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Giuliano Confalonieri

 

 

 

I  TRE  PITTORI  CRIVELLI

 

 

 

 

 

Crivelli Carlo – (Pittore veneto). Figlio di Jacopo, dopo gli anni giovanili durante i quali fece l’apprendistato in alcune botteghe d’arte, entrò negli ambienti padovani, entusiasta delle opere lasciate da Donatello e Mantegna. Fuggito da Venezia per una condanna da adulterio con una moglie di un marinaio, si trasferì temporaneamente a Zara. La sua attività principale si esplicò nelle Marche dove eseguì, lavorando in proprio, sontuosi polittici per le chiese e i conventi, in parte conservati in loco, in parte suddivisi fra musei e collezioni private. Le opere sono influenzate dalla scuola veneta ma la nuova tendenza verso lo stile rinascimentale gli fa proporre un linguaggio originale nel quale, privilegiando i volumi e i fondali architettonici, amplia i soggetti con le formazioni volute. Delicata e preziosa nei colori (talvolta compatti e lucenti come smalti entro contorni tesi e sottili, estrosa nei motivi ornamentali), l’arte di Carlo Crivelli approda ad una tecnica molto efficace. Ad Ascoli esegue per l’altare maggiore della Cattedrale il polittico tuttora visibile, ne dipinge uno anche a Fermo. Interprete del vero e disegnatore la cui tecnica evoca il lavoro dello scultore, popolare e raffinato, capace di accostamenti bizzarri e di contrasti conturbanti, il pittore veneziano Carlo Crivelli (1430/35 – 1493/95) è stato ignorato anche dal Vasari e solo dal XIX secolo la critica ne riconosce i valori stilistici. Non lascerà le Marche fino alla morte incidendo la propria impronta artistica tra Ascoli e dintorni. La sua indole solitaria e la sua natura gli mantennero l’impronta arcaica e ornamentale che costituisce una delle maggiori seduzioni della sua arte. Tra i pittori di grande successo del Quattrocento fino all’oblio ed alla riscoperta ottocentesca, Carlo Crivelli ha conosciuto fortune alterne diventando un modello per molti. Lo sfarzo delle rappresentazioni di soggetto sacro (ori e decori delle macchine e i manti lussuosamente arabescati di santi e madonne, i marmorei, i drappi variegati, gli opulenti festoni di frutta) nel 1811 incantò i commissari in giro per l’Italia alla ricerca di opere per la Pinacoteca milanese di Brera voluta da Napoleone come museo dell’arte italiana, sul modello del Louvre.

 

 

 

 

Crivelli Taddeo – (Miniaturista lombardo). Lavorò in Emilia, soprattutto alla Corte di Ferrara dove si stabilì nel 1451. Fu uno dei principali decoratori della Bibbia conservata nella Biblioteca Estense modenese; le sue creazioni risaltano per l’invenzione narrativa e la finezza decorativa, a Bologna si trovano suoi dipinti nei corali di San Procolo e San Petronio.

 

 

 

 

Crivelli Vittore – (Pittore veneziano). Lavorò frequentemente nelle Marche dove le sue opere sono disseminate in varie località. Alla morte del fratello Carlo, con il quale collaborò intensamente seguendolo nelle sue peregrinazioni, prese stabile dimora – come dichiarato in atti pubblici – nella provincia di Fermo dove svolse prevalentemente il suo lavoro.

 

 

Giuliano Confalonieri

giuliano.confalonieri@alice.it