Enrico Fonda (Fiume  1892  – Parigi 1929)

 

 

Enrico Fonda nacque a Fiume nel 1892 (per altre fonti 1891) da Rosa Pugnalino-Pierobon e da Antonio Fonda; la famiglia piranese era giunta in questa città perché il padre, uomo assai colto, aveva ottenuto una cattedra al ginnasio locale.

Ultimo di sette figli, Enrico compì là gli studi; dal 1911 al 1914 fu prima a Budapest dove per soddisfare il desiderio dei genitori s’iscrisse ad architettura all’Accademia di Belle Arti, poi a Monaco dove soggiornò per un breve periodo avendo ottenuto un premio “per distinzione”.

Durante la guerra fu militare a Radkensburg come altri pittori triestini quali Barison, Timmel, Orell e Grimani che presumibilmente conobbe. Al termine del conflitto mondiale ritornò a Fiume senza completare gli studi; nella città del Quarnaro espose per la prima volta nel 1919. Iniziò presto a viaggiare e una delle sue mete favorite fu Asolo dove con la moglie sostava a Villa Pasini. A Trieste fu spesso ospite della famiglia Fonda Savio e nella villa di Opicina (Strada per Basovizza) realizzò i ritratti di Letizia, figlia d’Italo Svevo e dei tre figli che ella ebbe dal matrimonio con Antonio Fonda Savio. Stupefacente il Pieretto del 1922. In questi anni strinse amicizia con lo scrittore che gli fu sempre vicino moralmente e lo incoraggiò anche quando Enrico si trasferì a Milano o a Parigi. Esistono alcune testimonianze scritte e brevi carteggi a conferma di quanto detto. Nel 1920 iniziò ad essere presente a Ca’ Pesaro nell’esposizione d’estate: è l’anno che vide sdoppiarsi, dopo tante polemiche, la tradizionale mostra veneziana. Infatti il 15 luglio s’inaugurò nella Galleria Geri Boralevi un’esposizione d’artisti dissidenti alla quale parteciparono pure Castrati, Semeghini e Rossi.

Per quanto riguarda i rapporti che Fonda strinse con questi pittori, ci sono ancora molti punti oscuri che andrebbero studiati e approfonditi. Nelle Memorie padovane di Gino Rossi scritte da De Tuoni e pubblicate nel 1959, il critico ricorda gli incontri di Padova al Caffè Moderno, quelli di Venezia e del Montello. Uno dei quadri più riusciti di questo fulgido momento, intitolato Primavera ad Asolo apparteneva al pittore Edoardo Devetta. I viaggi frequenti lo condussero a Brera, agli Uffizi; in Toscana studiò soprattutto la pittura di Giovanni Fattori e dei Macchiaioli. Fonda fu ammesso anche alla Biennale del 1922 e nella sala n. 10, accanto a due opere di Piero Fragiacomo, espose Un provinciale. In questa Biennale vi fu la personale di Modigliani e la mostra postuma di Veruda. Espose ancora alla Ca’ Pesaro nelle due edizioni (primavera e autunno) del 1923, nel ’24, nel ’26, nel ’27 e nel ’28. Alla Biennale del 1926 presentò Donna al piano e Vespro quando l’onore della personale era per Felice Carena, Ardengo Soffici, Giovanni Segantini e Arnold Böcklin. Intanto il Fonda si trasferì definitivamente a Milano (1924) dove ebbe lo studio in via Bronzetti. Nella città lombarda partecipò alla Prima Mostra del Novecento italiano e inviò delle opere al Salone degli Indipendenti di Parigi (1926). Nel tardo autunno del 1927 giunse a Parigi e qualche mese più tardi tenne una mostra presso la Galleria Dru. Sempre nel 1928 le sue tele furono accolte al Salon D’Automne e il governo francese, tramite il Ministero delle Belle Arti, acquistò L’atelier per destinarla alle Raccolte del Museo del Lussemburgo (oggi l’opera si trova presso il Museo Nazionale d’Arte Moderna “Centro George Pompidour”). Nel medesimo anno inviò pure due quadri a Trieste per la Mostra del Sindacato che si tenne al Padiglione del Giardino Pubblico. La morte a causa di una broncopolmonite, sopraggiunse nell’abitazione-studio di Rue Lecretelle.

 

 

 

Walter Abrami