Oreste Tarditi (Novello 1908 – 1991)  

 

 

 

Oreste Tarditi nel suo studio

 

 

Tarditi Oreste, nacque a Novello: un ridente paesino ai margini della Langa di Dogliani, alto sul colle che del Tanaro domina la sottostante pianura. Paese antico e ricco di storia, dove in un lontano aprile del 1340, si consumò l'assassinio di Manfredo del Carretto, signore del luogo. Nella sua "Storia del Piemonte" il Gabotto, narra: "...Il detto Manfredino Falletti, sposò la figlia unica di Manfredo del Carretto e di Alice di Savoia, sorella del principe Giacomo degli Acaia. Il 22 aprile del 1340 Manfredo veniva assassinato nel suo palazzo in Novello dai figli di suo fratello Giacomo, in complicità con Malefatto suo bastardo mentre l'energica Alice si difendeva valorosamente con l'aiuto dei terrazzani nel Castello del Piano, situato presso il palazzo suddetto...". La madre di Oreste, Clementina Sottimano di professione casalinga e sposa di Pasquale: messo comunale ed agricoltore, lo dette alla luce il 15 dicembre 1908, nel bel giorno di San Valeriano. Terminate le scuole elementari, Egli, trovò lavoro nella vicina Dogliani, presso l'oleificio Tomatis, in qualità di lavabotti e di addetto alla stalla. Questo, gli procurò la gioia dei primi guadagni ma contemporaneamente gli chiarì i propri ideali che, non trovavano riscontro in quella sorta di lavoro. Faticò per circa due anni in quel posto, dopodichè manifestò al padre, il desiderio di frequentare in Mondovì, l'Istituto Professionale ed il genitore che, in quel figlio primogenito di cinque (tre femmine e due maschi) vedeva un aiuto nel sostentamento della famiglia, accondiscese seppure a malincuore.

 

 

Oreste Tarditi, Langa di Novello. Bra, collezione privata

 

 

A Mondovì, Oreste, se la cavò discretamente eccellendo nel disegno, dove ebbe ad insegnante il professor Antonio Cangioli (Mondovì 1893-1952) diplomato all'Albertina di Torino e che nella sua città, teneva studio in fondo a via Piave. A quell'epoca, il giovane Tarditi, covava dentro di se, un grande desiderio: entrare a far parte del "Corpo di Guardia di Finanza" per espletare poi il suo dovere, sulle navi in giro per il mondo. Invece, nel 1927, appena diciottenne la sua domanda di "volontario" fu accettata nel "Corpo di Pubblica Sicurezza" dove, terminato il periodo di ferma obbligatorio, venne confermato: conferma che gli valse trentadue anni di onorato servizio a Torino, in qualità di "Agente Marconista".  La permanenza nella capitale subalpina, gli offrì la possibilità di visitare: gallerie d'arte e musei. Quel contatto visivo, stimolò il suo senso artistico ed il desiderio di ricerca, lo portò a compiere studi specifici e personali, su due grandi del passato: Michelangelo Buonarroti pittore (Chiusi di Caprese "AR" 1475 - Roma 1564) e l'acquerellista inglese Joseph Mallord William Turner (Londra 1775 - 1851) che, con le sue "Impressioni" aveva dato nuovo lustro a questa tecnica. I suoi primi tentativi di pittura ad olio, risalgono al 1930 ma sono però di breve durata. L'incontro con il professor Agide Noelli (Piacenza 1870 - Mondovì 1954) pittore ed architetto, docente di prospettiva all'Accademia Albertina di Torino, fu per lui fondamentale.

