PINTURICCHIO – TINTORETTO - PISANELLO

– SPAGNOLETTO - PITOCCHETTO   

 

 

Giuliano Confalonieri

 

 

 

 

... sono pseudonimi che potrebbero rientrare nella serie dei personaggi della Commedia dell’Arte o delle maschere goldoniane.

 

 

Pinturicchio, Natività, 1500 ca. Spello (Perugia), chiesa collegiata di Santa Maria Maggiore, Cappella Baglioni

 

 

Il pittore Bernardino di Bette, detto Pinturicchio (Perugia 1454/Siena 1513, un appellativo che richiama per assonanza l’altro pittore/scultore Francesco Primaticcio, detto il Bologna, 1504/1570) collaborò con il Perugino alla decorazione della Cappella Sistina. Divenuto indipendente dal maestro, lavorò a Perugia, Spoleto e Orvieto. A Roma decorò il Palazzo della Rovere, le Cappelle Bufalini, San Gerolamo e Santa Caterina. L'opera più impegnativa del periodo romano è l’appartamento Borgia, completata come tutte le altre, con la collaborazione di numerosi assistenti. Del 1497 sono gli affreschi della Cappella Eroe nel Duomo di Spoleto. Nel 1501 fu nominato Priore di Perugia; due anni dopo realizzò L'incoronazione della Vergine, opera  conservata nella Pinacoteca Vaticana. Nel 1506 si stabilì definitivamente a Siena realizzando nella Libreria Piccolomini le Storie di Pio II  usufruendo dei  disegni  di  Raffaello Sanzio (1483/1520). La critica lo giudica un pittore piacevole, dotato di uno spiccato senso decorativo e di facile vena narrativa, nel quale convivono la facilità espositiva e l’aggraziata capacità ornamentale.

 

 

Tintoretto, San Giorgio uccide il drago, 1543-44. San Pietroburgo, Ermitage
 

 

Jacopo Robusti, detto Tintoretto (Venezia 1518/1594), figlio di un tintore di panni, nei dipinti rivela l’evidente interesse per motivi di carattere scenico:  l’utilizzazione di invenzioni spettacolari, la strutturazione a palcoscenico dello spazio d’azione, i contrastati effetti di illuminazione, la concitazione dei moti e dei gesti dei personaggi diventano rappresentazione drammatica coinvolgendo l’emozione di chi guarda  Nel tempo l’attività dell’artista realizza numerose tele di soggetto religioso che già i contemporanei considerarono tra le sue opere più sconvolgenti. Nel 1564 iniziò - continuando per alcuni decenni - i dipinti per la Scuola Grande di San Rocco. Diventato protagonista della cultura figurativa lagunare, fu poi impegnato in diverse commissioni per il Palazzo Ducale (nelle tele per la Scuola di San Rocco, come in quelle dipinte tra il 1592 e il 1594 per il presbiterio di San Giorgio Maggiore  la ten­sione drammatica del linguaggio del maestro, spoglia degli elementi più complessi e spettacolari, raggiunge accenti talora visionari, talora di dolorosa concentrazione spirituale).

 

 

 

Pisanello, La Vergine con Bambino, san Giorgio e san Antonio abate, 1400 ca. Londra National Gallery

 

Antonio Pensano,  detto Pisanello  (Pisa 1380). Incerti sono i dati anagrafici pervenuti relativi a questo pittore, medaglista e miniaturista: sembra però che fosse Verona la città base dalla quale si spostava da una Corte all’altra. Discepolo di Gentile da Fabriano, imparò un linguaggio  ricco di particolari, dalle quattro tavole delle Storie di san Benedetto agli  affreschi di Treviso. Nel periodo 1422/1425 iniziava la lunga anche se discontinua attività al servizio dei Gonzaga di Mantova, tra il 1426 ed il 1432 collaborò a Roma con Gentile da Fabriano che, morendo, gli lasciò in eredità la bottega, la cui produzione fu poi contesa dalle più importanti Corti italiane.

 

 

Spagnoletto, San Gerolamo e l'angelo, 1626. Napoli, Museo di Capodimonte

 

 

Jusepe Ribera, detto Spagnoletto (1591/1652). Pittore spagnolo morto a Napoli, arrivò in Italia molto giovane, si stabilì a Roma in Via Margutta con il fratello ed altri artisti. Nel 1616 si trasferì a Napoli  al seguito dei vicerè per i quali eseguì diverse tele con eleganze cromatiche notevoli. Colpito da una grave infermità nel 1644, fu costretto a rallentare e talora interrompere per lunghi periodi la sua attività che, tuttavia, fu caratterizzata da opere di alto livello conservate a Napoli ed al Louvre.

 

 

Pitocchetto, In Piazza 1730 ca. Torino, Museo Civico d'Arte Antica

 

 

Ceruti Giacomo, detto Pitocchetto (XVIII secolo). Sul Vocabolario della Lingua Italiana ci sono alcune voci che si adattano al nome di questo pittore italiano: pitoccare ovvero mendicare, pitoccheria ovvero condizione di chi è pitocco, pitocchetto ovvero gioco di carte in cui si punta poco, pitocco ovvero povero.  Sull’attività dell’artista si hanno scarse notizie; la prima firma compare nel 1724 sul retro di un quadro, cinque anni dopo gli furono commissionati quindici ritratti  di patrizi veneti. Nel 1736 eseguì a Venezia gli affreschi in Palazzo Grassi. Lavorò anche a Padova, Piacenza, Brescia e Milano.  La sua formazione innestata sulla cultura figurativa cinquecentesca subì forti influenze dalla tematica popolare nella caratterizzazione delle persone, da quelle spagnole (Velàzquez, Murillo) e venete. L’origine della sua vena popolaresca nasce probabilmente dalla curiosità naturalistica e dagli interessi dei committenti.  

 

 

Giuliano Confalonieri

giuliano.confalonieri@alice.it

 

 

 

 

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