Victor Jung Bertinat (Aquisgrana 1912 – Torino 1989)

 

 

 

 

Victor Jung Bertinat - Autunno nei pressi del Musiné. Bra, collezione privata

 

 

Aquisgrana in tedesco Achen, in francese Aix La Chapelle, è città termale sin dai tempi dei Romani; posta al confine tra Germania, Olanda e Belgio, sta al centro delle stesse vie di comunicazione che l’hanno resa celebre nella storia. Lì il 30 marzo dell’anno 1912, nacque Victor Jung Bertinat da madre tedesca e da padre italiano colà emigrato. Nel 1920, la famigliola si trasferisce definitivamente in Italia, andando ad abitare nella casa degli avi a Bobbio Pellice: un ridente paesino delle valli pinerolesi posto ai piedi delle Alpi Graie. Durante la frequentazione delle scuole elementari  si manifesta la sua capacità disegnativa, quando a Bobbio rizza la sua tenda un piccolo circo equestre. I ragazzi assistono allo spettacolo che devono poi compitare sotto forma di disegno ed il piccolo Victor raffigura sul suo foglio la gabbia del leone che viene posto nella bacheca dell’albo d’onore. Nel 1926 un ulteriore trasloco porta la famiglia a Torino dove il padre viene assunto in qualità di conduttore di cavalli presso una nobile famiglia. Il giovane Victor frequenta le Scuole Tecniche, mentre in Lui si chiarisce un’appassionata vocazione artistica. Terminati gli studi va a lavorare alle officine Lancia della sua città ma intanto forte della fede che arma il neofita, tenace come i montanari della sua terra, riempie album di lavori a matita e pastelli colorati. Nel 1933 viene arruolato militare in aviazione ed inviato a Centocelle  nei pressi di Roma. Lì apprende da un commilitone  i primi rudimenti della pittura ad olio unitamente al dettato paesaggistico che non abbandonerà più per tutta la vita. Tornato “borghese” nel 1935, riprende il lavoro alle officine Lancia; fa le caricature ai suoi compagni di lavoro ed al suo direttore l’ingegnere Vaccarino che lo battezza: “…Toio ‘l nost motorista pitor”. Per motivi di lavoro nel 1937 viene inviato dapprima a Budapest poi a Stoccolma e successivamente a Berlino. Rientrato a Torino nel 1939, corona il suo sogno d’amore portando all’altare Michelina Terzuolo e dalla loro unione, nasceranno Annalena (pittrice e ceramista) e Paolo. Lo scoppio della 2a guerra mondiale sconvolge ogni cosa ma Bertinat rimane saldo al posto di lavoro  anche se con grave rischio. Nel 1942  è promosso capo reparto e della sua officina, ne trae un bel dipinto  raffigurante i macchinari ed i suoi compagni di lavoro (dipinto purtroppo non reperibile). In seguito ai bombardamenti su Torino, la sua officina viene distrutta ed egli è trasferito a Bolzano. Rientrato a Torino nel 1951, fa conoscenza con i pittori del Gruppo Belle Arti Lancia, di piazza Robilant, costituitosi nel 1947 e ne entra a far parte. Il gruppo è guidato da Bartolomeo Piovano diplomato all’Albertina di Torino e che in precedenza è stato allievo del grande moncalierese: Tommaso Juglaris. Nel 1956 lascia la Lancia e va in Inghilterra per conto della Perkins; vi resterà tre lunghi anni. Rientrato a Torino nel 1959 riprende ad operare pittoricamente con gli amici del gruppo Belle Arti Lancia stringendosi in amicizia con Bartolomeo Piovano. In questo perioda a modo di conoscere altri pittori tra i quali: Angelo Forneris, Felice Vellan, Enrico Boggione e Mario Gachet: quest’ultimo per la sua longevità sarà per molti anni, il decano dei pittori torinesi e nello stesso anno, per motivi di lavoro approda alla “Ferrero Dolciaria” di Alba.  Nel 1960, sempre desideroso di apprendere, s’iscrive ad un corso per corrispondenza denominato “ABC” tenuto da “Accademia Artisti Associati” ne viene iscritto con il n° 100/1047.