 

 

Oreste Tarditi, Vaso di fiori, 1963. Alba, collezione privata

 

 

Noelli, intravide in quel giovane dal fulgido pensiero e dall'animo romantico, l'innato talento e da quel momento Tarditi, fu dedito esclusivamente all'acquerello. Il 14 giugno 1939, coronò il suo "sogno d'amore" conducendo all'altare in Dogliani, Agostina Barroero che, conosciuta durante il periodo trascorso dai Tomatis, non aveva più abbandonato. La seconda guerra mondiale, lo vide impegnato ad eseguire l'ordine perentorio del Regime: coprire ad ogni costo tutte le radio libere, tra le quali, un gran daffare lo procurava "Radio Londra" ma il compito assegnatogli, risultò arduo poichè (come diceva lui) i mezzi a disposizione erano estremamente scarsi. Terminata la guerra, rifugiatosi da tempo nella dolce Mondovì, il professor Noelli; in quella Torino che si stava ricostruendo Tarditi, si legò d'amicizia con Severino Furletti: (Torino 1886 - 1970) pittore di paesaggio, ritrattista, disegnatore di monumenti ed abile acquerellista col quale si accompagnò per oltre un decennio. Le sue prime uscite in collettive, avvennero nel 1955: "Artisti Europei in India", seguita nello stesso anno dalla partecipazione alla rassegna albese "Pittori in vetrina", in occasione della venticinquesima Fiera del Tartufo. Collocato a riposo nel 1959 col grado di maresciallo, Tarditi, fece ritorno nella natia Novello. Iniziò da quel momento, il periodo più esaltante della sua vita. Libero da vincoli, la sua dedizione alla pittura, divenne pressochè totale. La pennellata, si fece più sciolta e quasi senza accorgersene abbandonò il tratto accademico: retaggio dei suoi maestri, cosicchè i suoi elaborati assunsero un valore impressionistico. Allora, il critico d'arte Adalberto Rossi, scrisse: "...Tarditi non si diffonde nei particolari, basta un cenno per impostare tutta la composizione che, si  orienta in rigorose regole prospettiche. Il paesaggio non reca mai alcuna figura; sono vedute pure in cui il pittore è solo con il suo animo e l'emozione visiva". Forte dell'abilità conseguita nella tecnica amata, nel 1963 allestì cinque "Personali" : Alba (Famija Albeisa), Milano (Famija Meneghina), Torino (gall. La Meridiana), Bra (Circolo Sociale), Dogliani (Biblioteca Civica) e sempre nello stesso anno, in Alba, fu tra i soci fondatori del gruppo pittorico: "Figurativi 63" che, testimoniava così con la sua denominazione, l'attaccamento alla tradizione in contrapposizione a quanto andava facendo Pinot Gallizio, con la sua pittura industriale.

 

 

Oreste Tarditi, Tetti della vecchia Torino, 1957. Collezione privata

 

