Giovanni Saccomano (Udine 1916 – Cuneo 1984)

 

 

 

 

Giovanni Saccomano - Scorcio a Valloriate. Collezione privata

 

 

Quando mamma Rosa, lo mise alla luce, in quella lontana domenica del 24 settembre 1916, la famiglia Saccomano, si strinse attorno al neonato, quasi a formare un'ideale barriera protettiva. Sentimenti di gioia, frammisti ad altri di dolore e pena, fluivano dai loro petti; infatti, pochi mesi prima nelle trincee sul Carso, dove infuriava la guerra, il padre di Giovanni, era caduto sotto i colpi dell'artiglieria nemica che, lo aveva così reso orfano, prima ancora di nascere. Dopo aver frequentato le scuole elementari, il suo stato di "orfano di guerra" gli permise di entrare in un collegio di Cividale del Friuli, dove fu dedito agli studi, sino all'età di diciotto anni. In quel tempo, si scoprì avocato al disegno e sperimentò le prime gioie del colore, eseguendo lavori all'acquerello che negli anni successivi distrusse, dopo essersi confrontato con altri, più ricchi di mestiere. Quando nel 1936, fu chiamato alle armi per adempiere il servizio di leva obbligatorio, Giovanni, era orfano di entrambi i genitori e questo, terminata la ferma, lo spinse ad arruolarsi volontario per l'Africa, dove l'anno prima era scoppiata la guerra. Inviato in Abissinia e coinvolto successivamente nel secondo conflitto mondiale, per sette lunghi anni, non smise la divisa. Rimpatriato nel 1943, si rifugiò in semiclandestinità a Bernezzo, dove riprese a dipingere all'acquerello, elaborati che poi regalava ad amici occasionali. Lì, conobbe Gip Dolla, un'abile acquerellista francese che vicende belliche, avevano condotto in quell'angolo del cuneese. Sempre in quel tempo, la bernezzese: Sarzana Maria, accese  nel  suo cuore il sacro fuoco dell'amore ed Egli, nel 1945 a guerra conclusa, la fece sua sposa e dalla loro unione, nacquero tre figli: una femmina e due maschi. In quegli anni, trovò lavoro in qualità di guardiacaccia, nelle riserve boschive del cuneese e nel tempo libero, frequentò musei e biblioteche, ben deciso a costruirsi un bagaglio culturale ed artistico, per migliorare la sua pittura che, si giovò così dell'attenzione che Egli, ebbe per i movimenti: macchiaiolo ed impressionista (sorti nella seconda metà dell'ottocento e che tanta influenza ebbero nella nostra pittura, specie quella di paesaggio).

 

 

Giovanni Saccomano - Inverno sulle Langhe. Collezione privata

 

 

Negli anni cinquanta, il suo grado di scolarità, gli consentì di entrare a far parte del personale impiegatizio, degli uffici della provincia di Cuneo, dove svolse coscienziosamente il suo lavoro, sino al 1976 anno in cui fu collocato a riposo. Le prime uscite in estemporanee e collettive, lo stimolarono a proseguire ed all'inizio degli anni sessanta, allestì la sua prima personale a Cuneo, presso il "Salone dell'Amministrazione Provinciale" e nella sua città, si ripropose negli anni successivi presso la galleria "Sogno", la "Sala delle Colonne", la galleria "La Tavolozza", la sala del circolo culturale "Detto Dalmastro", la galleria "La Testuggine". In quel tempo, fece parte del gruppo pittorico cuneese, denominato: "I Pittori di Via Mondovì".

 

 

Giovanni Saccomano - Stradina verso il laghetto. Collezione privata

 

 