 

 

Victor Jung Bertinat - Riflessi. Bra, collezione privata

 

Eseguirà un numero imprecisato di lavori a matita, china, pastello, acquerello ed all’esame finale presenterà una delicata tavoletta ad olio, titolata: “Riflessi”. Eccone il giudizio: “Ottimo! Una magnifica elencazione di raffinatezze coloristiche, tutte coerenti in un insieme armonico molto vero. Del bel colore! Complimenti!”.  Inizia da questo momento la sua attività espositiva che non avrà più soste: da solo o con altri, dipinge ed espone in personali e collettive in Italia ed all’estero. Mai un giorno senza dipingere o disegnare: il “Nulla dies sine linea” dei latini, per lui, é un precetto di ginnastica spirituale.  Nel 1963, si rende conto che sino a quel momento, ha dipinto ed in parte mercificato od omaggiato i suoi lavori ma non ne ha più riscontro; pertanto decide che ogni sua opera d’ora in poi dovrà essere firmata, fotografata e numerata.  La città di Alba in quegli anni è percorsa da un grande fervore artistico ed estetico. Pinot Gallizio, artista ed istrione , attira l’attenzione col movimento denominato: “Cobra” (acronimo di tre città: Copenaghen, Bruxelles, Amsterdam; movimento artistico che rifiutava la tradizione e si opponeva alla ricerca della bellezza nell’arte)) mentre Bertinat, figurativo convinto, assieme agli amici: Artom, Buccolo, Prunotto e Tarditi, fonda in contrapposizione il gruppo “Figurativi 63”. A dare loro man forte, giunge dalla Lombardia, Tullio Giovenzani, pittore colto e musicista, dalla pennellata bella e svolazzante che porta il suo contributo. Da Torino l’acquerellista Severino Furletti e da Bra, la brava naturamortista Vittoria Negro. L’anno successivo i “Figurativi 63” si presentano a Bra presso l’Hotel Cavalieri. Il recensore della stessa, sul Braidese  di quell’anno scrisse: “…Mentre parte autorevole della critica estetica parla di riconquista del contenuto e pur con spirito nuovo torna al figurativo, questa mostra segna non un ritorno ma una costante adesione al vero trasfigurato dalla sensibilità dei singoli artisti (…) Si tratta di un gruppo di gentiluomini che aderiscono alla pittura prima di tutto per vocazione morale, trovando in essa il loro modo di essere e di sostenere un umano dialogo, ricco di sogni e di problemi vestiti di colore”(…) Il soave Bertinat autore qui di una intensa  figura di vecchio che medita e legge”. Alle annuali rassegne della Promotrice di Torino ed a quelle del gruppo Belle Arti Lancia, si aggiungono: collettive ed  estemporanee. Nel 1964, la neonata Galleria D’Arte Galeasso di Alba (1961) accoglie in mostra il gruppo: Figurativi 63. Su Piemonte Vivo, (diretto da Carlo Aguglia) di quel 31 marzo, a proposito di Bertinat, si legge: ”…si è presentato al pubblico, ottenendo nuovi successi e consensi. Figurativo convinto: il suo colore è luminoso, il disegno è limpido, non privo di serena poesia…). 

 

 

Victor Jung Bertinat - Eterna Crocefissione - Torino, collezione eredi Bertinat

 

Nel 1965 ad Alba si tiene a livello nazionale una Mostra di Arte Sacra; Bertinat, presenta una grande pala titolata: “Eterna Crocefissione”. “…La scena è altamente drammatica: la croce è posata a terra e su questa si sta sistemando il corpo del Redentore mentre tre crociferi muniti di chiodi e martelli gli si affannano intorno. Sullo sfondo una folla indifferente volta le spalle. Assiste alla scena il “cavallo bianco delle nostre coscienze” agitato e nitrente, ma il suo richiamo é inascoltato.”. A causa di alcune “pecore nere” il gruppo Figurativi 63, si scioglie ma lo zoccolo duro composto da Artom, Bertinat, Buccolo, Prunotto e Tarditi si rifonda denominandosi “La Cròta”: è il 1969. Il nuovo spazio espositivo, viene inaugurato con una grande collettiva, e negli anni successivi il gruppo conterà oltre quaranta iscritti provenienti da tutto il Piemonte.

