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Francesca De Bei

 

 

 

Arturo Rietti a Trieste tra negozi di Belle Arti e gallerie private

 

 

 

 

 

 

 

Abstract

 

 

From the beginnings Arturo Rietti was able to exhibit in Trieste with certain continuity. He moved in the busy Artistic Circle, he attended the expositions organised in the public venues offered by the City Hall such as the premises of the Permanente or the town Pavilion of Giardino Pubblico, while local press registered timely his progress.

 

However, as many local artists between the two centuries, Rietti owes much of his local reputation to shops of art dealers from the small local artistic market, without its brokerage the most known collectors would have not been accounted as the large part of the artists’ business.

Also in Trieste, in fact, as in other cities such as Venice and Milan, solo and group exhibitions were held with certain regularity in shops of Fine Arts and in temporary exhibition spaces obtained by firms or auction houses that provided a showcase to artists not yet affirmed in town. Such places, true parades of all art passing by Trieste and that was worth to buy, were in advance of the real private galleries and became meeting spaces and reference points for artists and collectors, contributing to feed the market and to keep posted the public but having also commercial purposes.

Despite such speculative interests, those private realities played a fundamental role in the promotion of local artistic production and, although they were not always able to propose an artistic update, with their ongoing activity, left a mark on the cultural fabric of Trieste.

 

Among the exhibiting venues that left indelible traces of their activity and that housed works of Rietti between the 80’s of nineteenth century and the first half of twentieth century the following should be mentioned: the workshop of Giuseppe Schollian, carpenter, decorator and owner of a well-known Fine Arts shop in via Ponterosso; the firm Michelazzi owned by Giovanni Michelazzi, successor and heir of the Schollian shop, owner of the first private art gallery in Trieste that opened multiple venues managed mainly by his son Umberto, restorer, fine art connoisseur and manager of art gallery until 1946; the auction house owned by Ernesto Vianello, which hosted on several occasions the Permanente of Artists during the 1920’s, the Art Gallery Trieste, second for length of service among the galleries but first for having introduced Italian modern painting in Trieste and, finally, the Art Gallery “Al Corso” that staged in Trieste the first posthumous exhibition in tribute to Rietti after his death.

 

 

 

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     Fin dagli esordi Arturo Rietti riuscì a esporre con continuità a Trieste e i suoi progressi furono puntualmente registrati dalla stampa locale, orgogliosa di un pittore che “sempre più rivelava una forte personalità e faceva onore alla sua città natale”[1].

Nonostante frequentasse l’affollato Circolo Artistico cittadino[2] e partecipasse alle sue mostre, organizzate a partire dal 1890[3], più tardi anche nelle diverse sedi della Permanente[4], Rietti, come molti artisti triestini a cavallo fra i due secoli, dovette molta della sua fama locale alle botteghe “di quei mercanti del piccolo commercio artistico cittadino” senza la cui mediazione i collezionisti non avrebbero fatto “la gran parte dei loro affari”[5]. Anche a Trieste, come a Venezia e Milano, mostre personali e collettive si tenevano con una certa regolarità nei negozi “di Belle Arti” e negli spazi espositivi temporanei ricavati presso ditte o case d’asta che fornivano una vetrina alle personalità non ancora in vista dell’ambiente cittadino. Tali luoghi, vere passerelle dell’arte che transitava a Trieste e che valeva la pena di acquistare, anticiparono le vere e proprie gallerie private divenendo luoghi di aggregazione e punti di riferimento per gli artisti e i collezionisti, crearono un vero mercato artistico di cui beneficiarono anche le raccolte pubbliche[6] e, con la loro costante attività, lasciarono il segno nel tessuto culturale della città.

Tale segno è ben evidente ripercorrendo i successi della bottega Schollian, all’epoca “unico asilo degli artisti triestini che volessero esporre al pubblico qualche opera loro”[7] e, come già affermato nella recente monografia sul pittore[8], prima sede espositiva del giovane Rietti “che veniva di tanto in tanto a Trieste per lasciar qualche gemma”[9]. Pepi Schollian[10], assiduo frequentatore del Circolo Artistico e padre tutelare degli artisti[11], era il proprietario del noto negozio di Belle Arti di via del Ponterosso[12], in cui tutti, fino al 1906[13], avevano fatto i primi scontri con il pubblico[14] e avevano visto, alle loro esposizioni, una folla che “faceva ressa innanzi al negozio per entrare e per vedere i lavori” dei giovani che erano sulla bocca di tutti[15]. Nell’antro dello Schollian, una “botteguccia d’antiquario e di decoratore, dove s’accatastava una moltitudine di roba d’ogni genere e d’ogni tempo”[16], si erano succedute, dagli anni Settanta dell’Ottocento, generazioni intere di artisti e, tra di essi, anche il giovane Rietti che, dal 1887 in poi, mise qui in mostra le sue opere[17]. Ricorda infatti Benco che “s’erano serrate le file dei vecchi artisti per sbarrare la strada ad Arturo Rietti, che era uscito dal suo nembo come un astro di singolare splendore; pretendevano non sapesse dipingere se non le teste (ma quali teste!), dimenticando che negli anni più giovani s’era presentato da Schollian una prima volta con impressioni di città nordiche sotto la neve” [18]. L’artista infatti, dopo aver presentato ritratti[19] e piccoli paesaggi[20], nel luglio del 1888 aveva esposto “tre piccole scenette di città, tre vedute di quei luoghi settentrionali, ove la neve è sempre compagna nell’inverno”[21].

