Carlo Carrà (Quargnento, Alessandria, 1881 - Milano, 1966)

 

 

Nasce presso Quargnento, in provincia di Alessandria, l'11 febbraio 1881, da una famiglia di artigiani. Mortagli la madre, viene collocato, appena dodicenne, presso un parente come apprendista decoratore. Nel 1895 si trasferisce a Milano in cerca di lavoro: qui frequenta le pinacoteche e la galleria d'arte Grubicy e si iscrive ai corsi serali della scuola di Brera. Tra 1899 e 1900 si sposta tra Parigi (attratto dall'Esposizione Universale) e Londra, dove tra l'altro matura la sua coscienza politica. Tornato in Italia, è attivo tra Milano, il Canton Ticino e la Brianza come decoratore murale. Evento capitale di questi anni è il coinvolgimento nel funerale dell'anarchico Galli (1904), da cui trarrà spunto per il celebre dipinto del suo periodo futurista. Nel 1906 è ammesso all'Accademia di Brera sotto il magistero di Cesare Tallone; un paio d'anni più tardi allestisce la prima esposizione proponendo un gruppo di paesaggi. Maturano nel frattempo le conoscenze con l'ambiente artistico milanese, Romolo Romani, Umberto Boccioni, Luigi Russolo: il sodalizio futurista è alle porte. Lo storico Manifesto del movimento viene alla luce nel febbraio del 1910 (oltre agli artisti citati ne sono cofirmatari Giacomo Balla e Gino Severini), dopo l'incontro con Filippo Tommaso Marinetti. E' un periodo fervido di esposizioni, di polemiche e famose serate -  e viaggi: tra questi, essenziale il contatto col mondo cubista, siglato per frizione con la mostra presso la galleria Bernheim Jeune di Parigi (1912); Carrà ha occasione di conoscere Apollinaire, Picasso, Braque e Matisse. In Italia scrive e disegna contributi per il quindicinale Lacerba, diretto a Firenze da Ardengo Soffici e Giovanni Papini. L'innesco della Grande Guerra coincide con la crisi della vocazione futurista: la sua pittura si carica di suggestioni arcaiche mentre matura lo studio della tradizione toscana tre-quattrocentesca: nel 1916 La Voce accoglie gli scritti Parlata su Giotto e Paolo Uccello costruttore.

Richiamato alle armi l'anno seguente, ritrova il già conosciuto Giorgio de Chirico all'ospedale psichiatrico di Ferrara. E' il momento della metafisica e di un altro sodalizio basilare nell'arte italiana del primo '900, destinato tuttavia a infrangersi due anni più tardi, quando il nostro pubblica il volume La Pittura Metafisica senza farvi menzione del collega. Lo stesso 1919 vede il trasferimento a Milano (dove sposa Ines Minopja) e la collaborazione a Valori Plastici di Mario Broglio. Un nuovo arcaismo trepido di notazioni atmosferiche mitiga lo squadro cerebrale delle invenzioni metafisiche: i frequenti soggiorni in Liguria, Val Sesia e Garfagnana testimoniano il suo desiderio di riappropriarsi della realtà naturale. Il 1922 è segnato dalla nascita del figlio Massimo e dall'impegno come critico d'arte per il quotidiano milanese L'Ambrosiano, che manterrà per una ventina d'anni. Data a quest'anno il primo invito alla Biennale di Venezia. Nel corso degli anni '20 Carrà approfondisce lo studio del paesaggio; vedono la luce opere come Vele nel porto e La foce del Cinquale. Il decennio successivo lo impegna anche in opere di ampio respiro decorativo, tra le quali si segnala il murale per la Quinta Triennale di Milano (1933, abbattuto dopo la chiusura dell'esposizione), e, per il Palazzo di Giustizia della stessa città i due affreschi col Giudizio Universale (1938). Nel 1941 gli viene assegnata per chiara fama la cattedra di pittura all'Accademia di Brera. Gli anni del dopoguerra attestano un'intensa attività anche nell'ambito dell'illustrazione (l'Odissea nella traduzione di Quasimodo; le opere di Mallarm e Rimbaud), oltre a importanti mostre in Italia e all'estero, come la Sala personale alla Biennale veneziana del 1950, ove riceve il Gran Premio per un artista italiano, e l'ampia panoramica sulla sua opera pittorica e grafica presso la O'Hana Gallery di Londra. La retrospettiva principale sarà tuttavia quella presentata al Palazzo Reale di Milano (1962), che esporrà oltre duecento tra dipinti, disegni e opere grafiche varie. Lo stesso anno vede inoltre la pubblicazione di Segreto professionale, raccolta di scritti poetici e di critica d'arte. Carlo Carrà muore a Milano il 13 aprile del 1966.

 

 

 

Paolo Marini

 

 

 

 

 

 

 

Bibliografia

 

Roberto Longhi, Carlo Carrà, Milano, 1945

Massimo Carrà Carrà Tutta l'opera pittorica, Milano, 1967-68, 3 voll.

Carlo Carrà 1881 ? 1966, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, dicembre 1994 - febbraio 1995, catalogo Electa

 

 

 

 

 

 

ne del genio architettonico di Mario Botta, deve aver vissuto lo sgombero della mostra come una vera, propria e liberatoria evacuazione.