Arturo Rietti (Trieste 1863 - Padova 1943)

 

 

Nel 1879 intraprese gli studi all'Accademia di Firenze col Fattori, ma nella città toscana, pare, lo colpirono molto le opere di Arnold Boeklin, artista svizzero che realizza l'immagine con una saldezza ancora realistica e una precisione accademica, rimanendo estraneo al clima morboso e decadente del simbolismo francese.
Dal 1884 al 1886 Rietti fu a Monaco di Baviera allievo del Gysis e del Defregger, ma intese soprattutto la lezione del Lenbach; su questa solida base monacense innestò poi i modi correnti del tardo Ottocento lombardo (T. Cremona, E. Gola).
Dopo un breve soggiorno a Roma e a Milano, dal Troubetzkoy, tornò in Germania, esperendo il nuovo impressionismo tedesco. Nel 1889 si recò a Parigi, dove con un Ritratto di vecchia signora vinse la medaglia d'argento all'Esposizione Universale.
In un successivo soggiorno parigino (1908) conobbe l'opera di Whistler, che non mancò di esercitare sul pittore triestino una certa suggestione coloristica. A partire dal 1897, oltre che a numerose mostre internazionali, partecipò ripetutamente alle Biennali veneziane.
Il periodo dal 1890 all'inizio della prima guerra mondiale fu il più felice della sua pittura; ebbe ampi riconoscimenti ufficiali; dal 1904 visse a Milano, dove ebbe un gran successo mondano eseguendo ritratti a donne e uomini della ricca borghesia.
Nel corso della sua vita trattò sia la natura morta che le vedute; ma la fama di Rietti è legata al ritratto, eseguito quasi sempre a pastello (tecnica nella quale era un vero maestro), con calma e raffinata sapienza tecnica, ed una personale maniera interpretativa che non lo rende mai arido.
Tra le donne ritrasse la marchesa Casati, la principessa Trivulzio, la contessa Durini, tra gli uomini Puccini, D'Annunzio, Hortis, Boito, Toscanini e lo scrittore indiano Tagore (Rabindranath Thakur), Premio Nobel nel 1913.
I ritratti di Rietti sono molto somiglianti, di estrema abilità discreti nel tono, nel colore, nella psicologia.
Nel 1934, '35, '36 partecipò a mostre triestine, ma fino alla morte, avvenuta nel 1943, non risulta abbia esposto altro nella sua città
Una retrospettiva si tenne a Roma nel 1946, a Milano nel 1948, e a Trieste nel 1949.

 

 

Walter Abrami