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Giuliano Confalonieri

 

 

Ludwig Mies van der Rohe  (1886/1969)

architetto e designer tedesco.

 

 

 

 

Mies iniziò l’apprendistato nella bottega del padre scalpellino, proseguendo quindi la propria carriera in alcuni Studi tecnici di Berlino e in Olanda. Richiamato alle armi per la Grande Guerra, dopo il congedo partecipò ad esposizioni collettive. Nel 1919 progettò un complesso per uffici a Berlino composto da tre torri di venti piani collegate da un nucleo centrale. Nel 1921 disegnò un grattacielo in vetro e acciaio a forma prismatica. Ideò poi un immobile in cemento armato al quale seguirono disegni per case di campagna ed il monumento a Karl Liebknecht / Rosa Luxemburg (Berlino 1926). Precursore nel suo settore, elaborò tecniche innovative per l’epoca, proseguendo con studi sempre più approfonditi che l’avrebbero portato alla notorietà internazionale. L’anno successivo assunse l’incarico di allestire a Stoccarda un quartiere sperimentale di abitazioni permanenti. Nel 1929 all’Esposizione di Barcellona realizzò un capolavoro dell’architettura moderna (armonico fluire e concentrarsi degli spazi, senza soluzione di continuità fra interno ed esterno). Nel 1930 divenne direttore del Bauhaus per tre anni. Contemporaneamente elaborò una serie di grattacieli a pianta libera e di case a cortile-giardino. Nel 1938 emigrò negli Stati Uniti, dove fu nominato direttore della facoltà di architettura dell’Illinois Institute of Technology di Chicago. Studiò varie soluzioni per il nuovo campus, la cui realizzazione iniziò nel 1942. Divenne famoso con la mostra al Museo d’Arte Moderna (1947) ottenendo conseguentemente incarichi sempre più prestigiosi. Per una abitazione unifamiliare trovò la soluzione simmetrica rispetto a quelle ideate in Germania, una scatola prismatica sollevata dal suolo. È considerato uno dei massimi architetti dell’epoca – insieme a Le Corbusier e F. L. Wright – per le soluzioni stilistiche e per l’uso dei nuovi materiali messi a disposizione dall’industria. Quando ebbe l’incombenza di pianificare il complesso dell’Esposizione di Stoccarda, realizzò un capolavoro (pietra miliare dell’architettura moderna per l’armonico fluire e concentrarsi degli spazi, senza soluzione di continuità fra interno ed esterno). La raffinatezza tecnologica con l’uso di acciaio, cemento armato e vetro, è affiancata da una disciplina stilistica che ha influenzato positivamente l’immagine delle megalopoli di oggi malgrado il degrado dovuto al consumismo estremo. Il rigore impresso ad ogni singolo elemento dava un’ulteriore concretezza alle realizzazioni, riuscendo così a valorizzare ulteriormente l’opera complessiva di questo architetto antesignano delle novità odierne, sempre più volatili, sempre meno autentiche. 

 

 

Giuliano Confalonieri

giuliano.confalonieri@alice.it