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Tullio Crali (Igalo, Montenegro 1910 – Milano 2000)

 

 

Tra i maggiori esponenti dell’Aeropittura, fu artista di talento sin da giovanissimo sebbene disastroso nello studio. Trasferitosi con la famiglia a Gorizia nel 1922 (a dodici anni), a quindici anni fu già attratto dalla pittura futurista di Balla e Prampolini. Tipico universo che egli esplora nelle sue tele, è questo penetrare a kamikaze negli spazi che vanno delinendosi dal cielo, come una sorta di volo si meccanico, ma da lucidissimo rapace. Ed è forse qui il limite della sua arte che, seppur nitida e chiara negli intenti, toccando a volte nello spettatore corde di pura adrenalina (Incuneandosi nell’abitato del 1939 del MART di Rovereto ne è esempio lampante), rimane bloccata in un’oggettività ed un controllo totali. Grande ammiratore di Filippo Tommaso Marinetti, di cui condivise in toto il pensiero, e che si vide incoronare dal letterato come "ingegno di aeropittore futurista", riuscì timidamente ad accostarsi ad una sorta di astrattismo, grazie alle ricerche partite dalle scomposizioni di Boccioni. Trascorse pure un periodo a Parigi (dal 1950 al 1960) e prima di trasferirsi a Milano definitivamente nel 1966, insegnò per un breve periodo a El Cairo. Una fase poco indagata della sua produzione, gli anni ’70, lo mostrano capace ancora di capolavori paradossalmente "naturali"; Simultaneità aerea del 1973 dove si percepisce attraverso l’uso sapiente dei blu il gelo delle altitudini montane e Cielo in acrobazia del 1978 composto in una sorta di turbinio acquatico asfissiante anziché in un volo concentrico.

 

 

Matteo Gardonio

 

 

Bibliografia:

Tullio Crali : aeropittore futurista / De Luca, Michele 2004

Crali : aeropittore futurista; 11 gennaio - 1 febbraio 2003, Sala Luisa Pagano, Voghera 2003