 

Victor Jung Bertinat - E la vita continua. Bra, collezione privata

 

 

Nel 1969 la città di Cuneo festeggia  la liberazione 24 anni dopo e questo è anche il tema del concorso regionale riservato all’arte. Bertinat vi presenta una grande tela titolata : “…E la vita continua” premiato con medaglia d’oro. Il dipinto si riallaccia all’incendio della città di Boves ad opera dei tedeschi. A proposito, Michele Calandri ha scritto: “…Boves è il simbolo della prima strage tedesca in Italia dopo l’armistizio: è il 19 settembre, i morti lasciati sul terreno sono 24 e 350 le case bruciate…”. A dicembre,  presso la nuova sede, Bertinat ordina una “personale”: sono 61 opere raffiguranti paesaggi locali, montani, nature morte e ritratti di giovani ragazze. A presentarlo in catalogo è Antonio Buccolo presidente nominato del nuovo sodalizio che così scrisse: “…Un artista smaliziato, un profondo ricercatore, un uomo con l’anima immersa nella ricerca della luce e del colore; inoltre un cuore sensibile che sa percepire nella natura e nelle cose i più arcani misteri. Un artista completo: questi è Bertinat. (…) Non occorre conoscerlo fisicamente: i suoi quadri ce lo mostrano quale egli è, senza artifizi, con una sincerità a volte impressionante. Un uomo romantico, che si lascia travolgere dalle bellezze naturali con una realtà sconcertante mista a sprazzi di ricercato divisionismo che calca ancor più quella luce che è alla base della sua pittura…”. Mentre sulla Gazzetta d’Alba del 17 dicembre di quell’anno, Carlo Gramaglia scrisse. “…è stata inaugurata una imponente personale del pittore Victor Jung Bertinat. Le opere esposte sono il risultato di una attenta indagine naturalistica, poeticamente riportata sulla tela con sapiente tecnica, basata soprattutto sull’incontro del colore con la luce…”. La sua attività non è mai frenetica ma neppure conosce soste. Nel 1971 la Galleria d’Arte “Il Timone” di Asti, allestisce la Ia Mostra Internazionale d’Arte Figurativa; Bertinat presenta: “I Cavalli del Circo” che gli vale il primo premio. In collettive, è presente ad Alba, galleria –La Vita-; Albisola, galleria –La Tana-; inoltre ad Asti, Cuneo, Novara e Cherasco. Nel 1972, cessa il suo rapporto di lavoro con la Ferrero (che lo ha condotto per anni in giro per tutta l’Italia), allestisce il suo studio a Guarene d’Alba in via Plana 37, alto sulla collina che spazia sul sottostante fiume Tanaro e sulla città di Alba, ed in “personale” lo troviamo  a  Diano. Il Teatro Regio di Torino e il Teatro Lirico della stessa, nonché uno dei più grandi ed importanti d’Italia. Dopo l’incendio subito nel 1936 viene ricostruito ed inaugurato il 10 aprile 1973 alla presenza del Presidente della Repubblica Giovanni Leone. Per l’occasione è organizzato un concorso di pittura a tema: “Il Teatro Regio Ieri e Oggi”, Bertinat è invitato e presenta il dipinto “Walchiria”. Oltre alle solite rassegne annuali, egli è presente ad Asti, dove presso la Galleria d’Arte “Il Timone” si tiene la IIa Mostra Internazionale d’Arte Figurativa con l’opera: Vecchi Portici. Nel 1975 è in “personale” a Torino presso la Galleria “La Ruota”, padrini della mostra sono i pittori Enrico Boggione (Torino 1889-1985) e l’africanista Giuseppe Ingegneri (Adria 1913-Brandizzo 2001)  che per anni è stato annoverato tra i pittori di Corte dell’Imperatore dell’Etiopia: Ailé Selassié. Sempre  nello stesso anno partecipa a Milano, alla 7a Rassegna Nazionale di Pittura, Premio Sant’Ambroeus; dove presenta “Sera sulle Langhe” che ottiene una segnalazione di merito.  Il 1976 è per Bertinat un anno di grande fervore artistico:  realizza 121 dipinti tutti di buona fattura. In “personale” a dicembre, lo troviamo ad Alba presso la Galleria Civica; dove a grande richiesta dei collezionisti sarà ancora presente nel 1978 e nel 1982. Nel gennaio del 1977 su “Torino Arte” in una recensione alla mostra stessa Antonio Oberti, ha scritto: (,,,Da quando è stata abolita la sempre opportuna e indispensabile distinzione tra arte e poesia, si è soliti fare grande spreco di quest’ultimo vocabolo. Tuttavia per Bertinat, non è possibile non ricorrere ad essa, al di là di ogni polemica. Perché egli è sinceramente un poeta intimista e distaccato, fresco e cristallino…).  