Francesco La Monaca (Catanzaro, 1882 - Washington, 1937)

 

 


Pittore e scultore, nacque da Antonio, falegname e da Rosaria Cristallo, filatrice. Compì gli studi tecnici nella sua città e all’età di diciannove anni si arruolò in fanteria, ottenendo la nomina a sottotenente, il più giovane ufficiale d’Italia. Nel 1903 tentò inutilmente di ottenere una borsa di studio, per cui decise di emigrare a Parigi, dove frequentò la Scuola di Belle Arti, allievo di Thomas e di Injalbert. Per continuare negli studi fu costretto a lavori manuali, fece l’imbianchino, il muratore, il falegname. Conobbe e divenne amico di Picasso, Matisse e Modigliani, rimanendo tuttavia distante dalle loro esperienze. Superato il periodo di studi, entrò, 1908, nella fase creativa del suo lavoro, esponendo La Danzatrice. L’anno successivo già espose al “Salon des artistes français”, che lo vide presente in numerose edizioni : 1911 - con La povertà; 1912 - con La vittoria di David, che ebbe la Menzione onorevole e Napoleone a cavallo; 1913 - con Gli eroi del mare, per cui ricevette la Medaglia di bronzo; 1914 - con L’ultimo sforzo; 1920 - con Il dolore (detto anche Grande nudo femminile), Solitudine e Amore disarmato; 1923 - con due Ritratti; 1924 - con un Busto; 1927 - con Faunesse envirée; 1930 - con La Baccante. Nel 1911 inviò all’Internazionale romana l’Orfanella. Nel 1914 si recò a Londra, fu ricoverato in ospedale (soffriva spesso di ulcera gastrica) e tentò di aprire uno studio. Tornato a Parigi, 1915, cominciò a dedicarsi anche alla pittura, collaborando, come corrispondente di guerra, con L’Illustrazione, firmando i disegni con lo pseudonimo di Lémoine. A Venezia nel ’20 espose un olio, Testa d’uomo. Nel 1921 partì per gli Stati Uniti, dove conobbe alterne fortune; per cui decise di ritornare in Europa, a Londra, dove aprì uno studio e realizzò i Ritratti delle maggiori personalità del tempo, G.B. Shaw, L’Arcivescovo di Canterbury e molti altri, che espose alla Fine Art Gallery. La mostra, composta da trentaquattro opere in bronzo e marmo, realizzate in appena cinque mesi, ebbe un successo enorme, tanto da essere ripetuta in una sede pubblica, il Municipio di Eastbourne. L’artista venne considerato il maggior ritrattista del tempo. In questo periodo espose in molte città della Costa Azzurra, a Parigi (Galleria Lambert), Deauville, Biarritz, Bruxelles; Paris-soir gli dedicò un articolo in prima pagina. Alla mostra dello Sporting-club di Parigi del 1927 venne intervistato dalla scrittrice Emilia Cardona, Milly, per conto della Gazzetta del Popolo. Cinque sculture di animali esotici furono riprodotte in un numero non conosciuto di esemplari, per soddisfare le tante richieste. Operato di ulcera, 1928, trascorse la convalescenza in Bretagna, dipingendo opere che espose a Roubaix e alla Galleria Charpentier di Parigi. Nel ’30 dipinse il famoso quadro Signora in pelliccia di lontra, che raffigurava la scrittrice E. Cardona, che nel frattempo aveva sposato il celebre pittore Giovanni Boldini e che, rimasta vedova, divenne sua moglie (1932). Nello stesso anno aprì uno studio a Roma, in piazza Sallustio, eseguendo numerosi ritratti e la scultura La contadina lombarda, che espose alla Exhibition of the Royal Academy di Londra e al Royal Institute of Fine Arts di Glasgow. Nei Musei Vaticani di Roma è collocato il Ritratto di Pio XI, 1933. Nel ’35 realizzò il Monumento a Leonardo, ora ad Amboise. Leonida Repaci nel 1936 pubblicò sull’ Illustrazione Italiana un importante articolo sulla sua opera. Nello stesso anno fu presente alla Mostra romana delle Arti nel Lazio, con una scultura, e compì viaggi a Roma, Firenze, Città di Castello, ove dipinse la campagna umbra nei suoi molteplici aspetti. Morì a Washington, dove si era recato per eseguire il ritratto al Presidente degli Usa, Franklin D. Roosevelt, nella notte tra il 4 e il 5 febbraio all’Hotel Mayflower. La sua salma, trasportata a Parigi, ricevette onori ufficiali e il saluto di artisti, gente di cultura e semplici cittadini. Per volontà della vedova fu tumulata a Neully e sulla tomba fu sistemata la scultura Bernadette.


 


Enzo Le Pera