Il legame che, teneva unito quel "Cenacolo" di artisti che, si esprimevano nelle più svariate tecniche, dopo pochi anni si ruppe. Oreste, non si sentì sconfitto e con gli amici: Artom, Bertinat, Buccolo e Prunotto che di quel gruppo, formavano lo "zoccolo duro" dette vita ad un nuovo sodalizio, denominato "La Crota". Ne era sede la bella cantina del Caffè Torino di via Roma, titolare della quale era Cesarino Cerrato (eccellente sommellier) che, per l'occasione aveva coniato il motto: "Arte e vino connubio divino", era l'anno 1970. Rinfrancato nello spirito e nel morale, nel 1971 riprese la sua attività espositiva, allestendo una "personale" ad Alba, presso la galleria d'arte Galeasso. Nel 1972 espose a Genova, (gall. Boccadasse) Asti, (gall. La Fornace) Cremona, (gall. Lombardi). Nel 1973, espose a Cuneo, (Palazzo Civico) ad Alba, (Biblioteca Civica) e negli anni successivi, tornò ancora a Genova, (gall. Boccadasse) Alba, (gall. Galeasso) Cuneo, (Salone Amministrazione Provinciale) Cuneo (Sala delle Colonne) ed infine nel 1978 a Mondovì (Saletta d'Arte). In "Plein Air" dipinse le Langhe, in tutte le stagioni, la laguna veneta, la marina ligure e tante nature morte che disponeva con grande cura, per interpretarle poi con sentimento, più tutta una galleria di ritratti, eseguiti nei momenti più impensati con mano agile, a matita o carboncino. Il contenuto dei suoi acquerelli, (oltre trent'anni di lavoro) è stato condensato dal professore monregalese: Ernesto Billò che, nella "postuma" dell'agosto '92, presso la Sala Ghislieri di Mondovì Piazza, ha scritto:  “ ...Nebbie, nevi, acque, calure estive, autunni accesi di filari e cieli profondi mobili; accenni, trasparenze, riflessi. Questo il meglio di Tarditi, in fogli irrorati d'acqua e lievitati di stupori di un'anima candida eppure profonda...”..La sua "Vis" artistica, si estrinsecò anche nell'arte della recitazione. Per lui, era sufficiente sedersi ad un tavolo, specie se familiarmente imbandito perchè, da fine dicitore quale era, sentisse subitamente la necessità, di recitare alcune delle sue poesie preferite che, erano poi quelle di Nino Costa: Mare Granda, Nivule Bianche, Rasa Nustrana. Per i suoi trascorsi in Polizia e per l'alto senso della giustizia; nella sua Novello, esercitò per oltre un ventennio, l'attività di Giudice Conciliatore, dove s'impose per la grande personalità e per la sua umanità, dimostrandosi sempre al disopra delle parti. Inoltre per parecchi anni, fu vice presidente dell'asilo infantile e capogruppo Avis. Nel maggio del 1980, il comune di Novello, gli allestì una grande mostra antologica, mentre nel giugno del 1981, la Presidenza della Repubblica, lo insignì della nomina a : Grand'Ufficiale. Nel dicembre del 1982, venne presentata una sua cartella serigrafica, contenente: paesaggi, fiori e nature morte. Nella seconda metà degli anni ottanta, si manifestarono i primi acciacchi che, ne rallentarono fortemente il ritmo espositivo, ma la sua abilità nella difficile tecnica acquerellistica, fu sempre manifesta. Si spense nella sua Novello, il 17 ottobre 1991, in un giovedì d'autunno mentre la sua amata Langa, si stava incendiando di colori. Tonino Buccolo che, con Lui ha intessuto un rapporto artistico-culturale, durato oltre trent'anni; ricordandone la figura, sulle colonne di “LE NOSTRE TOR” organo della Famija Albeisa così ha scritto: “…Lo ricordo in un lontano pomeriggio d’autunno, nel 1953, ad Alba in piazza Rossetti, mentre tracciava su un foglio le linee essenziali che riproducevano l’abside del Duomo. Accanto un altro acquerellista, Severino Furletti, stava lavorando sullo stesso soggetto. –Vedimi disse, anche se non mi conosceva, ne io l’avevo mai visto. –Se il disegno è curato, l’acquerello è quasi fatto- come per dire: se non sai disegnare non potrai mai dipingere. ( ..) .Arguto e rapido nella battuta, istintiva fierezza nello sguardo, gentiluomo nel comportamento, sensibile fino al pianto, sembrava avesse l'animo puro di un fanciullo. (...) Possedeva la banalità del bene e la semplicità che deriva da un'onestà interiore “. In Tarditi, l'uomo ed il pittore, furono un binomio inscindibile. Il suo, fu un credo per tanti anni liberamente espresso ed a farne tesoro, è stato il suo allievo prediletto: Giorgio Borgogno che, ne rinnova il segno con umiltà ed amore, ben sapendo che raggiungere i traguardi del suo mentore, sarà impresa più che ardua.

 

 

Flavio Bonardo

 

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

“Pittori e Pittura Contemporanea” – Ed. Il Quadrato – Milano 1969

A. Rossi – “Artisti Figurativi del Piemonte” – Torino 1970.

“Pittori, Scultori, Critici e Collezionisti Contemporanei” – Ed. Donadei – Roma 1971.

 “Annuario Artistico Tuttarte” – Torino 1972.

D. Campini – “Arte Italiana per il Mondo” Ed. S.E.N. – Torino 1972.

“Il Mercato Artistico Italiano 1800-1900” – Ed. Pinacoteca – Torino 1972.

AA.VV. – “Arte Italiana Per Il Mondo” – Ed. Celit – Torino 1978.

A. Buccolo – Le Nostre Tor – (organo della Famija Albeisa) – Alba 1991