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Almanacchi e calendari

 

Alessandra Doratti

 

 

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In Italia, in Francia, in Spagna, nei Paesi Bassi, la notte tra giovedì 4 ottobre 1582 e il giorno seguente non fu una notte come un'altra: il "giorno seguente", infatti, non sarebbe stato quel venerdì 5 che era ragionevole aspettarsi. Erano secoli che se ne discuteva, e se ne era fatta una questione politica e religiosa, oltre che scientifica e sociale. Il calendario giuliano, introdotto da Giulio Cesare a partire dal 45 a.C., funzionava discretamente da più di 1600 anni ma aveva un piccolo difetto. Che l'anno teorico di 365 giorni fosse un po' più corto di quello astronomico già lo sapevano gli esperti di Cesare che per questo avevano deciso di aggiungere un giorno ogni quattro anni; ma così facendo avevano esagerato, e ora (nel 1582), benchè già nel 532 si fosse provveduto a un aggiustamento, l'anno teorico era avanti di ben 16 giorni rispetto a quello reale, determinato dalla rotazione della Terra attorno al Sole. Gregorio XII stabilì per il futuro una correzione al meccanismo, abolendo alcuni anni bisestili, ma c'erano sempre quei 10 giorni di troppo: così il venerdì mattina ci si trovò non già al 5, ma al 15 del mese e la gente ebbe l'impressione di essere stata defraudata di 10 giorni della propria vita.
Anche in molti ambienti ecclesiastici non capirono il provvedimento, giudicandolo sacrilego, ma nei paesi di più marcata matrice cattolica la riforma passò; difficile per farla accettare nelle altre parti d'Europa dove al disagio per la censura del calendario si aggiunsero antipatie di carattere politico e religioso. In Inghilterra i giorni in eccesso (nel frattempo erano diventati undici) furono eliminati solo nel 1752, suscitando l'ira del popolo e manifestazioni nelle strade, ma non c'è da meravigliarsi per questo. Il calendario, inteso come sistema di riferimento per completare giorni, mesi e anni - ha sempre dato problemi ai potenti, politici o religiosi che fossero, ai quali per forza di cose è riservato il suo controllo. Di fatto, il cielo lunare (origine del concetto di "mese") e quello solare non sono legati fra di loro da un rapporto semplice; inoltre il Sole, la Luna, i pianeti e le 12 costellazioni dello Zodiaco nelle quali il Sole transita nel suo moto annuale apparente hanno sempre avuto significati magici o religiosi capaci di condizionare pesantemente la realtà; o complicare le cose, gli usi sociali stabilitisi in base a una determinata scansione del tempo rendevano ogni volta difficile qualsiasi cambiamento derivato da più precise acquisizioni astronomiche. La messa a punto dei tanti e tanti calendari apparsi in tutte le epoche e in tutte le parti del mondo ha sempre comportato scontri fra istanze religiose, scientifiche, politiche. La settimana di sette giorni altro non è che un quarto del mese lunare; e sul cielo della Luna si poggiò a lungo il compito di mesi e anni, ma il metodo non era dei più soddisfacenti: per rispettare in qualche modo l'andamento delle stagioni si rendevano necessari periodici e rituali aggiustamenti affidati alla solerzia dei sacerdoti. Lunare era anche il calendario romano, prima della riforma di Cesare: questi mosse il cielo solare al centro del suo sistema, ma non potè abolire di colpo ricorrenze (legate alla Luna), come le Calende, le None e le Idi, che decaddero poi molto lentamente; e alla luna sarebbe rimasta legata anche la tradizione cristiana, per la determinazione della Pasqua e delle altre feste ad essa collegate... Ma se sono questi i tratti salienti nella storia del calendario occidentale, ad essi si aggiungono innumerevoli variazioni dovute a fatti storici o istanze locali; la data d'inizio dell'anno, ad esempio, variò in tutta Europa, perlomeno fino alla riforma gregoriana: primo gennaio, primo marzo, 25 marzo, 25 dicembre, addirittura (nella Francia del XII secolo) il giorno variabile della domenica di Pasqua. Per molto tempo il calendario per appannaggio esclusivo di una ristretta cerchia di persone: fino al momento in cui da "schema" diventò "oggetto" e per molto tempo ancora. Le prime tabelle—calendario conosciute sono infatti rarissime, scolpite nel marmo o riportate su preziosi codici; solo a partire dal Quattrocento si iniziò a stamparle in xilografia, ma le difficoltà connesse al tipo di matrice non ne incoraggiavano certo la diffusione. Vista la preziosità, gli esemplari di questo periodo sono quasi sempre calendari perpetui, validi per un gran numero di anni: tabelle che consentono la determinazione per un particolare giorno mese e anno, del giorno della settimana, della fase lunare e di altre variabili. Poi con la rivoluzione editoriale di Gutenberg, le cose cambiarono rapidamente e la produzione di calendari divenne un fatto commerciale sempre più consistente. In una società evidentemente contadina, quel foglio, di norma inchiodato alla porta di entrata della casa o della stalla, costituiva un prezioso riferimento per la corretta successione dei lavori agricoli, alle fasi della Luna ed altre indicazioni univa infatti previsioni meteorologiche e indicazioni sui giorni più propizi alla semina o al raccolto, il tutto elaborato in base a una sapienza e una tradizione antichissime. Agli esemplari murali si unirono quelli a libretto, o almanacchi, nei quali a una messe più copiosa di previsioni si affiancano testi e immagini di vario genere. L'esplosione vera nella produzione di calendari e almanacchi fu nel Settecento; nell'Ottocento la concorrenza fra calendaristi era feroce e diede vita a fogli (o libretti) illustrati sempre più attraenti e colorati... Ma già il secolo dei lumi aveva determinato una svolta e con essa la decadenza del tipo "antico" di calendario: nel momento in cui "previsioni" e "consigli" si moltiplicavano, si perdeva però quella cultura, quella tradizione su cui le une e gli altri si fondavano. Caduti in mano a ciarlatani, nel clima mutato della incipiente rivoluzione industriale, calendario e almanacco andarono verso la semplificazione, facendosi semplice schema dei giorni o agenda. Così stravolto, privato del sapore di una volta, quel foglio che ci troviamo appeso al muro non sembra nemmeno lontano parente di quei reperti che alcuni studiosi si affannano oggi a cercare e a interpretare. Impresa difficile, sia perché pochissimi sono i testi antichi ripetibili sull'argomento sia perché, finito l'anno, il foglio (e spesso anche il libretto) che lo rappresentava prendeva su di sè le ansie, le delusioni, le frustrazioni e con esse veniva ritualmente bruciato; ma sui pochi rimasti si effettuano innumerevoli scoperte.