 

 

 

 

 

 

Arturo Rietti, Ritratto del maestro Barbasetti. Trieste, Civico Museo Revoltella

 

 

 

 

 

Sebbene avesse iniziato a partecipare a mostre internazionali, Rietti continuò a esporre da Schollian anche negli anni seguenti, presentando opere nel 1890[22], nel 1896[23] e nel 1897 quando furono notati, a gennaio[24] il Ritratto del maestro Luigi Barbasetti[25], a dicembre La Mendicante[26], “una testa di vecchia, orrida, spelata, bitorzoluta, che mette ribrezzo, ma dipinta con mirabile maestria, […] tanto fresca nel colore, che ha tutta la vigoria, la luce del vero”[27]. Ancora nel 1900 l’artista mandò alla spicciolata da Schollian i lavori del suo ultimo periodo[28], mentre nel 1902 espose sette ritratti “toccati senza sforzo, senza enfasi”, sei dei quali muniti di cornici “ideate dallo stesso Rietti”[29]. Secondo Alisi, espose ancora da Schollian tre pastelli con vasi e bambole giapponesi e due studi di una testa di giovane, poi moglie dell’artista, tutte opere del 1904[30].

     A fine Ottocento altri luoghi in città offrirono occasioni di visibilità al pittore che, oltre a partecipare alle mostre del Circolo Artistico Triestino[31], poté mettere in mostra i suoi pastelli nei locali espositivi per la vendita al dettaglio di ditte che si trovavano in zone frequentate della città.

A tale scopo si prestò il negozio dell’editore Carlo Schmidl[32], proprietario della ditta “C. Schmidl & Co.” [33], che aveva aperto il fondaco di musica più frequentato nell’ambiente artistico, letterario, musicale e teatrale della città. La sede dell'azienda, situata nell’edificio del Palazzo Municipale, era infatti divenuta, vista l'invidiabile locazione in piazza Grande, un “ritrovo di musicisti, di artisti locali o forestieri di passaggio”[34] e ambita vetrina frequentata da collezionisti d’arte e amanti del teatro. Per invogliare i clienti a varcare la soglia, Schmidl esponeva saltuariamente opere d’arte e così fece nel 1895 quando, prima di inviarlo alla legittima proprietaria, espose il ritratto di Sybil Sanderson che Rietti aveva eseguito dopo averla vista cantare allo Schiller[35]. Le foto d’epoca della diva e la puntuale descrizione, fornita dalla cronaca, del volto della cantante che “circondato da una morbida penombra data dal boa e dal bavero del mantello impellicciato, emergeva per il vago lume che sfiorava la chioma, accarezzava i lineamenti, squillava nelle note accese delle due piccole penne del cappellino”[36] consentono oggi di riconoscere il dipinto nel pastello di Rietti di collezione privata, passato sul mercato antiquario tedesco nel 2011[37]e pubblicato quale inedito nel 2012[38].

 

 

 

 

 

Arturo Rietti, Ritratto di Sybil Sanderson. Collezione privata

 

 

 

 

Nonostante tali occasioni, il pittore continuò a prediligere la bottega Schollian anche dopo che ne divenne proprietario, nel 1904, Giovanni Michelazzi[39] che fu, dal 1868[40], “bravo garzone dello Schollian, poi suo uomo di fiducia, e […] suo successore”[41]. Michelazzi “onde offrire periodicamente i saggi di pitture e sculture prodotti dall’arte cittadina”[42] non si accontentò di ereditare il negozio e la clientela precedente, ma trasferì l’attività, nel 1915[43], in via Nuova 16[44] dove allestì una galleria, a Trieste “la prima ad avere delle sale permanenti di esposizione”[45]. Per quanto aggiornata “su quanto veniva fatto a Venezia, Firenze, Roma e Milano”[46] e sulla Permanente[47], la Galleria Michelazzi fu considerata, come al tempo di Schollian, un “cenacolo” attorno al quale si radunavano “Veruda, Rietti, Garzolini, Grimani, Flumiani, Parin, Wostry e tanti e tanti altri”[48].

Alla Michelazzi, ancora sotto la ragione di Schollian, Rietti fu protagonista nel 1910[49], forse con lavori presentati alla Biennale di Venezia[50], e, più tardi, in mostre collettive, come quella del 1924 di “moderna Scuola Lombarda”[51], allestite nelle varie sedi espositive[52] che il commerciante d’arte aprì, a partire dagli anni Venti, e che furono gestite principalmente dal figlio Umberto[53], unico proprietario della ditta alla morte del padre nel 1939[54]. Lavori dell’artista apparvero successivamente quali pezzi alienabili di raccolte nobiliari in importanti aste sull’Ottocento, come quelle allestite nel 1939[55], nel 1940 e nel 1942[56], organizzate da Umberto che, dalla fine degli anni Trenta, svolse prevalentemente attività d’antiquariato. Fra le aste fu interessante specialmente quella del 1940[57], nella quale figurarono La sig.na Gignous[58] riprodotto anche sul catalogo della mostra e Fiori alla finestra che partecipò nel 1937 alla I Fiera Nazionale dell’Ottocento a Cremona[59].