e sempre in “personale” lo troviamo a S. Stefano Belbo presso la sala consigliare. In collettive è presente ad Alba,  galleria “L’incrocio” con l’opera: I disoccupati;  Piossasco, presso la  galleria “Il Camaleonte” con il Mercatino del venerdì, Il carro e Fienagione; Asti,  “Asti centro storico” con Mattino lungo le mura, premiato con medaglia d’argento; Chiomonte, finale concorso “Alta valle di Susa” con Alpeggio ed Autunno in val di Susa che gli vale il  2° premio;  inoltre a Borgosesia, Grugliasco e Sommariva Perno. In estemporanee, è presente a: Torino, Poirino, Moncalieri, Savigliano, Gravere di Susa, Pocapaglia,  Guarene, Exilles e Sestriere dove con l’opera  Vallata alpina, ottiene il terzo posto assoluto. Il 1977 lo vede in “personale” a Torino presso la saletta del Circolo Ufficiali ed a Cannelli, presso il Circolo Culturale G.B. Giuliani. Il gruppo Belle Arti Lancia, festeggia il suo trentesimo anno di vita e Bertinat, presenta tre dipinti: Giornata nebbiosa, Pascolo in Val d’Aosta e La casa del falegname. In collettive è presente a Guarene, Sommariva Bosco e Vigevano, dove è segnalato con l’opera: Alba pittoresca. Il sodalizio “la Cròta” cessa la sua attività ma Bertinat non si perde d’animo: confluisce dapprima nel gruppo valsusino “Mario Piatti” e successivamente nel “Group D’Amis” con il quale negli anni successivi parteciperà ai raduni di Cervinia, Bardonecchia, Oulx, Bergolo Monbarcaro, Savona e Novello (undici pittori in terra di Langa). Nel 1979, è in “personale” a Costigliole d’Asti, presso il Salone Comunale; a S. Stefano Belbo presso la Sala Conciliare ed a Torino, alla Galleria S. Giors. La mostra di Torino è presentata dal prof. Vittorio Bottino che tra l’altro scrisse: “…Sia nella coralità di un insieme come nel particolare, Bertinat trova modo di applicare una severa indagine che non sfocia nella retorica o nel sentimentalismo di maniera, ma libera il soggetto facendolo protagonista…). Alla Promotrice di Torino di quell’anno presenta l’opera: Meritato riposo che nel 1985 alla XI Biennale D’Arte Figurativa di Alba gli varrà il primo premio. Nel 1981 in collettive ed estemporanee, è presente a Torino: rassegna Belle Arti Lancia; Promotrice delle Belle Arti al Valentino; Galleria “La Clessidra” per asta pro terremotati. Alba: Fiera del vino di Pasqua dove presenta “E na cantoma ‘n tòch”; Fiera del tartufo d’Alba,  con l’opera “Natura morta con carte”. Nei mesi invernali Bertinat, lascia la casa studio di Guarene per svernare nella “Regal Torino” ed è qui che nei mesi di gennaio, febbraio e marzo del 1982 partecipa ai corsi serali della “Scuola del nudo”. Il 1983 lo vede in “personale” a Bra presso la chiesetta di S. Rocco, dove sarà ancora presente nel 1985. In collettive, è ad Alba “Pro restauro teatro della Moretta” ed alla X Biennale D’Arte Figurativa, con i dipinti: Ciabattine turchesi, Giorno di pioggia, Luglio a Marsaglia; in estemporanea è presente a Saluzzo, “Trofeo Matteo Olivero” con  i dipinti: Verso sera a Pontechianale e Com’era verde la mia valle. A novembre, il Centro Studi e Ricerche di Salsomaggiore Terme, su segnalazione del Prof. Nicolò Panepinto gli assegna la “Statua della Vittoria”. Il salone del restaurato Teatro della Moretta di Alba, lo ospita nel 1984 con una “personale” titolata: “Dimensione paesaggio” e presso lo stesso ritornerà nel 1987 con una grande Mostra Antologica. Ad ottobre di quell’anno, l’Istituto Italiano d’Arte Moderna di Rivoltella del Garda, su segnalazione del Dott. Paolo Annibale Di Martino, gli assegna il Premio Selezione 1987 “Cento Maestri dell’anno”. La sua salute è malferma. Il 2 dicembre lascia la casa studio di Guarene per fare ritorno a Torino, accompagnato dalla figlia Annalena.  Sul cavalletto fa bella mostra di se il suo ultimo dipinto: “Tardo autunno in frazione Reala di Coneliano”, realizzato pochi giorni prima. Inizia da questo momento il suo “calvario” che attraverso 15 mesi di dolore lo porterà a chiudere la sua esistenza terrena, il 15 marzo del 1989. Ero stato a trovarlo pochi giorni prima che l’ala nera della morte lo avvolgesse. Nonostante la malattia l’avesse molto debilitato, il suo pensiero era costantemente rivolto alla pittura; “…Ho un grande progetto…” mi disse: (…) Ho in mente un grande quadro con prati, boschi ed acque chiare, lontano dai fiumi neri delle ciminiere, dove s’ode soltanto il canto degli uccelli”. Le sue parole mi avevano riportato alla mente i versi d’un grande filosofo: Ho Che Minh, il quale durante la sua prigionia scriveva: “…Pur con le gambe e i polsi strettamente legati, ovunque sento uccelli ed il profumo dei fiori”. L’uomo Bertinat, è stato radiografato e sintetizzato dall’amico e pittore Antonio Buccolo, il quale ricordandolo nel primo anniversario della morte sull’organo della Famija Albeisa: “Le nostre Tòr” così ebbe a scrivere: “…Discreto, leale, coerente e preciso, duro ed inamovibile dal suo ideale pittorico, eppure umile, generoso, onesto”. Questi fu Bertinat, uno spirito romantico, un maestro d’arte ma soprattutto di vita.    

