Agide Noelli (Piacenza 1870 – Mondovì 1954)

 

 

 

 

 

   Agide Noelli, nacque in terra d’Emilia e precisamente a Piacenza, mercoledì 3 febbraio 1870. Terminate le Scuole Tecniche e vista la sua grande predisposizione al disegno, venne inviato dalla famiglia a Milano per studiare presso l’Accademia di Brera, dove frequentò il 1° anno del corso inferiore, dopodiché (non ne conosciamo il motivo) si trasferì a Torino, iscrivendosi all’Accademia Albertina. Terminato il corso inferiore, s’iscrisse a quello superiore laureandosi in architettura.

 

 

 

A. Noelli, Il Ponte, 1905. Alba, collezione privata

 

Dopo il conseguimento della laurea, per oltre un ventennio, si dedicò all’insegnamento occupando sempre in Torino, le seguenti cattedre: “Prospettiva e composizione prospettica”  presso il Liceo Artistico, in riferimento alla quale scrisse un trattato: “La Prospettiva per gli Scultori” edizioni Lazarus. “Disegno geometrico ed ornamentale” presso il Politecnico; “Applicazioni di geometria descrittiva” presso la Regia Scuola Superiore per Architetti; “Scenografia” presso l’Accademia Albertina.  Eseguì inoltre lavori per studi d’architettura, progettando case,  ville, cappelle, tombe,  altari, impiegando per i suoi lavori, una tecnica mista del tutto personale, consistente in stesure a matita, velate da una patina trasparente ad acquerello; tecnica della quale, divenne un cultore abile ed appassionato. Nella carducciana Mondovì “…la dolce Mondovì ridente…” Agide portò all’altare la sua “buona Luigia” alla quale nel 1903 dedicò una raccolta di versi, edita in Torino e titolata: “Voci sommesse”.

 

 

A. Noelli, Piazza san Carlo a Torino. Alba, collezione privata

 

