ARCHIMEDE SEGUSO 

 


 

È uno dei più abili artefici muranesi e rappresenta un chiaro esempio di come un maestro vetraio, dalle doti eccezionali, sia in grado di fondare un'azienda particolarmente valida, accomunando rare doti di creatività artistica a un'innata manualità. Dopo aver lavorato per molti anni presso la Seguso Vetri d'Arte, eseguendo buona parte dei pezzi scultorei disegnati da Flavio Poli, nell'immediato secondo dopoguerra decide di aprire una fornace contrassegnata dal suo nome. Abbandona le forme di espressione scultorea, cimentandosi nel recupero e nella rielaborazione delle tecniche tradizionali muranesi della "filigrana" e dello "zanfirico".
Negli anni '50 e '60 cura pezzi straordinari, quali "merletti", "composizione lattimo", "piume", "fili", e altri ancora, presentati con successo alle Biennali di Venezia e alle Triennali di Milano. A quella del 1951 espone un grande cancello in metallo a elementi vitrei su disegno del pittore Giuseppe Santomaso che, pur rappresentando un eccezionale intervento esterno per la vetreria, conferma la tendenza molto di moda in quegli anni di realizzare vetri su disegno di artisti famosi. Presente anche all'estero alle più importanti manifestazioni del settore, a Göteborg, Parigi, Vienna, Lisbona, vince nel 1962, alla XXXI Biennale di Venezia, il premio della locale Associazione Industriali. Sue opere sono esposte nei musei di Madrid, di Lisbona e di New York al Corning Museum of Glass.

 

 

 

Franco Deboni
 

 

 

 

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