 

 

 

 

 

Arturo Rietti, Signorina Gignous. Collezione privata

 

 

 

 

 

     Dagli anni Venti pastelli di Rietti fecero bella mostra a Trieste anche in spazi temporaneamente adibiti all’esibizione di opere d’arte come le case d’asta con locali per le vendite all’incanto o le sedi di grosse istituzioni in cui venivano organizzate mostre temporanee. In particolare il pittore partecipò alla Seconda Esposizione Biannuale del Circolo Artistico di Trieste[60] allestita nel 1925 presso la “Vianello E. Casa di vendita all’asta”[61] di proprietà dell’ingegnere Ernesto Vianello[62], che rispondeva alla necessità degli artisti di avere “una saletta da esposizione che fosse nel centro della città, in contatto immediato col pubblico”[63], e alla Mostra del Ritratto femminile nel Palazzo della Banca Commerciale, in Piazza Ponterosso 1, organizzata nel 1933 dalla Comunità dei Collezionisti d’arte[64]. Il “pittore della femminilità” che allora si credeva non avesse pari[65], non avrebbe potuto mancare questa esposizione dove figurarono tre ritratti, considerati capolavori del genere[66].

Il soggiorno triestino di Rietti degli anni Trenta, vide un susseguirsi di occasioni in cui le sue opere furono ammirate dai concittadini benché lontane dall’arte in voga in quegli anni.

A decretare il successo di Rietti nella città natale furono i salotti patrizi, il mercato antiquario e le gallerie private, spazi volti a curare l’aggiornamento artistico ma estremamente dediti anche a un’arte “salottiera” e alla celebrazione delle glorie locali, ben presenti alla Galleria d’Arte Trieste[67] che, più delle altre, ospitò lavori del pittore. Seconda per anzianità fra le gallerie triestine, essa fu inaugurata nel 1932 in mezzo a quel “mondo di eleganza e di affari” che era all’epoca il viale XX Settembre[68] e diretta da Mario Coscia[69] che iniziò a esporre nel 1934 “opere recentissime” di Rietti, raffiguranti un musicista e una giovane signora mulatta[70], esaltata sulle colonne de “Il Piccolo” per “quei bronzei delicati del profilo in luce” e per “la massa della capigliatura crespa”[71].

 

 

 

 

 

 

Arturo Rietti, Ritratto femminile. Collezione privata

 

 

 

 

 

     Nel giugno del 1935 furono in mostra ancora lavori del pittore[72] tra cui “la testa di giovane donna che, quasi un’apparizione, con una fiera interrogante bellezza d’anima, s’erge dal cappottino grigio guarnito di pellicce” [73] identificabile col ritratto femminile di collezione privata[74], battuto all’asta con il titolo di “Debuttante”[75], e “il piccolo bonzo giapponese, con la testina calva […] e la veste di seta, dipinta da maestro, sotto l’ossessione delle sue pieghe taglienti, come spigoli e dei suoi piani d’ombre vigorosi e pacati”[76] assimilabile alla Statuina giapponese inginocchiata, eseguita dal pittore nel 1935[77]. Nell’aprile del 1936, Rietti ebbe a disposizione una sala della Galleria Trieste per una piccola mostra[78], sfuggita all’autore della sua recente monografia, in cui si potevano ammirare studi di teste femminili e il ritratto del direttore de Il Piccolo Rino Alessi[79], dipinto di grande efficacia espressiva di cui oggi non sembra esser rimasta traccia. A settembre invece fu allestita una personale del pittore che contava venticinque “opere nate in vari tempi della sua vita”[80] tra cui alcuni capolavori quali il ritratto di signora[81] già presentato nel 1934 alla Biennale di Venezia quale dipinto di proprietà del pittore[82] e “un ritratto di donna bionda”[83], che Lorber[84] avvicina a quello apparso nella mostra dei Quarant’anni della Biennale[85].

Con il definitivo allontanamento da Trieste, il nome di Rietti figurò esclusivamente nell’ambito del mercato antiquario, come dimostrano le opere apparse nella raccolta, destinata alla “dispersione a trattative private”, esposta presso la Galleria Trieste nel 1939[86], e nella vendita ereditaria del 1941[87], non citata nella monografia del pittore, in cui apparve l’opera Giovanetta qui riprodotta.

 

 

 

 

 

 

Arturo Rietti, Giovanetta. Ubicazione sconosciuta

 

 

 

 

 

     Dipinti dell’artista furono presenti nelle gallerie d’arte triestine anche dopo la sua morte, avvenuta nel 1943, come attesta il ritratto apparso alla mostra allestita a giugno del 1945[88] alla Galleria d’arte “Al Corso”[89], dove furono esposte, anche a luglio, un paio di opere di Rietti “delle quali si scrisse con entusiasmo e profondo rispetto”[90]. Nove lavori del pittore figurarono invece alla Mostra retrospettiva di pittori triestini[91], organizzata dall’Associazione Belle Arti e inaugurata a marzo del 1946 alla Galleria d’arte Trieste[92]. Nonostante gli apprezzamenti positivi di Campitelli[93] e del Presidente dell’Associazione[94], le opere di Rietti[95], di cui oggi si conosce solo l’Autoritratto grazie alla riproduzione fotografica apparsa su “Vernice”[96], furono definite di “scarso valore”[97].

