Giorgio Catania

 

 

I falsi nell’Arte - Insidie del settore Antiquario

 

Parte prima

 

 

 

 

A. R. Mengs, Giove e Ganimede, falso affresco romano trasportato su tela. Roma, Galleria Nazionale d'Arte Antica.

 



La riproduzione di opere artistiche ha origini molto remote, legata allo sviluppo del collezionismo.

 

Le prime falsificazioni furono prevalentemente legate alla simulazione dell'oro e dell'argento. Plinio il Vecchio, menziona l'esistenza di trattati didattici per la fabbricazione dei gioielli falsi. Si conoscono pratiche riguardanti il trattamento artificiale delle gemme, atti a migliorarne e a modificarne il colore. Nel "Papyrus Graecus Holmiensis", noto anche come "Papiro di Stoccolma", quattordici fogli di papiro scritti in demotico, vengono offerte varie ricette artigianali su come schiarire o dar maggior colore alle pietre, rigenerare la brillantezza delle perle, per la pulizia e l'imitazione di oro e argento.

Quando la moda del collezionismo dilagò a Roma, dopo la conquista della Grecia, si fabbricarono sculture e argenterie firmate da Mirone, Fidia e Policleto; artisti del tempo apposero alle proprie statue di marmo il nome degli scultori Prassitele e Lisippo. Tuttavia, non si trattava di falsi realizzati con l'intento di ingannare, queste riproduzioni furono per lo più motivate dal riferimento storico, ispirazione religiosa, o dal puro godimento estetico.
Prescindendo dalle sue intenzioni pratiche, la falsificazione antica ci rivela elementi della cultura e degli interessi artistici di un'epoca, ed ha valore quale documento storico.

La falsificazione di manufatti, mobili e dipinti d'arte è prevalentemente legato alla richiesta di mercato e fa parte di una più generale tendenza a riprodurre o falsificare un qualsivoglia oggetto che risulti particolarmente piacevole o di elevato valore economico.

L'arte del falso può essere estremamente redditizia e talora la maestria di esecuzione rasenta la perfezione; oggi, fortunatamente, con il perfezionarsi delle moderne tecniche di datazione e di analisi, l'identificazione del falso ne ha tratto grande beneficio.
Nel mondo dell'arredamento e della decorazione si fa largo impiego di oggetti riprodotti o non del tutto originali, ed è usuale che l'architetto proponga al cliente il dipinto in copia, il mobile in stile, o anche un pezzo più o meno antico, ricostruito o adattato alle necessità dell'abitazione da arredare.

Sul mercato antiquario, numerosissimi sono gli esemplari di copie, riproduzioni e falsi, molti gli oggetti che hanno subito manomissioni, alterazioni o restauri più o meno importanti. Alcuni esemplari sono stati trasformati o arricchiti di decori per accrescerne il valore, senza peraltro che queste integrazioni risultino sospette. Persino nei musei si possono trovare in esposizione opere di una tale qualità da aver tratto in inganno i professionisti del settore: riproduzioni, falsificazioni, attribuzioni e battesimi, che con il trascorrere del tempo vengono quasi sempre smascherati.

La via dell'antiquariato e del collezionismo è pertanto più insidiosa di quanto ci si possa aspettare, non solamente per il novizio, ma anche per chi di questa passione ne ha fatto una professione — forse per queste ragioni è ancor più affascinante!
Ad ogni buon conto, ogni oggetto riprodotto o non del tutto originale, può svolgere una sua funzione pratica o di arredamento e avere un suo valore economico e una propria dignità.
 


Copia, imitazione, falsificazione.

La differenza tra copia, imitazione o falsificazione, non sta tanto nella diversità dei modi e tecniche di produzione, quanto nella intenzionalità di realizzazione.

 

Si possono distinguere:

 

• la produzione di un oggetto a somiglianza o a riproduzione di altro oggetto o stile, quale documentazione dell'oggetto, o per soddisfare esigenze di mercato, dichiarandone esplicitamente la natura;

• la produzione di un oggetto con l'intento di trarre in inganno l'acquirente circa l'epoca, il materiale, l'autore;

• il commercio di un oggetto che in origine non era stato prodotto con l'intenzione di trarre in inganno, spacciandolo per opera autentica, di epoca, di materiale pregiato o prezioso, di marchio, o di autore diverso da quello che realmente è.

Al primo di questi casi corrisponde la copia e l'imitazione, al secondo e terzo caso appartengono le due accezioni fondamentali del falso, che comunque richiedono il riuscire a provare il dolo o la malafede.

 

Ci sono essenzialmente tre tipi di falsari: colui che crea il pezzo fraudolento; la persona che trovato un pezzo cerca di farlo passare per qualcosa che non è al fine di aumentarne il valore; colui che dopo aver scoperto che un'opera è un falso, lo vende comunque come un originale.

Anche se la produzione o lo smercio del falso implica un illecito, l'opera d'arte falsificata ha un valore in sé e per sé. Quando il falso sia una copia a sostituzione di un originale, legittimato dalla proprietà per preservarne l'autentico, o un multiplo, oppure si tratti di un'interpretazione autonoma dello stile di un dato maestro, non solo siamo in presenza di un'opera legittima, ma sovente di un certo valore commerciale.
Un oggetto ha quindi valore di opera d'arte, sia per la maestria di esecuzione, o per essere un omaggio o prosecuzione dello stile di un maestro (con interpretazioni personali dell'autore o adeguamenti artistici), senza che questo possa costituire un capo di accusa né essere riprovevole dal punto di vista etico e morale.

Il giudizio di falso, copia e riproduzione di una determinata opera, può coinvolgere persino l'artista. Nel riprodurla a distanza di tempo, firmandola, modificandone o apponendo datazione diversa con l'intenzione di trarre in inganno per mero vantaggio economico, l'artista diviene falsario di se stesso, e assumerà moralmente e giuridicamente tale ruolo.
 


Su quali elementi basare la propria indagine per comprendere se un oggetto è originale oppure è stato riprodotto o manomesso?


Elementi fondamentali rimangono la coerenza dei materiali, la qualità esecutiva e lo stile, eventuali firme o marchi, la datazione (questi ultimi facilmente imitabili). Molto importanti i documenti a sostegno della provenienza e paternità, le certificazioni ed expertise attendibili (non è raro che anche queste siano delle mistificazioni).
Copie e falsi, inoltre, essendo eseguiti in un certo periodo storico e culturale, accorpano inavvertitamente elementi del loro tempo, ovvero caratteristiche culturali del momento, compresa la moda di quel tempo, e sovente a posteriori riveleranno di appartenere a quel dato periodo storico per avere in se stili o elementi che non gli dovrebbero appartenere. Una imitazione o copia dello stesso oggetto sarà quindi differente a seconda dell'epoca in cui è stata eseguita. Anche quando siano state ottenute con sofisticati procedimenti meccanici, questi elementi possono rivelarsi, consentendo una collocazione temporale diversa da quella dell'originale.


 

Giorgio Catania