Questa passione endecasillabica si protrasse negli anni e sue poesie, figurarono saltuariamente sulla stampa locale, mentre una seconda raccolta rimase inedita. La caustica penna di Pinin Pacòt su “Ij Brandé” del 15 settembre 1947, scrisse: “..La poesia di Noelli, si manifesta più nei quadri e nel colore che nei versi (…) una poesia delicata e sottile, fatta di mezzi toni, di sensazioni leggere, di emozioni improvvise…”.  Nel 1910, fu ideatore in Mondovì della prima Mostra d’Arte Sacra al santuario di Vicoforte (dedicato alla natività della Vergine Maria) e per l’occasione eseguì un elegante manifesto litografico. Nel 1911 in Milano, Paolo Sala (1858 – 1924) pittore di grande caratura ma acquerellista per vocazione, aveva fondato con Pompeo Mariani (Monza 1857 – Bordighera  1927) ed altri la “Società degli Acquerellisti Lombardi” che si faceva vanto di illustri predecessori, quali: Tranquillo Cremona (Pavia 1837 – Milano 1878); Mosé Bianchi (Monza 1840 – 1904); Daniele Ranzoni (Intra 1843 – 1889). Alla prima mostra del neonato sodalizio, Noelli venne invitato e vi partecipò con due paesaggi umbri, lodati sul “Corriere della Sera” e riprodotti poi su d’un saggio di Marangoni, sugli acquerellisti. Il tentativo di fondare un sodalizio di acquerellisti e pastellisti, era stato fatto anche a Torino, nei primi anni del Novecento ma dopo aver stentato parecchio, per sopravvivere si trasformò in “Società degli Amici dell’Arte” snaturando così i suoi naturali principi. Quella tecnica da sempre considerata “minore” Noelli, la perseguì con passione ed accanimento, tanto che nel 1915 allestì in Torino, nelle aule dell’Accademia Albertina, una mostra personale, presentando un centinaio di lavori che stupirono colleghi ed allievi, per la grande bravura espressa, ottenendo elogi dai quotidiani torinesi e da riviste d’Arte di Palermo e Buenos Aires. Sulla rivista Emporium di Bergamo, Alfredo Vinardi scrisse: “…Oltremodo interessante la mostra di acquerelli dell’architetto prof. Agide Noelli della nostra Albertina; un centinaio di lavori circa onde i buongustai possono giudicare direttamente documenti di studio, opere di un artista che alla luce chiede la sua vera aspirazione (…) Il pubblico si è trovato davanti ad un disegnatore preciso ad un maestro nella gradazione dei colori insomma ad un’artista di bella e forte tempra…”  Nel 1920, trasferì la sua residenza da Torino a Mondovì. Quell’uomo di multiforme ingegno (architetto, pittore, poeta) dette nuovi impulsi alla cultura locale, allestendo e partecipando a mostre e profondendo utili consigli a coloro che si avvicinavano alla difficile tecnica acquerellistica. Tra i suoi allievi, si distinsero il torinese Severino Furletti (Torino 1886 – 1970) che, all’Accademia Albertina svolgeva lavori di bidelleria ma che nell’annuale foto dei diplomandi, il direttore voleva sempre al suo fianco. Il compianto Oreste Tarditi (Novello 1908 – 1991) il quale, dopo aver appreso i primi rudimenti, si affiancò al succitato Furletti, per camminare poi in seguito da solo, maturando un tratto neoimpressionistico che fu per Lui ricco di soddisfazioni. Nel 1925 per “l’Alpina” di Cuneo, assieme al pittore albese Giovanni Oreste Della Piana, illustrò il libro di Don Carlo Prandi: “Canti delle Langhe”. L’autore nella presentazione del suo volumetto, ebbe parole di ringraziamento, così espresse: “…Rendo un grazie sentito a “LAlpina” di Cuneo che ha impresso così nitidamente i miei versi, al prof. Noelli dell’Accademia Albertina e segnatamente al giovane e già valente artista Giovanni Oreste Della Piana che li hanno illustrati con fraterno amore e incisiva efficacia…”.  Nel suo Libro: Artigiani ed Artisti a Mondovì”  edito dagli “Amici di Piazza” nel 1978, il professore monregalese Ernesto Billò scrisse: “…Nell’acquerello non ebbe maestri, non imitò maniere altrui. Lavorava d’ispirazione dinnanzi ai soggetti che erano ancora piazze, palazzi antichi, cattedrali ma anche viuzze di paese, aperture di verde, scorrere d’acque, aeree visioni di colline e campagne, qualche fiore o natura morta. Col pennello gonfio d’acqua, rapidamente e con mano nervosa, metteva giù una prima stesura; gli ultimi ritocchi li dava poco dopo in studio, piuttosto per alleggerire ed amalgamare i toni che per renderli perentori…”. A conferma dell’animo romantico di Noelli, rileggiamo quanto scrisse Luigi Olivero, su “Subalpina” del 1930: “…Noelli non è un moderno  è uno degli ultimi romantici meglio è un romantico superstite o recuperato…”. Dipinse angoli caratteristici del nostro paese, dall’Umbria all’Emilia, dalla Liguria al Piemonte (Mondovì, e dintorni, Alba, Bra, Ceva, Narzole, Carmagnola ecc.) mostrando una particolare predilezione verso i monumenti architettonici, in ciò emulo dei suoi predecessori: l’alessandrino Giovanni Migliara (Alessandria 1785 – Milano 1837) ed il milanese Luigi Bisi (Milano 1814 – 1886), questo gli valse l’appellativo di “Pittore delle architetture”. A proposito Mario Zino sul periodico “La Voce” scrisse: “…Noelli ha volto rinsecchito di San Francesco in ardore e sotto la semplice scorza di un uomo antico, fa sentire viva e poderosa l’anima dei meravigliosi prospettici del quattrocento, fatta di bontà e di valore artistico…”. Si spense ottantaquattrenne, in un tiepido mattino di primavera: era il 30 aprile 1954. Pochi mesi dopo, un altro artista della nostra provincia “Granda” (Cuneo) rendeva la sua anima a Dio: era l’albese Tommaso Gioelli che come Agide, era nato in quel lontano 1870 che, con i suoi eventi bellico-politici, aveva sancito l’unità d’Italia.

 

 

Flavio Bonardo  (sabrotu@yahoo.it)   

 

 

 

BIBLIOGRAFIA:

L. OLIVERO – “Subalpina” (rivista mensile ill.) – Anno III° Cuneo, 1930.

PININ PACOT – “IJ Brandé “ – Anno III° Torino, 15 settembre 1947.

C. PRANDI – “Canti delle Langhe” IIIa Edizione – Arti Grafiche Bertello – Cuneo 1957.

E. BILLO’ – “Artigiani ed Artisti a Mondovì” – Amici di Piazza – Mondovì 1978       

E. BELLINI – “Pittori Piemontesi dell’Ottocento e del I° Novecento” (dalle promotrici torinesi) – Edit. Libreria Piemontese – Torino 1998.

A. DRAGONE – “Le Langhe e i loro Pittori” – Alba 3 ottobre 8 novembre 1998 – Cat. Electa.