Trieste attese qualche anno prima di rendere un vero omaggio al pittore: fu la Galleria d’arte “Al Corso”, diretta da Gennaro De Crescenzo[98], a organizzare nel 1949, sotto gli auspici del Circolo della Cultura e delle Arti, una mostra postuma dedicata a Arturo Rietti[99] che, seppur organizzata in uno spazio privato con fini commerciali, ebbe carattere strettamente culturale e non speculativo rappresentando per sommi capi l’intero itinerario pittorico dell’artista. Della cinquantina di opere, provenienti “per la massima parte da collezioni triestine”[100], raccolte nella retrospettiva, molte sono oggi riconoscibili, più di quante non siano state già individuate in passato. Tralasciando quelle già identificate[101], all’esposizione figurarono il Ritratto del barone Giovanni Economo[102], apparso in un articolo di Sofianopulo dedicato alla mostra[103], la Figura in controluce, ora conosciuta come Ritratto della moglie Irene Riva (alla finestra)[104], il Ritratto del compositore Antonio Smareglia[105], forse il medesimo posseduto da Silvio Benco[106], e il Ritratto di don Garratoni[107], conosciuto quale Ritratto del Prof. P[108] e riprodotto nell’articolo commemorativo uscito in occasione della mostra[109].

 

 

 

 

 

Arturo Rietti, Autoritratto. Già collezione Guido De Mejo

 

 

 

 

 

Nonostante l’unica opera riprodotta sul catalogo della mostra sia l’Autoritratto della collezione Guido De Mejo[110], oggi si possono azzardare ulteriori riscontri grazie alle fotografie conservate nell’archivio degli eredi Rietti: lo Schermidore appartenuto alla signora Tagliapietra, identificabile con il pastello del 1904[111] di cui vengono ammirati, “appena sfiorati dalla luce, gli oggetti che posano sulla scansia nello sfondo”[112], il Ritratto di Umberto Giordano all’epoca di proprietà di Anatolia Rietti[113], il Ritratto del maestro di Palma, identificabile con il dipinto del 1925 destinato al maestro di scherma[114] e non con il ritratto ora al Civico Museo Revoltella[115], il Ferravilla sul letto di morte[116], nonché il pastello La moglie del pittore[117] della collezione Rodolfo Brunner, assimilabile al Ritratto della moglie Irene Riva[118], grazie alla descrizione fornita in seguito dalla Rutteri del pastello con la moglie del pittore sotto l’ombrellino, passato nella collezione Stavro-Santarosa in cui confluì quella di Rodolfo Brunner[119]. Per avere il maggior numero possibile di opere del pittore, gli organizzatori della postuma si avvalsero persino di appelli pubblici a quanti possedevano o credevano di possedere “un Rietti”, affinché più tardi non avessero a rammaricarsi che “un artista a loro caro non sia stato onorato così degnamente come, con il loro contributo, avrebbe potuto”[120]. Grazie a questo espediente fu allestita a Trieste la mostra più significativa dalla scomparsa del pittore che, secondo la Rutteri, a distanza di pochi anni fu sepolto nell’oblio[121].

 

 

 

 

Ringraziamenti

Desidero ringraziare Lorenza Resciniti, Claudia Colecchia, Tiziana Giannotti, Roberto Scrignari, Cristina Klarer dei Civici Musei di Storia e Arte, Maurizio Lorber e Federica Moscolin del Civico Museo Revoltella, Silvia Relli dell’Ufficio Anagrafe e tutto il personale dell’Archivio di Stato di Trieste.

 

 

 


Note


[1]A. Alisi, Due pittori triestini - Arturo Rietti (1863-1943), «La Porta Orientale», XX, 1-2, gennaio – febbraio 1950, pp. 43–50.

 

[2]C. Wostry, Storia del Circolo Artistico di Trieste, Udine 1934, ed. Svevo, Trieste 1991.

 

[3]Catalogo degli oggetti d’arte ammessi alla prima esposizione del circolo artistico di Trieste nell’ottobre e novembre del 1890, Trieste, 1890.

 

[4]Esposizione Permanente Artistica, «L’Osservatore Triestino», 27 luglio 1906. Nel 1906 il Comune di Trieste donò una sala del Palazzo Modello, in Piazza Unità, agli artisti locali per allestire una mostra permanente da loro gestita. Tale istituzione ebbe frequenti cambi di sede e fu talvolta ospitata in spazi privati.

 

[5]O. Basilio, Saggio di storia del collezionismo triestino, « Archeografo Triestino», vol. XIX, ser. III, XLVII Racc., 1934- XII, pp. 159 - 229.

 

[6]M. Masau Dan, “Un istituto di Belle Arti” per “abilitarsi al bello”. Il Museo Revoltella dalla fondazione a oggi, in Il Museo Revoltella di Trieste, a cura di M. Masau Dan, Vicenza 2004, pp. 11-30. Nel 1935 il Museo Revoltella si rivolse alle gallerie private per smaltire opere ottocentesche di poco valore e scambiarle con opere di pregio di autori nazionali.

 

[7]S. Benco, Un tuffo nei ricordi, «Vernice», I, n. 5, ottobre 1946, pp. 1-2.

 

[8]M. Lorber, Arturo Rietti, Trieste 2008.

 

[9]Wostry 1991, p. 191.