 

Il linguaggio segreto degli almanacchi.

 

Numero aureo: l'anno lunare (12 lunazioni) è più corto di circa 11 giorni rispetto a quello solare; ma se a 19 anni lunari si aggiungono 7 lunazioni, si ottengono quasi esattamente 19 anni solari: ogni 19 anni, così, Sole e Luna si ritrovano più o meno nella stessa posizione relativa e iniziano un nuovo cielo che ricalca il precedente. Il numero aureo di un determinato anno indica in che posizione si trova quell'anno rispetto al ciclo di 19 e consente di ricavare le fasi della Luna.
Epatta: l'Epatta di un determinato anno indica a che punto è il ciclo della Luna il 1° gennaio dell'anno desiderato e consente di determinare le lunazioni per tutto l'anno. Si trova contando, nell'anno precedente, il numero dei giorni che passano dal giorno di luna nuova di dicembre fino alla fine dell'anno. L'Epatta viene usata per stabilire la data esatta di Pasqua.
Lettera dominicale: può essere una delle prime 7 lettere dell'alfabeto e indica la posizione della prima domenica di un determinato anno. Se ad esempio la lettera dominicale è C, in quell'anno la prima domenica sarà il terzo giorno; dunque l'anno inizierà con un venerdì.
Indizione romana: ciclo di 15 anni stabilito a scopi fiscali nel 313 da Costantino, e adottato poi per la datazione delle bolle papali. Col numero di indizione si indica (per un dato anno) il numero d'ordine nel ciclo in corso.

Quattro tempi dell'anno: quattro gruppi di 3 giorni (corrispondenti ai 12 mesi dell'anno) situati nelle quattro stagioni. In questi giorni i cattolici praticavano il digiuno. L'uso, consolidatosi intorno all'anno Mille, è rimasto attivo per secoli ed è giunto quasi fino ai nostri giorni.

 

 

 

Alessandra Doratti