Successivamente, lavorò col gruppo "Mario Piatti" che, operava prevalentemente nelle valli di Susa e d'Aosta e sul finire degli anni settanta, partecipò ai raduni del "Grup d'Amjs" a Mombarcaro, Savona, Novello, Bergolo, Ulzio, Bardonecchia; gruppo che faceva capo a Dino Pasquero e che annoverava i piemontesi: Bertinat, Ciocca, Pirotti, Graziola, Figini, Favro, Cimberle, Adelma Mapelli, il ligure Carozzino e gli aretini Borgni ed Olivastri. Come ogni pittore che si rispetti, andò ad intingere i suoi pennelli nei colori di Parigi, dove riprese i luoghi immortalati dagli Impressionisti. Fece pure un viaggio nelle assolate terre del Marocco, dove seppe trarre spunti pittorici in luoghi così diversi da quelli abituali. A tale proposito Romolo Garavagno scrisse: “…Ha saputo trarre spunti pittorici in un ambiente lontanissimo: l’assolato Marocco, con le sue infuocate distese di sabbia e la ricchezza di colori che si susseguono in una fantasmagorica rincorsa pazza e civettuola…(…) Il paesaggio, il mare, il sole, le chiazze violente delle vesti marocchine, si rimbalzano da un punto all’altro della tavola e quando restano elementi appena descritti, assicurano l’ideale atmosfera interiormente vissuta…). Oltre che nella sua città, espose in personali a: Fossano, Ormea, Dronero, Stresa, Moncalieri, Bra ecc. ed in collettive a: Genova, Milano, Sanremo, Roma, Parigi. Pittore prevalentemente di paesaggio; come ebbe a scrivere Enrico Brenna: “…Come Saccomano molti altri pittori sul finire di questo contradditorio secolo, non vogliono ascoltare i clamori dell’arte che di avventura in avventura è in continuo pericolo di obsolescenza, come un elettrodomestico o una automobile, ma usano ancora pennelli, tavolozza e tavolette e se ne vanno a dipingere il paesaggio mettendo tutto il loro amore in pennellate che sono come piccole carezze furtive…). Il 1984  è purtroppo l’anno della sua dipartita. Nel mese di marzo, Saccomano è presente con il “Grup d’Amjs” sulla Langa di Mombarcaro, ospite presso l’Hotel “La Vetta delle Langhe” per una settima di lavoro; si tratta di dieci artisti immersi in un paesaggio fiabesco, pronti a sfidarsi per il miglior elaborato.

 

Giovanni Saccomano - Ultimo inverno. Collezione privata

 

 

Sulla Stampa di Torino, Leonardo Osella, scrisse: “…Quassù l’infinito non è immaginario come quello di Leopardi, al quale era precluso dalla famosa siepe. A Mombarcaro l’infinito si vede davvero, da qualunque parte si volga lo sguardo. Il cielo terso e luminoso dell’Alta Langa segna i profili lontani delle colline, dietro i quali si nascondono il mare della Liguria e i paesi delle vallate albesi. (…) Ma qui c’è qualcosa di nuovo rispetto ai paesaggi consueti: c’è il Belbo, il fiume di Pavese e Fenoglio, un fiume che è diventato un mito e nasce proprio quassù.). Sul n° 1/84 de “La Piega” (rassegna d’arte – letteratura – lavoro e folclore piemontese) mentre a pagina 2 Giancarlo Cocito, in una nota, cita l’avvenuto raduno dei nostri artisti, a pagina 21 si ricorda la scomparsa del Nostro, avvenuta improvvisamente nel mese di aprile, con le parole che di lui pronunciò il critico d’arte Mario Monteverdi: “…Saccomano, autodidatta ed interprete in particolare di paesaggi alpini e langaroli, era autore di una pittura, sorretta da un buon mestiere ma soprattutto da una specchiata buona fede”.  Primitivo, tenace, meticoloso e parimenti gioioso, poetico e romantico; Saccomano, dipinse le valli del cuneese, le Langhe, il greto dello Stura, le anse del Tanaro, le valli di Susa e d'Aosta, la marina ligure, vantando sempre la sua formazione di autodidatta.     

 

 

 

Flavio Bonardo (sabrotu@yahoo.it)

 

 

 

BIBLIOGRAFIA:

Notizie comunicate dalla famiglia  Saccomano

Arte Italiana per il Mondo – Edizioni Celit – Torino

Comanducci – Annuario illustrato n° 7 – Milano 1980

L. Osella – La Stampa di Torino (I colli e il cielo della Langa parlano al cuore degli artisti) Torino, marzo 1984

G. Cocito – La Piega (Rassegna d’arte, letteratura, lavoro e folclore piemontese) Asti, n° 1/1984