 

[10]Giuseppe Schollian (1833-1904) nato a Schömberg nel 1833, domiciliato a Trieste con indirizzo Ponterosso 749/3, già vedovo di Matosel Virginia e riconiugato con Bohne Maria, iniziò la sua attività come falegname, “indoratore” e, dal 1873, fu commerciante  in Belle Arti. Morì a Trieste il 6 giugno 1904.

 

[11]Wostry 1991, p. 169.

 

[12]E.Marini, Vie e case di Trieste. Via S.Nicolò, in Alla riscoperta di Trieste, n. 9, 15 settembre 1985; E.Marini, Vie e case di Trieste. Via Roma già via delle Poste, in Alla riscoperta di Trieste, n. 16, 1 gennaio 1986. Il negozio Schollian si trovava in via Ponterosso 744, attuale via Roma 6, in una delle case Catraro, datate 1783, e comprendeva, già nel 1889, parte dell’edificio di via S.Nicolò 14.

 

[13]Il sistema delle arti a Trieste, prima dell’istituzione della Permanente, era ancora amatoriale, affidato spesso alle mostre mercato e a singole botteghe di commercianti d’arte.

 

[14]Benco 1946, p. 1

 

[15]S.Sibilia, Pittori e scultori di Trieste, Milano 1922, p.238.

 

[16]Benco 1946, p. 1.

 

[17]Lorber 2008, p. 243.

 

[18]Benco 1946, p. 1.

 

[19]Un ritratto, «L’Indipendente», 4 giugno 1888; Belle Arti, «Il Piccolo», 5 giugno 1888. A giugno Rietti espose uno “spigliato” pastello che ritraeva il defunto Leone Segré.

 

[20] Belle Arti, «Il Piccolo», 8 luglio 1888. Rietti espose “abbozzi eccellenti, sicuri nel tocco e nel colore” che raffiguravano pescatori.

 

[21]Belle Arti, «Il Piccolo», 14 luglio 1888.

 

[22] Arte cittadina, «L’Indipendente», 8 marzo 1890. Rietti presentò “un minuscolo quadretto rappresentante una testina di vecchia, toccata con molto brio e con geniale sicurezza”.

 

[23] Belle Arti, «Il Piccolo», 2 settembre 1896. Fu esposto il Ritratto del signor Alberto Minas, “uno splendido studio di nudo” che raffigurava l’erculeo busto del giovane schermidore.

 

[24] Belle Arti, «Il Piccolo», 21 gennaio 1897. Oltre al ritratto furono esposte la testa “di una brutta vecchia, ributtante, guercia” e una “graziosissima” silhouette di una giovane donna.

 

[25]Lorber 2008, p. 158, cat. 18.

 

[26]Ibidem, cat. 21.

 

[27] Belle Arti, «Il Piccolo», 30 dicembre 1897; Rassegna Artistica, «L’Indipendente», 1 gennaio 1898. Rietti espose anche  il Ritratto di Francesco Basilio (Lorber 2008, p. 157, cat. 13).

 

[28]Rassegna artistica. Quadri di Arturo Rietti, «L’Indipendente», 23 luglio 1900. La cronaca elogiò “due figurette di pupattole giapponesi intorno a un vaso esposte dallo Schollian fra vari ritratti”.

 

[29]Arte. Pastelli di Arturo Rietti, «Il Piccolo», 16 marzo 1902; Rassegna Artistica. I pastelli di Arturo Rietti, «L’Indipendente», 14 marzo 1902.

 

[30]Alisi 1950, p. 50.

 

[31] Rassegna artistica, «L’Indipendente», 9 dicembre 1895.

 

[32]Fabiana Licciardi, L’editoria musicale triestina nella prima metà del Novecento, in Lungo il Novecento, a cura di M. Girardi, Venezia 2003, pp. 85 – 95. Carlo Schmidl (Trieste 1859-1943) era uscito dalle dipendenze del fondaco Vicentini per fondare la ditta “C. Schmidl & Co.”. 

 

[33]Trieste, Archivio di Stato (AST), I.R.Tribunale Commerciale Marittimo in Trieste 1781-1923, Atti sulla firma sociale “C. Schmidl & Co.”, sez.VII,  fasc. VII 42 B/1891, N. 10719. Istanza presentata nel 1891 con la quale Carlo Schmidl e Achille Tedeschi, uniti in società dal 1889, chiedono la registrazione della ditta nel Registro di Commercio. Tedeschi fu socio fino al 1892 quando la ditta fu registrata come singola (I. R. Tribunale Commerciale Marittimo in Trieste, Atti sulla firma singola “C. Schmidl & Co.”, Sezione n. III, Sing. VI 21, 1903-1919).

 

[34]Licciardi 2003, p. 88.

 

[35]Un pastello di Rietti, «Il Piccolo», 23 settembre 1895.

 

[36]Rassegna artistica, «L’Indipendente», 25 settembre 1895.

 

[37]Arturo Rietti, Damenbildnis, 1895 (Germania 7/5/2011, lotto 535).

 

[38] A. Tiddia, Una piuma turchese. Rietti e il ritratto di Livia Veneziani Svevo, «Aldèbaran», a cura di S. Marinelli, n. 1, 2012, pp. 211-218. Il pastello è stato pubblicato erroneamente quale Ritratto di Livia Veneziani Svevo ipotizzando che fosse apparso alla mostra della Secessione di Monaco del 1895. Del ritratto della Sanderson, esposto a Trieste, si è affermato invece che oggi sia disperso e che la cantante raffigurata sia Lilian e non Sybil Sanderson.

