Giovanni Talleri alla Galleria Athena

 

Walter Abrami

 

 

 

Artista volitivo ed eclettico, da sempre grintoso, fluido e capace disegnatore e da lunghi anni anche sperimentatore perseverante e risoluto di tecniche incisorie (eccelle in particolare modo nella xilografia!) Giovanni Talleri, figlio d’arte, gentiluomo vecchio stampo e uno dei decani nell’attuale panorama delle arti figurative locali, espone le sue nuove ed inedite opere presso la Galleria Athena di via San Francesco.

Non pago dei recenti successi letterari (‘Vent’anni no’, ‘Il mio amore sei tu’, ‘Io, piccolo cane’, e ‘In noi qualcuno grida’, i romanzi parzialmente e vagamente autobiografici che lo hanno fatto apprezzare dal 1994 ad oggi come scrittore), bensì ancor più motivato e sempre in solitario ed intimo colloquio con i suoi soggetti amati, propone al pubblico nello stile consueto che li caratterizza, una serie di dipinti particolarmente significativi.

Sorprendono per slancio emotivo, per coraggiosa interpretazione ed abile uso della spatola e dei colori acrilici, i ritratti di affascinanti e belle donne, di qualche intimo amico, dell’antiquario Fabio Lamacchia, del gallerista Giorgio Facciuto e di ‘battaglieri’ critici d’arte schierati in prima linea (Milic, Molesi, Brossi, Abrami); accanto ad essi, in misurato equilibrio, trovano convincente spazio altri soggetti ‘difficili’ (i cavalli in primo luogo!) che evidenziano, semmai ce ne fosse bisogno, le notevoli capacità espressive di questo pittore dall’animo genuino, ribelle come uno dei suoi cavalli in fuga e teso verso “orizzonti limpidi di libertà” come suggeriscono i versi di una sua poesia.

Già Cesare Sofianopulo, il noto pittore triestino traduttore dei ‘Fiori del male’ di Baudelaire, nel momento della prima mostra di Giovanni Talleri (il suo esordio se non erro risale al 1938!!), aveva sottolineato il vigore del suo temperamento e il suo linguaggio originale.

Oggi, a distanza di anni, dopo lunghi percorsi stilistici che lo hanno ripetutamente ‘messo alla prova’ in svariati settori compresi quello dell’arredamento e della pubblicistica, mi sembra doveroso rendergli un giusto tributo perché Talleri si è impossessato di uno stile che pur essendo di matrice espressionista, è davvero ‘unico’ e inconfondibile: solo la naturale modestia, ritengo, non gli ha concesso spiragli maggiori.

Ecco dunque che gli ‘interni’ vivono di personalissime interpretazioni sia quando sono animati da una figura, sia quando, come nel caso dell’emblematica scacchiera sul tavolino, vivono di luce diffusa. Perché al fine è la luce, indivisibile conseguenza dell’ispirazione lirica e del sentimento, che dà vigore a questa pittura: essa resa viva e corposa sia dal colore ad olio che dai colori acrilici, ci lascia ‘interpretare’ liberamente il non detto, ci suggerisce talora “ciò che possibilmente sta al di la del segno e del gesto”, quel ‘non espresso’ indicato con vibrante colore. E se le mode passeggere suggeriscono di andare in una direzione, Talleri non si preoccupa minimamente perché il suo percorso di artista sincero va dove lo porta l’animo nobile del suo essere brillante ed intuitivo pittore e non solo ed unicamente tale.

 

 

 

Walter Abrami