure l’importantissima opera teorica Della Magnificenza ed Architettura dÈ Romani (1761), punto cardine delle teorie piranesiane in cui l’artista sostenne, in aperta polemica con il Winckelmann, la superiorità dell’architettura romana nei confronti di quella greca: queste idee culminarono poi nel suo Parere sull’architettura (1765). I successi teorico-artistici furono inevitabilmente accompagnati da vari riconoscimenti ufficiali: nel 1757 venne infatti eletto membro onorario della Royal Society of Antiquares di Londra, nel 1761 entrò nell’Accademia di San Luca a Roma e nel 1767 venne nominato Cavaliere dello Speron d’Oro. Questi consensi ottenuti sia nel campo artistico che in quello sociale ne amplificarono la fama e di conseguenza il patrimonio, stimato a quasi sessantamila scudi alla fine degli anni Sessanta, frutto anche del notevole lavoro (e dei guadagni da esso ottenuti, come ricorda lo stesso Piranesi in una lettera) per le sue Vedute di Roma, che lo tennero occupato per quasi tutta la sua vita (alcune di queste vedute sono datate al 1776).

Come accennato in precedenza, il desiderio giovanile del Piranesi era quello di diventare architetto: purtroppo per lui, però, gli incarichi commissionatigli furono veramente esigui. Nel 1763 venne incaricato da Papa Clemente XIII (al quale aveva appena dedicato i Lapides Capitolini del 1762) per il restauro del coro e la costruzione dell’altar maggiore di San Giovanni in Laterano, limitato però solamente alla fase progettuale (una ventina di disegni conservati all'Avery Library della Columbia University permettono una completa analisi dell’evoluzione del progetto); l’anno successivo, invece, lavorò per la ristrutturazione della chiesa di Santa Maria del Priorato e la sistemazione con obelischi, steli e trofei dell'attuale piazza dei Cavalieri di Malta a Roma, terminata intorno al 1766. Nel 1764 realizzò una serie di tavole su indicazioni di Robert Adam, architetto inglese conosciuto una decina di anni prima che pubblicò postume, nel 1779, queste quattro tavole del Piranesi: da ricordare come lo stile architettonico e i progetti di Adam vennero influenzati, per la concezione degli spazi e la monumentalità degli edifici, dalle incisioni dell’artista italiano. Dopo aver assiduamente frequentato Ercolano e Pompei ed essere entrato in polemica con l'Accademia di S. Luca per il monumento da dedicare a Pio Balestra, Piranesi pubblicò tra il 1777 e il 1778 una serie di incisioni riguardanti la città di Paestum (Differents vues de Pesto, terminate con l’aiuto del figlio).

L’artista morì nella sua casa di Roma il 9 novembre 1778 dopo una lunga malattia, non prima di aver dato alla luce Vasi Candelabri Cippi Sarcophagi Tripodi Luceme ed ornamenti antichi, una raccolta di incisioni di oggetti antichi in cui traspare tutta l’abilità decorativa dell’artista-architetto veneto. Nel 1792 venne pubblicato il catalogo generale delle sue opere ad opera del figlio Francesco.

 

 


Mirko Moizi