 

[39]Giovanni Michelazzi (1856-1939), nato a Trieste il 10/12/1856, ebbe 4 figli dalla prima moglie, Dombroski Ida, e 5 figli dall’unione con Crosari Teresa Maria che sposò nel 1885. Due dei figli di secondo letto, Umberto Celestino, nato il 19/05/1887, e Luigi Antonio, nato il 03/05/1891, proseguirono la sua attività. Giovanni, di professione indoratore  e commerciante in antichità, morì a Trieste il 30/06/1939.

 

[40]I cinquantacinque anni di lavoro di Giovanni Michelazzi, «Il Piccolo», 29 settembre 1923.

 

[41]Benco 1946, p. 1.

 

[42]I cinquantacinque …, 29 settembre 1923.

 

[43]AST, I.R.Tribunale Commerciale Marittimo in Trieste, Repertorio del Registro di Commercio,121, Atti sulla firma singola “G.Michelazzi”, sez.III,  Rg A V 105 - Firm. 361/15.

 

[44]Guida Generale di Trieste 1915, XI, Trieste 1915, pp. 602, 1049; E.Marini, Vie e case di Trieste. Via Mazzini già via Nuova, in Alla riscoperta di Trieste, n. 14, 1° dicembre 1985.

 

[45]Le Gallerie d’arte triestine, «Vernice», I, n.1, giugno 1946, p.5.

 

[46]I cinquantacinque…, 29 settembre 1923.

 

[47]Benco 1946, p. 1.

 

[48]Le Gallerie…1946, n. 1, p. 5.

 

[49]Lorber 2008, p. 245.

 

[50]ASTERISCHI La Sala di Trieste all’Esposizione Internazionale di Venezia, «Il Piccolo», 5 aprile 1910; La Sala di Trieste all’Esposizione di Venezia, «Il Piccolo», 27 aprile 1910; Lorber 2008, p. 221, catt. 66-67; M. De Grassi, La “Sala della città di Trieste” alla Biennale del 1910, « AFAT », 30, 2011, pp. 201 - 240. Oltre alle opere individuate, le cronache dell’epoca parlano anche di uno studio della soprano ucraina, la “diva Krusceniski”.

 

[51]Una Mostra di pittura lombarda nel Salone Michelazzi, «Il Piccolo della Sera», 25 ottobre 1924. Il bozzetto di Rietti fu descritto quale “una impressione delle nostre rive, rapida, riassunta in un gioco misterioso di illuminazione”.

 

[52]Guida Generale di Trieste, XXIX, Trieste 1927, p. 316; Guida Generale di Trieste e della Venezia Giulia, Trieste 1940, p. 566; Marini 1985, n. 14. Pur mantenendo la ditta in via Mazzini 16, di cui ebbe la procura già nel 1915 il figlio Umberto, Giovanni Michelazzi aprì anche il “Salone Michelazzi”, sito in “piazza Unità 6, I”, e un negozio in via Mazzini 22, con annesso laboratorio, la cui gestione fu affidata all’altro figlio Luigi.

 

[53]Umberto Michelazzi (1887-1946) nato a Trieste il 19/05/1887, si sposò nel 1910 con Ulzhakar Beatrice, dalla quale non ebbe figli. Di professione restauratore di opere d'arte, morì a Trieste il 2 settembre del 1946.

 

[54]Guida Generale di Trieste e della Venezia Giulia, Trieste 1939, pp. 442, 652, 1328.

 

[55]ASTERISCHI. Una Mostra di pittura dell’Ottocento e d’oggi, «Il Piccolo», 31 ottobre 1939; Raccolta di opere d’arte dell’Ottocento e Contemporanee proveniente da una nobile famiglia milanese, catalogo dell’esposizione (Trieste, Salone d’Arte Michelazzi), Trieste ottobre 1939, nn. 78, 79. Furono esposti L’abito rosa e Peonia rosa.

 

[56]ASTERISCHI. Vendita all’asta nella Galleria Michelazzi, «Il Piccolo», 16 giugno 1942; ASTERISCHI. Esposizione d’asta alla Galleria Michelazzi, «Il Piccolo», 17 giugno 1942; Esposizione e vendita all’asta di Opere d’Arte antiche, dell’Ottocento e contemporanee, provenienti da collezionisti privati, catalogo dell’esposizione (Trieste, Galleria d’Arte Michelazzi), Trieste 15-17 giugno 1942, nn. 221, 225. Figurarono due opere di Rietti: Giovane donna e Sera a Monaco.

 

[57]ASTERISCHI. Una Mostra di pittura dell’Ottocento, «Il Piccolo», 6 ottobre 1940; Raccolta di opere d’arte dell’Ottocento e Contemporanee proveniente da nobile famiglia, catalogo dell’esposizione (Trieste, Galleria Michelazzi), Trieste 5-26 ottobre 1940, nn. 41, 42, 52, 53, 56, tav. IV. Oltre alle opere citate figuravano: Autoritratto, Natura morta, Vaso con fiori e natura morta.

 

[58] Lorber 2008, p. 168, cat. 81.

 

[59]Prima Fiera Nazionale di Cremona - Mostra dell'800, organizzata nell’ambito della celebrazione del Bicentenario Stradivariano, Palazzo Trecchi, maggio – ottobre 1937-XV.