 

 

 

Flavio Bonardo  (sabrotu@yahoo.it)   

 

 

 

 

BIBLIOGRAFIA:

Pinot Gallizio – Collaboriamo n° 5 – Alba, ottobre 1962

Jean Salvadore – Piemonte Vivo – Torino, 31 marzo 1964

Anonimo – Il Braidese – Bra, 3 aprile 1964

Carlo Gramaglia - Gazzetta del Popolo – Torino, 11 ottobre 1967

Carlo Gramaglia – Gazzetta d’Alba – Alba, 14 maggio 1969

Adalberto Rossi – Artisti Figurativi del Piemonte – Torino, 1970

Dino Campini – Arte Italiana per il Mondo – Ediz. SEN - 1970 – Vol. 2

Antonio Buccolo – Le Nostre Tòr – Alba,  1971

Antonio Oberti – Arte Italiana per il Mondo – Ediz. CELIT – 1970 – Vol. 3

Sergio Bordino – Lettera di un amico (dottore in medicina) – Torino  20 marzo 1971

Vittorio Bottino – Torino Playtime – ottobre 1979

Michelangelo Mazzeo – Corriere di Torino e Provincia – 16 febbraio 1979

Catalogo d’Arte: “Linea Figurativa” – 1978/79 – Ediz. Bugatti, Ancona

Comanducci – Annuario illustrato n° 7 – Milano 1980

Antonio Buccolo – Il Tanaro (cinquant’anni di pittura con un occhio alle Langhe) Alba 24-3-1989

Flavio Bonardo – La Gazzette d’Alba (La scomparsa di Bertinat cantore della nostra terra) Alba 29-3-1989

Flavio Bonardo – Il Nuovo Braidese (Morte di un pittore) Bra, 1 aprile 1989

Flavio Bonardo – Il Corriere di Torino e Provincia (Ricordo di V. J. Bertinat) Torino, 29 marzo 1991