Clemente Alberi (Rimini 1803 - Bologna 1864)

 

 

Clemente Alberi  nacque a Rimini nel 1803. Il padre Francesco, dal 1804 al 1836, docente di figura nell'Accademia di Belle Arti, era figura autorevole nella pittura neoclassica bolognese; lo zio Eugenio, letterato e filosofo. Clemente,  inizialmente guidato dal padre, dal 1818 frequentò l'Accademia e tra il 1823 e il 1824 presentò ai concorsi Curlandesi i dipinti La Vanità e La Modestia. Nel 1825 ottenne un premio con Pitagora con seguaci determina co' pesi della bilancia le proporzioni armoniche. Dedito alla pittura storica e religiosa, studiò i maestri del '500 e del '600 presenti a Bologna, esercitandosi nella copia di opere: Santa Cecilia di Raffaello in San Giovanni in Monte; Pietà di Guido Reni in Santa Maria della Pieta (1841); Comunione di san Girolamo, di Agostino Carracci, in San Girolamo alla Certosa. Negli anni seguenti, in contatto con Rimini e con l'area pesarese, eseguì diversi ritratti, con dovizia d'ornamenti, per l'aristocrazia locale. Nel 1827, è documentato a Firenze dove entrò in contatto con la pittura purista toscana. Nel 1828 dipinse per il conte riminese G. B. Amati  Paolo e Francesca sorpresi da Lancillotto; dello stesso anno è il Ritratto della Principessa L. Rasponi Murat. Collaborò inoltre alle Vite e ritratti di personaggi illustri, edito a Bologna nel 1833. Sollecitato da una fitta committenza, incluso lo zar Nicola I, l'artista intensificò la produzione ritrattistica. Nel 1839, ottenne la cattedra di pittura dell'Accademia bolognese, divenendo anche membro onorario dell'Accademia di San Luca a Roma, ove risiedette per qualche mese. Durante il soggiorno romano inviò a Bologna la Carità filiale, rivisitazione della "Carità romana". Nel 1844 affrescò la cupola di San Domenico con angeli musicanti.

Nel 1845, realizzò il dipinto Brunelleschi descrive a Costantino Sforza i piani della fortezza pesarese; del 1848 è l'Autoritratto dell'Accademia di Belle Arti a Bologna. Pur dipingendo assiduamente, Clemente Alberi  continuò ad insegnare fino al 1860, quando la cattedra venne assegnata ad Antonio Puccinelli, decretando di fatto l'uscita dell'artista dalla vita artistica bolognese; quella terrena si concluderà quattro anni più tardi, in quella Bologna che tanto lo aveva onorato.

Tra le sue opere ricordiamo ancora: Ritratto di Pio VIII; Ritratto della contessa Giulia Tomani Amiani, 1831 (Fano, Pinacoteca Civica); Ritratto di Teresa Gararozzi, 1836 (Firenze, Galleria di arte moderna);  Ritratto del cardinale V. Macchi (Bologna, Pinacoteca Nazionale);  Ritratto dell' ingegnere Carlo Brunelli, 1854; Ritratto del conte Filippo Bentivoglio; Ritratto del Marchese M. Ricci, 1843; La scoperta del delitto di Caino (Bologna, collezione Cassa di Risparmio);  Ritratto di Camillo e di Paolina Versani, firmato e datato 1858 (Forlì, Musei Civici); pala con il Martirio di Santa Filomena per la chiesa di Sant'Agostino di Fano.

 

 

Giorgio Catania

 

 

 

Bibliografia:

 

Pittori e Pittura dell’Ottocento Italiano, De Agostini, Novara 1997-1998

 

Thieme-Becker, Allgemeines Lexikon der bildenden Künstler, Leipzig 1992

 

AA.VV.: La Pittura in Italia - L'ottocento - Electa,  Milano 1991

 

AA.VV., Cultura neoclassica e romantica nella Toscana granducale, catalogo della mostra a cura di S. Pinto, Firenze 1972

 

Dizionario Enciclopedico Bolaffi dei pittori e degli incisori italiani dall'XI al XX secolo, Torino 1972

 

A. M. Comanducci, Dizionario illustrato dei pittori e incisori italiani moderni, Milano 1962

 

Catalogo della mostra degli artisti Romagnoli dell'800, Faenza 1955