 

[60]La nuova permanente degli artisti, «Il Piccolo», 10 marzo 1925.

 

[61] Guida Generale di Trieste e delle Province di Trieste, Istria, Friuli, Carnaro e Zara, XXVII, Trieste 1925, p. 588. La casa d’aste è indicata quale “Vianello E. Casa di vendita all’asta, via S.Caterina, 11 e via S.Lazzaro, 12”

 

[62]Ernesto Vianello, nato a Trieste il 12 marzo 1883, fu geometra civile autorizzato che, già nel 1921, fu proprietario della casa di vendita all’asta “VIANELLO E.”. Emigrò a Roma con la famiglia il 22 marzo 1935.

 

[63]La nuova…, 10 marzo 1925. Il Salone Vianello rispondeva alla necessità degli artisti di avere un ambiente simile a un “salotto d’arte” con le “pareti in un tono neutro propizio all’indipendenza delle opere, fornito di bassa mobilia, di comodi divani in damasco giallo”. Rietti espose quattro opere nel 1925, mentre, secondo Lorber, una testa femminile alla mostra del 1927 e una serie di ritratti a quella del 1932 (Lorber 2008, pp. 246-247).

 

[64]L’Associazione collezionisti d’arte, «Giornale Alleato», 21 aprile 1946; L’Associazione dei Collezionisti d’Arte, «Vernice », I, n. 1, 1° giugno 1946, p. 4. La Comunità dei collezionisti d’arte nacque nel 1928 e sostituì il Circolo Artistico nell’organizzare mostre sul passato locale o su tematiche d’impegno. Sciolta nel 1938, fu ricostituita nel 1946 grazie a Oreste Basilio, di nuovo segretario dell’Associazione.

 

[65]Ottocento dei paesi nostri alla Mostra del Ritratto femminile. I ritratti di Arturo Rietti, «Il Piccolo», 21 giugno 1933.

 

[66]GIUGNO TRIESTINO Catalogo della Mostra del Ritratto femminile, Trieste giugno 1933, nn. 320, 321, 322. Rietti partecipò con il Ritratto della Baronessa Economo del Barone Demetrio Economo, il Ritratto della Contessa Sordina del Conte Giovanni Battista Sordina, ora al Civico Museo Revoltella (Lorber 2008, p. 162, cat. 49) e il Ritratto della signora Tedeschi di Mario Tedeschi.

 

[67]Le Gallerie d’arte triestine, «Vernice», I, n. 2, luglio 1946, p.10.

 

[68] Guida Generale di Trieste e della Venezia Giulia, XIII, Trieste 1935, p.1182. La Galleria d’arte Trieste si trovava al numero civico 16 del Viale XX Settembre, ex via dell'Acquedotto.

 

[69]Mario Coscia (1899-1952) nato a Novi Ligure il 29/04/1899, di professione indoratore e negoziante in quadri, fu iscritto a Trieste nel 1934 come proveniente da Alessandria. Morì a Trieste il 27/09/1952.

 

[70]Lorber 2008, p. 231, cat. 173.

 

[71]S. Benco, ASTERISCHI Due ritratti di Rietti, «Il Piccolo», 27 settembre 1934.

 

[72]S. Benco, Mancini, Rietti, Irolli e Iussupoff ed altri pittori in una riuscita mostra triestina, «Il Piccolo», 15 giugno 1935. Il pittore veniva elogiato anche per “il ritratto di giovinetta nell’aureola del cappellino, il piccolo ritratto in bruno e rosa[…], l’altra testa dalla gran zazzera irradiata e dagli occhi di sogno” e per “due studi di teste di vecchie, tormentati, analitici, condotti con una febbre nervosa di penetrazione”.

 

[73]Ibidem.

 

[74]Lorber 2008, p. 172, cat. 118.

 

[75] Libri e stampe antichi, bronzi e ceramiche del ‘900; argenti e gioielli d’antiquariato, arredi e dipinti antichi, dipinti del 19. e 20. secolo, catalogo d’asta (Trieste, Stadion Casa d’Aste), tornata 11-12 maggio, lotto 781, 2004.

 

[76]Benco 1935, p. 6.

 

[77]Lorber 2008, p. 184, cat. 37.

 

[78]S. Benco, Opere di Arturo Rietti, «Il Piccolo», 9 aprile 1936.

 

[79] A. Agnelli, Alessi Rino, voce in Dizionario Biografico degli Italiani, vol.34, Roma 1988.

 

[80] ASTERISCHI La Mostra di Arturo Rietti, «Il Piccolo», 23 settembre 1936.

 

[81] Lorber 2008, p.26.

 

[82] XIXa Esposizione Biennale Internazionale d’Arte. Mostra Internazionale del Ritratto del secolo XIX°, catalogo della mostra, Venezia 1934, p. 77, cat. 384.

 

[83]ASTERISCHI…, 23 settembre 1936.

 

[84] Lorber 2008, p. 171, cat. 111.

 

[85] Mostra dei Quarant’anni della Biennale MDCCCXCV-MCMXXXV, catalogo della mostra, Venezia 1935, p. 70, cat. 53. Il ritratto apparve con il titolo Donna bionda.

 

[86]ASTERISCHI Una magnifica raccolta di pitture, «Il Piccolo», 18 febbraio 1939.

