Carlo Arienti (Arcore Brianza (MI)  1801 - Bologna 1873)

 

 

Carlo Arienti, nasce il 21 luglio 1801 ad Arcore Brianza (MI); trascorre la prima giovinezza a Mantova, dove il padre è direttore botanico dei giardini cittadini; le opere del Mantegna e di Giulio Romano lo avvicineranno alla pittura a cui si dedica con studi da autodidatta, copiando gli affreschi di Palazzo Ducale e di Palazzo Te. Alla morte del padre, si trasferisce a Milano dove frequenta l'Accademia di Brera, allievo di Camillo Pacetti e Luigi Sabatelli . Espone nel 1823 un Temistocle che chiede ospitalità (grande cartone con disegno eseguito a lapis) e l'anno seguente Oreste che si palesa alla sorella Elettra

Dal 1824 al 1829 è a Roma  per continuare gli studi presso le Accademie di San Luca e di Francia e dove si avvicina al gruppo dei nazareni. Ritornato a Milano, riceve  la prima commissione di prestigio dalla contessa Giulia Samoyloff, per la quale realizza Maddalena penitente, esposta nel 1829 a Brera. Nel 1831 riscuote un notevole successo con il Ritratto di Vincenzi Bellini,  oggi al Conservatorio di Napoli.   Arienti si delinea in quegli anni quale figura preminente del Romanticismo storico milanese svolgendone i temi più caratteristici, come quelli di soggetto letterario-storico. Con queste opere, a cui si aggiungono i ritratti, parteciperà nel corso degli anni Trenta alle rassegne braidesi. Nel 1832 con La morte di Barnabò Visconti e Ildegarda al verone; nel 1833 con Beatrice di Tenda e Orombello e Ettore Fieramosca che si assente da Ginevra; l'anno seguente con la Morte di Giovanni Maria Visconti e con Il conte Alfonso Porro Schiaffinati in abito da cacciatore, opera questa che propone un'originale interpretazione del canone purista. Nel 1835 con un Episodio del Diluvio Universale, due anni dopo con La congiura dei Pazzi e con Citennestra.

Nel frattempo, nel 1838,  dirige i lavori per la realizzazione di 24 bassorilievi dipinti a chiaroscuro aventi come tema la celebrazione dei fasti civili di Ferdinando I. In un primo momento questi dipinti verranno collocati nella Sala delle Cariatidi in Palazzo Reale a Milano ma poi tolti, fatto questo che ne determinò la perdita, ne restano solo sette bozzetti definitivi su carta e non tutti sono disegnati dal nostro artista. Il suo ritratto di Amedeo VIII, eseguito per la Sala del caffè del Palazzo Reale torinese riceve l'entusiastica approvazione del Re Carlo Alberto, il quale lo aiuta a ottenere la carica di professore di pittura all'Accademia Albertina che mantiene dal 1843 al 1859. Dal Re riceve anche la commissione per Federico Barbarossa cacciato dal popolo durante l'assedio di Alessandria; sempre durante il soggiorno piemontese realizza Gli Augioli del Calvario nel 1846 ed esposto a Brera nel 1853; nel 1848 su commissione del  marchese Antonio Busca di Milano esegue un Episodio della persecuzione dei martiri cristiani. I ritratti di questi anni sono: Il Generale Cialdini, Carlo Alberto, Giulio Romano. Dal 1859 assume la direzione dell'Accademia di Belle Arti a Bologna per le province dell'Emilia. Destinati alla Villa Reale di San Michele in Bosco l'Ariente realizza La barra di Caronte di commisione reale e L'origine della Lega Lombarda. Per il sindaco di Bologna dipinge un ritratto di Vittorio Emanuele. È commissario artistico nel 1859 per il concorso nazionale istituito dal governo provvisorio toscano e nel 1869 a Firenze in quello del governo italiano. L'ultimo decennio della sua carriera è caratterizzato da polemiche contro la tradizione accademica e dalla sua incapacità di adeguarsi alle nuove istanze artistiche.  Nel 1871 coinvolto in uno scandalo per irregolarità in un concorso di ammissione, è sostituito alla direzione dell'Accademia dall'ingegnere Luigi Prochte. Il suo biografo Masini sottolinea l'impegno patriottico dell'artista che si concretizza sia nell'adesione alla Società Nazionale Italiana fondata da Daniele Manin sia in donazioni come la tela La Lombardia che implora soccorso al Piemonte, la cui vendita permette l'acquisto di fucili per le guerre d'indipendenza.  Arienti muore a Bologna il 21 luglio 1873.

 

 

Pasqualina Di Gaeta

 

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

Pittori e Pittura dell’Ottocento Italiano, De Agostini, Novara 1997-1998

 

Thieme-Becker, Allgemeines Lexikon der bildenden Künstler, Leipzig 1992

 

AA.VV.: La Pittura in Italia - L'ottocento - Electa,  Milano 1991

 

Dizionario Enciclopedico Bolaffi dei pittori e degli incisori italiani dall'XI al XX secolo, Torino 1972

 

A. M. Comanducci, Dizionario illustrato dei pittori e incisori italiani moderni, Milano 1962