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MANET & MONET

 

Giuliano Confalonieri

 

 

         

 

 

L’Ottocento è il periodo in cui si sviluppa in Francia la corrente pittorica dell’Impressionismo – nata dalla volontà di ricerca per nuovi modelli espressivi, naturalistici e antiaccademici – difesa anche dagli scritti di Emile Zola. Nel contesto di questo esperimento figurano pure i due quasi omonimi, probabilmente attratti dalla novità ma anche da una predisposizione al nuovo stile.                                                                                                                                                                               

 

 

Manet Edouard (Parigi 1832/1883). Malgrado gli studi classici, optò per la carriera di ufficiale di marina. Respinto agli esami d’ammissione, convinse il padre a dedicarsi all’arte. Frequentò lo studio di un accademico dal 1850 al 1856 nonostante i violenti scontri teorici con il maestro. Studiò le opere dei grandi maestri al Louvre, andò in Italia, Olanda, Germania, Austria e Spagna. Gli interessavano coloro che prediligevano il colore intenso: Giorgione e Tiziano, Goya e Velàzquez. Le prime opere (Bevitore d'assenzio, Musica alle Tuileries) furono ispirate in parte dall'amico Baudelaire. Dopo il successo al Salòn del 1861 con Chi­tarrista spagnolo,  la sua pittura suscitò critiche che lo amareggiarono. Evitò quindi di partecipare alle esposizioni per non alimentare la polemica, preferendo allestire mostre nel suo studio. Dopo i quadri del 1862 di ballerini spagnoli (Lola di Valenza), realizzò nel 1863 le due grandi opere che, per tradizione, rappresentano l’inizio della pittura moderna: Le déjeuner sur l’ herbe e Olympia). Fu accusato di avere abolito i volumi, la prospettiva, le mezze tinte ed il chiaroscuro usando solamente colori piatti staccati dai contorni, che si contrappongono in contrasti che brillano perché accostati a neri vivaci. Negli anni seguenti iniziò a comporre nature morte con grandi chiazze di colore pastoso, in Spagna fissò la ferocia delle corride con l'impiego massiccio di contrasti tonali. Dopo la metà del secolo frequentò un gruppo di artisti (inizio dell’Impressionismo) e letterati (Budelaire, Zolà, Mallarmé) sostenitori di una pittura capace di rappresentare la vita contemporanea), anche se il suo interesse primario rimase sempre la figura. Infatti eseguì molti ritratti a olio di amici e conoscenti (Nanà, Cameriera di birreria, Il bar delle Folies Bergèr). Negli ultimi anni di attività si dedicò ai ritratti femminili realizzati a pastello.

 

 

 

Monet Claude (Parigi 1840/1926). Trascorse l’adolescenza a Le Havre dove cominciò a disegnare caricature, indirizzandosi poi verso il paesaggio en plein air secondo la tradizione olandese. Si recò a Parigi nel 1859, dove frequentò l’Accademia. Dopo il servizio militare in Algeria tornò a Le Havre, quindi ancora a Parigi dove intrecciò amicizie nell’ambiente degli artisti che gli permise di conoscere il gruppo formatosi intorno al maestro J. Renoir. Affascinato dal problema delle figure en plein air proposte da Manet,   dipinse a Parigi i riflessi della luce sull'acqua sulle rive della Senna,prime realizzazioni impressioniste, frutto del nuovo rapporto fra natura e pittura. Le leggi dei colori complementari e della luce-colore furono approfondite dall’artista con innumerevoli variazioni sullo stesso soggetto. La sua formazione culturale non era  raffinata come quella di Manet o di Degas, più profondo fu il suo interesse per la fotografa, ovvero l’analisi di ciò che impressiona la retina dell'occhio, perchè era convinto che l’artista  di fronte alla realtà delle cose non deve  fare distinzione fra senso e intelletto ma piuttosto identificarsi  col soggetto (Vedute del Tamigi, Le donne in giardino, Il ponte della ferrovia, Vedute di Venezia, Cattedrali di Rouen, Ninfee): le stazioni, le nevicate, spiagge e scogliere con gli effetti di luce. La serie più importante  è l’ininterrotta fascia  che si snoda  nelle due stanze parigine dell’Orangerie.

 

 

Giuliano Confalonieri

giuliano.confalonieri@alice.it