 

[87]Vendita di una raccolta d’arte per divisione ereditaria, catalogo dell’esposizione (Trieste, Galleria d’arte Trieste), gennaio 1941, nn. 5, 42, 43, 89, 90, 131, 142, tav. 4. Apparvero cinque pastelli, Giovanetta, Giovanotto, Signorina, Figura di donna e Viandante, un disegno e un olio su tela raffiguranti entrambi un autoritratto del pittore.

 

[88]Mostra di pittura dell’Ottocento e triestini contemporanei, catalogo dell’esposizione (Trieste, Galleria d’arte “Al Corso”), 16 giugno 1945.

 

[89]Le Gallerie d’arte, «Vernice», I, n.3, agosto 1946, p. 10. La Galleria era situata in Contrada del Corso 22.

 

[90] G. M. Campitelli, Profili di artisti. Arturo Rietti, «Giornale Alleato», 3 febbraio 1946.

 

[91]Mostra retrospettiva dei pittori triestini sotto gli auspici dell’Associazione Belle Arti, catalogo a cura di E. Predonzani (Trieste, Galleria d’Arte Trieste), marzo 1946.

 

[92]Alla Galleria Trieste. La Mostra retrospettiva degli artisti triestini scomparsi, «Giornale Alleato», 20 marzo 1946.

 

[93]G. M. Campitelli, Alla Galleria Trieste. Considerazioni sulla mostra dei quaranta artisti scomparsi, «Giornale Alleato», 7 aprile 1946.

 

[94]G. M. Campitelli, Alla Galleria Trieste. L’inaugurazione della mostra degli artisti triestini scomparsi, «Giornale Alleato», 24 marzo 1946.

 

[95]Lorber 2008, p. 248. Le opere esposte furono nove: Rose, La tazza del te, Ritratto di signora, Mascherina, Ritratto, Autoritratto, Ritratto di Signora, Testa, Ritratto di Signora.

 

[96]Le due mostre dell’Associazione Belle Arti, «Vernice», I, n.1, giugno 1946, p. 9.

 

[97]Ibidem.

 

[98]Le Gallerie…1946, n. 3, p. 10.

 

[99]Mostra postuma di Arturo Rietti, catalogo della mostra (Trieste, Galleria d’Arte “Al Corso”), Trieste 22-30 novembre 1949.

 

[100]Ivi, p. 5. Le opere esposte furono 51, esclusi i disegni, la cui sezione contava 9 lavori.

 

[101] Ivi, pp. 11-14, cat. 5, 12, 29, 46. Le opere sono le seguenti: Ritratto di Salomone Thorsch, pastello già di proprietà del Civico Museo Revoltella (Lorber 2008, p. 159, cat. 29), l’Autoritratto olio su tela donato da Rodolfo Brunner al Civico Museo Revoltella (Lorber 2008, p. 178, cat. 9), il Ritratto della Contessa Onorina Sordina del Civico Museo Revoltella (Lorber 2008, p. 162, cat. 49), la Natura morta dei Civici Musei di Storia e Arte “sez. Sartorio”, che, grazie alla descrizione di Gioseffi, è facilmente identificabile con il pastello raffigurante fiori del 1904 tuttora al Civico Museo Sartorio (Lorber 2008, p. 181, cat. 5), il Ritratto della baronessa Guglielmina Economo che Lorber associa al bellissimo pastello del 1920 di collezione privata (Lorber 2008, p. 168, cat. 84).

 

[102]Lorber 2008, p. 167, cat. 80. Opera oggi di proprietà della Comunità Greco-Orientale.

 

[103] C. Sofianopulo, Originalità di un pittore. L’orso dei salotti dipingeva belle donne, «Messaggero Veneto», 15 febbraio 1949.

 

[104] Lorber 2008, p. 157, cat. 80.

 

[105] Ivi, p. 169, cat. 87. Olio su tela del Civico Museo Teatrale di Trieste.

 

[106]Alisi 1950, p. 50.

 

[107] Mostra postuma…1949, p. 12, cat. 14; Lorber 2008, p. 162, cat. 46. Opera del Civico Museo Revoltella.

 

[108]Alisi 1950, p.50.

 

[109]S. Rutteri, Rietti: un maestro nella pittura triestina (discorso tenuto in occasione della mostra postuma, 22 novembre 1949), «Le ultime notizie di Trieste», a. 29, n. 595, 24 novembre 1949, pp. 3-4.

 

[110] Mostra postuma…1949, p. 11, cat. 4. Il dipinto si presenta identico a quello oggi di proprietà della Fondazione CRTrieste.

 

[111] Lorber 2008, p. 218, cat. 35.

 

[112] Mostra postuma…1949, p. 8.

 

[113]Lorber 2008, p. 233, cat. 195.

 

[114]Ivi, p. 228, cat. 140.

 

[115]Ivi, p. 161, cat. 41.

 

[116]Ivi, p. 211, cat. 7.

 

[117] Mostra postuma…1949, p. 11, cat. 2.

 

[118]Lorber 2008, p. 216, cat. 12.

 

[119] M. G. Rutteri, Arturo Rietti nella pittura triestina, in «Pagine Istriane», n. 30-31,1957, pp. 35-38.

 

[120] D. Gioseffi, Postuma di Rietti, «Il Piccolo», 17 novembre 1949.

 

[121] Rutteri 1957, p. 38.