Michael Thonet

 

 

Alessandra Doratti

 

 


Cinquanta milioni di esemplari di un'unica seggiola venduti in ogni parte del mondo in poco più di quarant'anni. Parlare di Thonet e della sua favolosa invenzione che riduce una materia solida e resistente come il legno di faggio alla immateriale duttilità di un segno tracciato dalla matite su un foglio di carta, vuol dire indagare questo primato quantitativo che ben poche imprese industriali hanno raggiunto e nessuna certo nel settore dei mobili, settore così sensibile alle mutazioni e a capricci del gusto. Ma vuol dire anche indagare la dimensione storica della tradizione Thonet, le sue origini e la sua straordinaria longevità: la sorprendente capacità di attraversare le barriere che gli storici hanno eretto tra le varie fasi di sviluppo della cultura moderna per cui un oggetto come la "seggiola di Vienna" nato in pieno Biedermeier ha potuto influenzare il repertorio figurativo dell'Art Nouveau, entusiasmare Loos e Le Corbusier e diventare negli ultimi vent'anni la bandiera di un ritorno dell'arredamento moderno verso l'intimismo e il culto della memoria. Quanti degli oggetti che fanno ancor parte del nostro mondo quotidiano sono "in produzione" da più di un secolo? Ammesso che ve ne siano degli altri, nessuno può eguagliare della seggiola di Vienna la problematicità e la bellezza, la capacità cioè di farci riflettere seriamente sulle vicende del gusto e quella di introdurre, di reintrodurre anzi, continuamente, nell'orizzonte della viti e della cultura, un segno carico di valori estetici, capace di produrre quel tipo di emozioni che si prova quando ci si trova a constatare la "necessità", la semplicità e la chiarezza di una forma.
"Niente di più ellenico da tempo di Eschilo" scriveva a proposito delle seggiole di Thonet Adolf Loos nella Kunstgewerbliche Rundschau del 1898.
Se si pensa a ciò che l'arte greca è stata per la cultura europea nel senso accuratamente messo a fuoco da Marx quando la definisce "immagine simbolica dell'infanzia dell'umanità" si ha la misura dell'importanza che Loos attribuiva alla creazione di Michael Thonet: una forma assoluta, come riemersa da un sogno infantile, una idea archetipica non corrotta, il simbolo di una speranza per la civiltà tecnologica di poter costruire un suo autonomo sistema di valori in cui la bellezza conservasse un ruolo determinante.

 


Grandi boschi e tronchi segati in viaggio sull'acqua

Michael Thonet senior nacque nel 1796 a Boppard, un piccola città sul bordo del Reno a pochi chilometri dal famoso scoglio di Loreley. Si può dire che il legno - i grandi boschi dell'entroterra e i tronchi segati in viaggio sulle acque - faccia parte integrante dell'immagine ambientale d Boppard: ne costituisca in certo modo il genius loci.
A 23 anni Michael aveva già aperto una piccola falegnameria e si era specializzato nella costruzione di particolari decorativi da montare su mobili tradizionali. Questi elementi venivano realizzati a intaglio o piegando strisce sottili di legno incollate insieme e pressate in una forma. L'intento di semplificare questa tecnica e di abbreviare i tempi di lavorazione suggerì gradualmente all'esperto artigiano l'uso dell'acqua e della colla a caldo e poi del vapore per facilitare e aumentare la flessibilità del materiale ed evitare i pericoli di rottura e di irregolarità nella curvatura. È nel decennio tra il 1830 e il 1840 che gli esperimenti di Michael sulla curvatura a vapore raggiungono la loro maturazione e trovano impiego elettivo nella costruzione di seggiole e poltrone. Un'antica incisione e una serie di pezzi sopravvissuti, conservati a Boppard, a Vienna (Technisches Museum) e a Frankenberg/Eder ci consentono di caratterizzare chiaramente questa prima fase della produzione Thonet. L'incisione rappresenta, insieme a un letto e a un monumentale divano imbottito, due poltroncine e due seggiole. Letto e divano poco si discostano dai modelli della produzione corrente più provinciale in cui l'eleganza sontuosa dello stile Impero è ormai tradotta in termini di campagnola pretenziosa solidità. Unico motivo di interesse ai nostri fini sono le decorazioni curvilinee che appaiono lateralmente: un esempio di quei particolari decorativi "sovrapposti" in cui il giovane Michael si era specializzato e per cui adoperava certamente la sua nuova tecnica di piegatura del legno. Una spia altrettanto interessante della mentalità di Thonet sta nella coincidenza dei particolari decorativi del divano e del letto e nell'identica curvatura dei fianchi, evidentemente ricavata utilizzando le stesse forme. Già in questa fase artigianale egli pensava quindi alla semplificazione e razionalizzazione della produzione e tendeva ad adoperare componenti standard in contesti diversi, sperimentando quella tecnica della intercambiabilità delle parti che approderà al virtuosismo dopo il passaggio di scala dall'artigianato all'industria.
Ben altrimenti interessanti sono, nell'incisione, le seggiole e le poltrone che coincidono perfettamente con alcuni esemplari tuttora esistenti. Tutte discendono direttamente da un tipo di grande attualità e diffusione in quegli anni che interpreta con gusto intimista un prototipo greco. La caratteristica tipica è il profilo divaricato delle gambe e la curvatura della spalliera che sorge dal sedile morbidamente, e in alto, si ripiega con un analogo "gesto".
I primi modelli prodotti a Boppard vennero esposti nel 1841 a Coblenza, dove suscitarono interesse per il loro virtuosismo tecnologico. Tra i visitatori più entusiasti, Thonet ebbe la fortuna di conoscere il principe di Metternich, ministro di sua imperial-regia maestà Ferdinando I d'Austria; incontro decisivo che in poco tempo cambiò integralmente la sua vita, la dimensione e la qualità del suo lavoro. Il principe lo convinse facilmente a lasciare Boppard per Vienna, dove il falegname giunse nella primavera dell'anno successivo. L'interessamento di un uomo tanto influente dovette assicurare fin da principio al recente immigrato la prospettiva di un lavoro stabile, perché prima della fine dell'anno tutta la famiglia si era trasferita a Vienna in modo definitivo, e Michael lavorava presso la bottega dell'ebanista Franz List.

