Rosignano Livio (Pinguente (Pola)  1924 - )

 

 

Istriano di origine, ma sempre vissuto a Trieste, disegnò e dipinse fin da giovanissimo dimostrando ben presto un'eccezionale predisposizione; frequentò l'Istituto Nautico e fu incoraggiato alla pittura da Giovanni Giordani che tra i primi ne intuì le doti non comuni. Fu impiegato all'Inps nel 1944. D'indole ribelle, a diciannove anni fu deportato in Germania e, tornato a casa dopo la dura esperienza del lager, una lunga malattia lo costrinse in ospedale per quasi un anno. Deciso ormai a intraprendere la vita di pittore, seguì i corsi di disegno del nudo presso il Museo Revoltella sotto la guida di Edgardo Sambo e cominciò ad esporre in alcune importanti mostre nazionali: al Premio Marzotto a Suzzara, a Francavilla a Mare (Premio Michetti), a Taranto, a Messina. Trasse profitto dagli insegnamenti di Adolfo Levier che gli fu vicino e da Vittorio Bergagna con il quale ebbe modo di dipingere nello studio di San Giusto nella stanza che era stata di Romano Rossini. Tuttavia Rosignano si ritiene essenzialmente autodidatta. Nel 1952 debuttò con una personale al salone Ierco; negli anni seguenti frequentò l'ambiente artistico triestino e strinse amicizia con Marcello Mascherini, Ugo Card, Gianni Brumatti, Marino Sormani, Mariano Cerne, Sabino Coloni, Sigfrido Maovaz, Carlo Hollesch, Ugo Guarino e più tardi con lo scrittore Fulvio Tomizza. Tentò di andare a vivere a Milano dove divise un'abitazione-studio con Sormani; nel capoluogo lombardo espose nel 1962, nel 1964, nel 1965 alla XXIV Biennale, nel 1968 e 1969; sempre a Milano conobbe lo scultore Umberto Milani, del quale divenne amico, e altri artisti della cultura milanese; trascorse vari momenti con Garibaldo Marussi e Luciano Budigna. Nel 1965 partecipò alla IX Quadriennale romana e trascorse un breve periodo a Roma con Oreste Dequel.
Importanti anche le numerosissime mostre successive in Italia e all'estero: le principali tappe furono Venezia, Bergamo, Bologna, Genova, l'Austria, la Germania, la Romania e gli Stati Uniti.
Insofferente all'ambiente milanese, dopo tre inutili tentativi di permanenza tornò a Trieste; soprattutto dal 1963 al 1973 si dedicò all'incisione, prediligendo l'acquaforte.
Nel 1973 Rosignano venne segnalato per il Premio Bolaffi. Nel 1976 presentò 150 dipinti ad olio al Centro Friulano di Arti Plastiche di Udine; Roberto Damiani gli dedicò il saggio "Per Livio Rosignano". Nel 1978 fu a Palazzo Costanzi con una mostra che suscitò interesse e della quale rimane memoria accanto ad un primo catalogo della sua attività con notizie biografiche e bibliografiche.
Nel 1982-1983, su invito dell'Istituto Italiano di Cultura, fu presente con mostre personali a Bucarest, a Monaco di Baviera e negli Stati Uniti. Nel 1994 partecipò a Modena al Premio Fiat per segnalati al Premio Bolaffi.
Continuò ad esporre a Trieste e contemporaneamente scrisse articoli, testimonianze di colleghi, pure illustrando svariati racconti e libri. Fu recensore nel periodico locale 'La voce dei Giovani', collaborò con 'Il Gazzettino di Venezia' e con 'Il Piccolo'. Numerose le sue pubblicazioni: nel 1973 uscì 'Dieci pittori triestini' per le edizioni Italo Svevo, nel 1978 'Feldpost 15843' presso l'editore Del Bianco di Udine, nel 1981 'Un altro NatalÈ con la Libreria Internazionale Borsatti, nel 1993 'Una giovane vita' per le edizioni Italo Svevo, nel 1995 'Fiori gialli senza nomÈ editore l'Istituto Giuliano di Storia, Cultura e Documentazione.
Recentemente ha dedicato scritti permeati di intensa amicizia e stima a Cerne, a Dequel, a Sormani e a Ulcigrai.
Nel 1994 ha ricevuto dal Comune di Trieste il Sigillo Trecentesco; nel 1996 è uscito per le edizioni Galleria Cartesius - Trieste un catalogo di sue opere recenti con due importanti interventi critici di Claudio Magris e Tino Sangiglio.
Rosignano continua a lavorare con quotidiano impegno nel suo studio di via della Geppa. Tra le numerose testimonianze sulla sua opera si segnalano quelle di Biagio Marin, Bruno Maier, Decio Gioseffi, Mario Lepore, Mario Monteverdi, Luciano Budigna e Giorgio Mascherpa.
La RAI, le televisioni locali e l'amico Alessio Zerial gli hanno dedicato filmati di notevole interesse documentaristico. Il Museo Revoltella possiede alcune sue opere assai significative.

 

 

Walter Abrami