 

Il privilegio della "camera generale" della corte viennese

Una delle prime occasioni di lavoro fu la collaborazione con il costruttore di mobili Karl Leistler incaricato della decorazione interna del palazzo Liechtenstein.
Nel 1842 Thonet ottiene il privilegio della "camera generale" della corte di Vienna per la curvatura chimico-meccanica di qualsiasi tipo di legno. Dal 1843 al 1846 Thonet realizza per il palazzo Liechtenstein una serie di pavimenti in legno e di seggiole che abbandonano la tipologia classicista sperimentata a Boppard e si riconnettono al gusto rococò attraverso una riduzione della struttura a un purissimo stile lineare. È interessante notare come l'incontro con la cultura di immagine del barocco e del rococò agisca su Thonet come un potente fattore di liberazione degli schemi precostituiti, gli permetta un grado di semplificazione formale ancora lontano nei primi modelli: linea e struttura si identificano in un processo che tende a ridurre la materia necessaria alla costruzione dell'oggetto al minimo indispensabile, allo scheletro resistente spogliato di ogni ridondanza. La scomposizione strutturale delle seggiole in fiancate piane collegate da raccordi eterogenei è abbandonata per realizzare una struttura unitaria in cui un'unica modanatura, una sorta di listello semicilindrico si muove liberamente nello spazio unificando spalliera, sedile, zampe anteriori e posteriori; in parte rispecchiando il processo realizzativo in barre piegate ottenute da strati incollati di legno, in parte fingendo la separazione degli elementi per obbedire al dogma della continuità lineare.

 


Il caratteristico profilo continuo a ferro di cavallo

Intorno al 1850, Thonet costruisce una seggiolina che perfeziona e semplifica i modelli del palazzo Liechtenstein: il telaio non è più virtuosisticamente ottenuto dall'intreccio di "due colpi di frusta" ma assume un caratteristico profilo continuo a ferro di cavallo che diverrà un'altra delle sigle fondamentali della produzione Thonet, mentre il motivo ondulato appare come elemento autonomo inserito a forza nel telaio della spalliera.
Dal 1849 frattanto Michael ha fondato una ditta indipendente e ha messo in produzione corrente un certo numero di modelli. L'Esposizione universale di Londra — al palazzo di cristallo di Paxton — è per Thonet un'occasione per far vedere al mondo intero le possibilità offerte dalla nuova tecnica anche nel campo del mobile a basso costo. Thonet rinuncia a ogni riferimento storico e a ogni abbandono decorativo, raggiungendo la logica implacabile di certi prodotti artigiani (si pensi alle ceste) la cui anonima origine collettiva si perde nella notte dei tempi. Il suo obiettivo qui è la continuità, le quattro gambe formate dagli otto elementi divengono un solo corpo, si fondono come spirali di fumo.
I modelli esposti a Londra furono commentati con interesse dalla stampa del tempo e vennero riprodotti in molti degli almanacchi e delle riviste che diffusero in tutto il mondo la conoscenza dei prodotti raccolti sotto il palazzo di cristallo e l'Esposizione di Londra fu per Thonet la prima grande occasione per acquistare una notorietà internazionale. Una testimonianza dell'importanza anche personale di questa affermazione, consacrata da una medaglia d'oro, ci è data dall'inserimento delle immagini di alcuni pezzi esposti nei cataloghi della ditta fino ai primi anni del Novecento.
A Londra, Michael poté allacciare relazioni preziose per l'esportazione del prodotto e dal colossale spettacolo di attività produttive e commerciali dovette riceve l'impulso per una realizzazione sempre più spinta dei suoi metodi costruttivi, capace di aprigli i mercati internazionali.

 

Alessandra Doratti